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 2009  ottobre 10 Sabato calendario

MAI DIRE MAYA


In una delle rare pause che concedono alla loro battaglia contro l’Italianità, i media internazionali si sono messi a importunare i discendenti dei Maya. I quali non ne possono più di essere perseguitati da giornalisti e turisti che con sguardi arrapati chiedono ragguagli sulla fine del mondo, prevista per il 21.12.2012 alle 21.12 (in tv ci sarà il gioco dei pacchi, un buon momento per andarsene). Invano gli eredi hanno tentato di ribadire che i loro antenati erano astronomi e non portatori di iella macrocosmica. Che non calcolarono l’Armageddon, ma l’allineamento del Sole con il centro della Via Lattea: un fenomeno raro (accade una volta ogni 25.800 anni, come i governi presieduti da D’Alema) ma non necessariamente catastrofico e letale. Ogni volta che dicono queste cose, gli interlocutori anziché tranquillizzarsi si avviliscono. La paura è lo sport del momento e l’egocentrismo ci spinge a coltivare la speranza di essere gli ultimi abitanti della Terra, non volendo neppure prendere in considerazione l’ipotesi che possa andare avanti senza di noi.
A onor del vero, qualcuno ha provato a riabilitare la memoria dei Maya: il prode Giacobbo di Voyager. Dopo aver scritto «2012, la fine del mondo?» e averci lasciato appesi a quel punto interrogativo per tutta l’estate, nei giorni scorsi ha sciolto finalmente la riserva: il mondo non finirà. Ma i media internazionali, accecati dall’anti-italianità, non hanno dato il giusto rilievo alla notizia. Quanto a me, penso che il 21.12.2012 metà degli uomini impazzirà e l’altra metà rinsavirà, ma come al solito non ho ancora deciso da che parte stare.