Maria Teresa Cometto, Il Riformista 15/10/09, 15 ottobre 2009
Terzo mandato a New York City: Mike come Hugo - New York. Una campagna elettorale finora sonnolenta si è risvegliata l’altra sera con il primo dibattito televisivo fra i due principali candidati alla poltrona di sindaco di New York: quello in carica, il miliardario Michael Bloomberg, in corsa come Repubblicano e come Indipendente, e lo sfidante Bill Thompson, Democratico e nero, dal 2002 Comptroller cioè Tesoriere della città (carica ugualmente elettiva) ed appoggiato anche dal Working Families Party, un’organizzazione politica fondata dieci anni fa da sindacati e attivisti liberal della Grande Mela
Terzo mandato a New York City: Mike come Hugo - New York. Una campagna elettorale finora sonnolenta si è risvegliata l’altra sera con il primo dibattito televisivo fra i due principali candidati alla poltrona di sindaco di New York: quello in carica, il miliardario Michael Bloomberg, in corsa come Repubblicano e come Indipendente, e lo sfidante Bill Thompson, Democratico e nero, dal 2002 Comptroller cioè Tesoriere della città (carica ugualmente elettiva) ed appoggiato anche dal Working Families Party, un’organizzazione politica fondata dieci anni fa da sindacati e attivisti liberal della Grande Mela. Lo stesso giorno veniva ufficializzata la notizia che il settimanale BusinessWeek (finora parte del gruppo McGraw-Hill) è stato comprato da Bloomberg LP, il business creato e tuttora posseduto dal sindaco che, pur non occupandosi più della sua gestione quotidiana, ha senz’altro dovuto mettere la sua firma all’operazione, valutata 60 milioni di dollari. Il New York Post, quotidiano del gruppo Murdoch e decisamente a favore della rielezione di Bloomberg, l’ha raffigurato su una copertina finta di BusinessWeek con il suo sorriso tipico da gatto sornione e due titoli strillati: «Le somiglianze con Berlusconi sono esagerate» e «Il dittatore benevolente vede un futuro brillante per la vecchia rivista». Il succo della campagna elettorale sta tutto lì: pur amando l’efficienza della sua amministrazione, i newyorkesi vorranno ridimensionare il potere del sindaco-miliardario che un anno fa riuscì a convincere il consiglio comunale a cambiare la legge elettorale della città per permettergli di candidarsi una terza volta? anche l’unico punto forte dell’offensiva di Thompson, i cui attacchi più riusciti al dibattito sono stati: "Può l’uomo più ricco di New York giocare seguendo le regole decise da lui, mentre noi dobbiamo seguire le regole normali?" e ancora "Otto anni sono abbastanza. Non siamo in vendita!". Bloomberg è davvero il più ricco di New York e l’ottavo in America, con un patrimonio personale di 17,5 miliardi di dollari secondo la classifica Forbes. stato eletto sindaco la prima volta nel novembre 2001 e poi riconfermato nel 2005. La legge cittadina, votata con due referendum nel 1993 e ’96, fissava in due mandati da quattro anni l’uno il massimo di durata per il lavoro da sindaco. Ma nell’ottobre 2008 Bloomberg, dopo aver detto più volte ufficialmente di essere d’accordo con il limite di otto anni, ha fatto di tutto per allungarlo e ha vinto, impedendo che i cittadini si pronunciassero con un nuovo referendum. In questa campagna, che si concluderà con il voto il 3 novembre, ha già speso 65 milioni di dollari di tasca sua, 16 volte tanto Thompson; il conto totale delle tre campagne è di 215 milioni. A questo si aggiungono le generose donazioni ai vari enti benefici della città che, accusa il rivale, sono un altro modo per "comprare favori". Ma il sindaco può vantare i risultati positivi della sua gestione in particolare in materia di lotta alla criminalità, dove ha continuato la politica preventiva iniziata dal suo predecessore Rudolph Giuliani, facendo scendere ulteriormente il tasso di omicidi, rapine e altri reati e rendendo New York una delle città più sicure d’America. Inoltre è riuscito a riformare il sistema scolastico cittadino (elementari e medie inferiori), assumendosene la diretta responsabilità, iniettando forti dosi di gestione privata nelle scuole e migliorando sensibilmente le performance degli studenti (nel ’99 solo il 34% superava i test di inglese e matematica, oggi i promossi sono il 74%). Se a questo si aggiunge che molte delle sue posizioni - per esempio contro il libero porto d’armi e a favore di tutte le possibili misure "verdi" (dall’aumento delle isole pedonali alla promessa di piantare 1 milione di alberi entro il 2017) - lo caratterizzano più come un Democratico moderato che come un Repubblicano, si capisce come possano continuare a votarlo i newyorkesi, che sono in stragrande maggioranza Democratici (5 a 1). Change e Hope sono slogan che vanno bene per eleggere Obama, che in città ha vinto in modo plebiscitario. Ma per la buona amministrazione del proprio quartiere è dal 1993 - l’anno del primo mandato a Giuliani - che i liberal di Manhattan e dintorni preferiscono un conservatore con i piedi per terra. Dalla parte di Bloomberg gioca anche la crisi economica: con il tasso di disoccupazione al 10% e i tanti problemi dell’industria finanziaria, così importante per l’intera città, la gente si fida di più di un uomo d’affari capace. Il record di Thompson nella gestione dei fondi pensione dei dipendenti municipali non è invece incoraggiante: le loro performance sono fra le peggiori dei fondi pensione pubblici Usa ed si sa che Thompson ha ricevuto 650 mila dollari di finanziamenti elettorali da operatori finanziari che hanno fatto business con gli stessi fondi, in un apparente conflitto d’interessi più grave per chi non è abbastanza ricco per pagarsi da solo una campagna.