Sara Ricotta Voza, La Stampa 10/10/2009, 10 ottobre 2009
VI DICHIARO ECO E SOSTENIBILI
Chiunque sia stato di recente a un «grosso grasso» matrimonio, non necessariamente greco, si sarà reso conto di quanto sposarsi oggi possa essere «impattante». Sull’ambiente, il sistema nervoso, il conto in banca. Così nel nuovo clima di sobrietà imposto un po’ dalla coscienza e molto dalla crisi, l’ultima tendenza che arriva dagli States è l’Eco-wedding, dove «eco» sta per ecologico ma anche economico, e dove la sensibilità verde si acuisce anche perché si è… al verde.
Detto questo, i matrimoni «alternativi» ci sono sempre stati, il fatto è che non facevano sognare perché considerati «punitivi», specie dall’esigentissima lobby dei parenti. Oggi non è più così e chi ha dei dubbi se li può togliere oggi e domani a Milano al primo «Percorso espositivo» (non banale fiera) dell’EcoChicWedding. Dove a incarnare il nuovo spirito Eco-chic basta la location: Cargo, ex fabbrica Anni Venti dell’Ovomaltina riconvertita in sorta di Ikea non omologata e all’italiana. Posto dove si può andare nel weekend con la famiglia, parcheggiare, visitare 4 piani di oggetti a prezzi convenienti, mangiar bene e lasciare i bimbi in uno spazio senza palline plasticose. Qui i promessi eco-sposi trovano idee e persone perché quel giorno coroni il loro amore senza far danni «insostenibili».
Pochi invitati
Il primo incontro è con l’Eco-wedding planner, professionista che dopo anni negli Usa ha imparato cosa fa la differenza tra un matrimonio «grosso e grasso» e uno «eco e chic». «La prima cosa da ”smagrire" è il numero degli invitati», spiega Anna Marinello, Wedding planner di Matrimoni d’Autore, che ha avuto l’idea del tutto. «Se si vogliono evitare megaristoranti e castelli, e godersi una spiaggia o uno spazio in un parco bisogna essere in 50, non 200». L’altra voce da mettere a dieta, ovvio, è il pranzo. «Io propongo il "pic nic wedding" e qui, nella sala da tè di Cargo, allestiamo un "Wedding tea’». Il catering è Papillon ma ce ne sono di specializzati bio-equo come il Raggio Verde di Biella, che utilizza prodotti bio e del commercio equo e solidale, serviti in stoviglie mai usa e getta e lavate con detersivi eco.
Ma il capitolo più delicato è quello dei vestiti. Ci sono le creazioni degli stilisti top della bio-couture: Igam Ussaro che ricicla materiali termoplastici e li trasforma in veli e tulli; Marina Mansanta che ha rinnovato l’etnico; Paola Monorchio di Glix che fa vestiti con la tecnica degli origami; e infine Franco Francesca, autore del primo abito da sposa in mais.
E a questo punto ci si chiede, ma la tradizionale seta non è più naturale di questi materiali riciclati e innovativi? Forse, ma oggi l’ecologia punta molto a trovare soluzioni dal riciclo, e c’è da capirlo travolti come siamo dai rifiuti...
I prezzi degli abiti comunque sono più o meno gli stessi dei tradizionali: da 1500 euro in su. Per spendere di meno senza perdere in stile si può andare nei negozi di abbigliamento naturale come Canvas a Milano. Qui si usa organza di ortica per fare velo e strascico, sassi di fiume per le decorazioni, canapa trattata raso per lo smoking. Volendo si trovano anche le partecipazioni su stoffa e il bio-corredo per la casa.
Fiori locali e di stagione
E le bomboniere? «La tendenza è far beneficenza a enti come Unicef o Emergency. Poi però non si può dare agli invitati solo un pezzo di carta arrotolato e allora proponiamo zuccherini aromatizzati al posto dei confetti, in sacchettini di fibra cellulosica». In Usa sono già alla bomboniera-albero, che trovano in un tubo accanto al piatto e poi ripiantano a casa; come dire che da un matrimonio nasce un bosco. Per i testimoni si spende un po’ di più e si può optare per uno dei profumi dell’Olfattorio certificati Ecocert 100% naturali.
Nessuna rinuncia quanto ai fiori: basta non abbian fatto troppa strada: quindi italiani e di stagione. Da Cargo ci sono flowerdesigner a spiegare come far da sé centrotavola e bouquet.
Capitolo fedi: i duri e puri sceglieranno le Greenkarat in oro riciclato e diamanti non-conflict, altri andranno in atelier come Uroburo a Milano, che lavora materiali non trattati.
Non restano che lista nozze e luna di miele. In attesa della «lista Ikea» gli ecosposi si fanno regalare la macchina per fare il pane (con farina integrale) e pentole in alluminio riciclato. Oppure, la maggioranza, il viaggio di nozze: vanno l’Australia, il Sudafrica, la Nuova Caledonia e gli eco-resort a impatto zero a cui sta lavorando anche Philippe Starck: eco-logici ma non eco-nomici. Allora si opta per agriturismi o EcoWorldHotel, alberghi dove al posto delle stelle ci sono le eco-foglie. In un «5 eco-foglie» l’impegno ambientale è al top: arredi eco, energia da fonti rinnovabili e un’altra sessantina di eco-requisiti soddisfatti.
Impegnativo? Con un eco-matrimonio, si dice «sì» anche a tutto questo.