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 2009  ottobre 13 Martedì calendario

Dal sogno di fare fortuna ai debiti il mistero di Mohamed, lupo solitario- Per la polizia uno sconosciuto, senza legami con persone indagate negli ultimi dieci anni La sua impresa era arrivata a contare quaranta operai, poi erano iniziati i problemi ROMA - Chi è davvero Mohamed Game? E soprattutto: da dove diavolo salta fuori? La chiave della tentata strage di Milano è in due domande cui, a ventiquattro ore dall´esplosione, né la Procura, né gli uomini dell´Antiterrorismo (Digos e Ros), né la nostra intelligence interna (Aisi) sono in grado di offrire risposte definitive

Dal sogno di fare fortuna ai debiti il mistero di Mohamed, lupo solitario- Per la polizia uno sconosciuto, senza legami con persone indagate negli ultimi dieci anni La sua impresa era arrivata a contare quaranta operai, poi erano iniziati i problemi ROMA - Chi è davvero Mohamed Game? E soprattutto: da dove diavolo salta fuori? La chiave della tentata strage di Milano è in due domande cui, a ventiquattro ore dall´esplosione, né la Procura, né gli uomini dell´Antiterrorismo (Digos e Ros), né la nostra intelligence interna (Aisi) sono in grado di offrire risposte definitive. Di quelle capaci di consegnare questa fiammata di odio alla «disperazione solitaria di una psiche disturbata», ovvero a «un progetto di terrore» sfuggito alla rete della nostra prevenzione. Per quel che se ne sa, Mohamed Game, 34 anni, libico di Bengasi, laureato in ingegneria elettronica nel suo Paese e a Milano da almeno nove anni (da sei con regolare permesso di soggiorno), è un fungo fiorito nel nulla della periferia ovest della città. Nel 2007, una banale denuncia a piede libero perché pescato al volante di un´auto rubata e da allora qualche innocua segnalazione perché identificato in diverse città lombarde durante i periodici pattuglioni di polizia nei luoghi di ritrovo della comunità islamica. Per il resto, ignoto al casellario giudiziario. Sconosciuto agli archivi di lavoro dell´Antiterrorismo (nessun legame diretto o anche indiretto con persone oggetto di indagini negli ultimi dieci anni). Come pure agli schedari dell´occhiuta polizia libica. Eccentrico persino rispetto alla moschea di viale Jenner, dove – ricorda oggi Abdel Amid Shaari, presidente del Centro islamico - «si faceva vedere alla preghiera del venerdì ogni tre, quattro mesi». Dove sembra si fosse fatto notare perché «non aveva legato con nessuno». E da cui era comunque sparito all´inizio di settembre, quando «aveva partecipato alla preghiera notturna di metà Ramadan organizzata al teatro Ciak». E ancora: trasparente al vicinato della casa popolare in via Matteo Civitali 30, che aveva occupato sette anni fa e che abitava con Giovanna, la sua compagna italiana, Alessandro e David, i due figli avuti dalla donna da una precedente relazione, Islam, il bimbo che lei gli aveva dato e Omar, nato da una relazione di Game con una donna araba. In cronaca era già finito Mohamed Game. Il 6 agosto scorso, quando il quotidiano cittadino "CronacaQui" lo aveva scelto come immagine significativa di disperazione urbana e ne aveva fotografato l´impossibile esistenza ("Due genitori e 4 bimbi occupano edificio Aler da 7 anni"), lasciando che lui e Giovanna raccontassero come si possa campare a Milano con «mille euro al mese», una casa occupata in cui «ci si lava i denti nel lavandino» e per il bagno «si bussa ai vicini o agli amici». Che chiedessero per un´ultima volta aiuto al Comune. Evidentemente, non era servito a nulla. Game, che aveva provato inutilmente anche con un banco di kebab, faticava senza futuro da muratore ed elettricista. Fino a due anni fa, era titolare di un´impresa individuale che – a sentire Mohamed Israfil, suo amico – era arrivata a mantenere 45 operai, prima che debiti e ritardi nei pagamenti (avrebbe vantato crediti non riscossi per 150 mila euro) la mandassero gambe all´aria. «Aveva cominciato ad avere problemi di cuore – dice ancora Israfil – e si era riavvicinato all´Islam. Diceva che bisognava fare qualcosa per la religione». Ce ne è abbastanza, insomma, per documentare un´esistenza e una condizione emotiva assai complicate. «Eppure – a sentire fonti qualificate dell´Antiterrorismo – questo abbastanza non è ancora sufficiente a definire un profilo certo di disagio psichico e materiale». Simile a quello che convinse, nel dicembre del 2003 a Modena, e nel marzo 2004 a Brescia, il giordano Mohammed Al Khatib e il marocchino Moustafà Chaouki a prendere la via di una sinagoga e di un McDonald´s per immolarsi in macchine imbottite di gas, passando alla storia come i primi e sin qui unici due casi di solitari martiri di Allah nel nostro Paese. E la ragione è in un dettaglio considerato cruciale. A Modena e Brescia, il "sacrificio" era stato annunciato da una lettera, una richiesta di aiuto. Insomma, un indizio rivelatore di un´intenzione definitiva. Mohamed Game – come hanno confermato la sua compagna Giovanna interrogata ieri e la perquisizione del suo appartamento, dove per altro ha dormito la notte di domenica - non ha lasciato dietro di sé né l´una, né l´altra. Dunque? Ad inquietare gli addetti dell´Antiterrorismo, a fare di Mohamed ancora un rebus, almeno fino a quando non sarà uscito dalla rianimazione e sarà in grado di rispondere alle domande degli investigatori, non sono a ben vedere né le informazioni di intelligence degli ultimi mesi e settimane, né la valutazione della minaccia terroristica che in questo momento si allunga sul nostro Paese (per altro definita «stabile» e priva di segnali che la rendano «imminente» e «concreta»). Né eventuali legami (categoricamente esclusi dalla Procura) con la vicenda dei quattro marocchini arrestati nel 2008 perché accusati di progettare un attentato proprio nella zona della caserma "Santa Barbara". Quello che preoccupa è la quantità e la qualità dell´esplosivo utilizzato da Mohamed. Tra i cinque e i dieci chili di una sostanza confezionata artigianalmente e a base di ammoniaca. Una mescola che – nel gergo degli addetti – viene classificata o come "Anfo" o come "Tatp", per altro armata con un innesco e un detonatore che hanno comunque funzionato. Già utilizzata in Inghilterra e soprattutto oggetto di "condivisione" nei forum jihadisti in cui si istruisce alla "bomba fai da te". Mohamed, ingegnere elettronico, forse non ne ha avuto bisogno. Forse, nella sua disperazione, ha davvero fatto tutto da sé. Ma quando riuscirà a recuperare la parola la sensazione è che dovrà convincere chi lo interroga.