Emanuele Ottolenghi, il Riformista 10/10/2009, 10 ottobre 2009
NOVE MESI DI OBAMA E UN MONDO MENO SICURO
Vista dal Medio Oriente, l’Amministrazione Obama finora merita un attributo - mediocre. In solo nove mesi di presidenza, va detto a parziale merito del presidente, Obama è riuscito a metter le basi per più guai e grattacapi nella regione in anni a venire di qualsiasi suo predecessore, Jimmy Carter compreso. E considerando che Carter, almeno, il Nobel se l’era meritato per aver presieduto, suo malgrado, agli accordi di pace tra Egitto e Israele, è chiaro che qui si tratta della proverbiale storia che si ripete, come tragedia la prima volta e come farsa la seconda.
Cosa ha fatto Obama per meritarsi gli allori?
Cominciamo con Israele e palestinesi. Insistendo in maniera pubblica su un congelamento israeliano degli insediamenti ha dato ai palestinesi un pretesto per non negoziare. Dal 1993, anno della firma degli accordi di Oslo, a oggi, sedici anni di negoziati diretti tra Israele e Autorità palestinese sono proceduti, tra alti e bassi, senza quasi alcuna interruzione - eccezion fatta per il periodo 2001-2003 durante l’Intifada. Obama ha perso nove mesi preziosi. Nel suo tanto acclamato discorso del Cairo ha gettato le basi per il riconoscimento di Hamas e della Fratellanza mussulmana come interlocutori politici legittimi - mettendo sul chi vive non solo Israele ma anche regimi amici come Egitto e Tunisia che dei Fratelli mussulmani ne han piene le prigioni. Perché un atto precursore di una nuova guerra civile algerina in Nord Africa meriti il Nobel è una bella domanda senza risposta. Obama ha anche proceduto a rinnegare l’intesa Bush-Sharon dell’aprile 2004 profferendo scuse poco convincenti - e così facendo ha creato un precedente grave con l’alleato più stretto nella regione in merito alla credibilità degli impegni americani.
Su Iraq e Afghanistan le cose non vanno meglio. Obama ha criticato la guerra in Iraq come quella sbagliata e attaccato il suo predecessore per aver privato la campagna in Afghanistan delle risorse necessarie. Ma adesso, nove mesi dopo la sua inaugurazione, ha cambiato posizione e non intende più schierare le truppe ritenute necessarie dal generale da lui nominato a dirigere la campagna in Afghanistan. L’ennesima inversione di rotta non giova né al presidente né all’Afghanistan, e tantomeno alla pace.
Che meriti ci sono per il presidente sul dossier iraniano? A oggi nessuno. Obama ha sacrificato il sostegno ai democratici iraniani per un dialogo con un regime tirannico che finora non ha concesso nulla. La sua Amministrazione ha appena cancellato il finanziamento di un importante centro per i diritti umani in Iran con sede in Connecticut - un’altra indicazione che cerca l’intesa con la dittatura iraniana, nonostante la storia della diplomazia occidentale con Teheran presenti solo fallimenti.
E sul tema della proliferazione nucleare - una delle meritevoli cause citate - Obama ha finora parlato tanto, concesso molto, e ottenuto nulla dai Paesi che minacciano di proliferare, in Medio Oriente e altrove.
Naturalmente, Obama non ha colpa se qualche discorso basta a fargli meritare un premio. Non dovremmo più stupirci e riconoscere finalmente che il Nobel è una farsa. Darlo a Obama è un atto di adulazione di sicofanti per un uomo che, pur avendo indubbiamente notevoli qualità, non ha ancora prodotto nulla di concreto da meritarsi un tale riconoscimento e ha fatto già non poco per rendere il nostro mondo meno sicuro e meno pacifico.