Roberto Petrini, la Repubblica 11/10/2009, 11 ottobre 2009
Il Pil va giù, il peso su così la crisi economica ci trasforma in obesi- Per la "fat-economics" la povertà rende più grassi La nuova tesi in un volume curato da tre economisti
Il Pil va giù, il peso su così la crisi economica ci trasforma in obesi- Per la "fat-economics" la povertà rende più grassi La nuova tesi in un volume curato da tre economisti. La recessione ha aumentato il prezzo di alcuni cibi sani come la frutta. Così a consumarne di più sono i ricchi In occasione dell´Obesity Day il nostro Paese fa i conti con la crescita del fenomeno sociale E con un poco invidiabile record: quello dei bambini più "ciccioni" ROMA - Ciccioni di tutto il mondo, unitevi! E prendete coscienza di classe, non è la gola la vostra nemica ma la vostra povertà. E anche la globalizzazione ha le sue responsabilità. Le 200 pagine, dense di cifre e analisi del libro "Fateconomics", pubblicato per ora in inglese dalla prestigiosa Oxford University Press, tre economisti (W. Bruce Traill, Jason F. Shogren e l´italiano Mario Mazzocchi dell´Università di Bologna), ribaltano luoghi comuni e automatismi mentali e lanciano la sfida a nutrizionisti e genetisti. Chi è grasso non lo è a causa della propria ingordigia - o almeno su base statistica non è questo il motivo dominante - ma perché mette in atto, più o meno consapevolmente, comportamenti che trovano ragione più nel portafoglio che nei succhi gastrici. Ovvero: mangia roba a basso costo. Basta vedere - come fanno i tre economisti, limpido esempio di una scienza che in questo caso fugge dall´astrazione - i grafici contenuti nel libro. L´obesità, misurata dal noto indice di massa corporea (Bmi), è esplosa negli ultimi venticinque anni: negli Usa è arrivata a interessare quasi il 35 per cento della popolazione adulta, in Gran Bretagna il 24 per cento ed anche in Italia, dove ieri si celebrava l´Obesity Day, non possiamo stare tranquilli dato che abbiamo il record di obesità tra i bambini (il 36 per cento è sovrappeso). Un fenomeno dovuto, come vuole il luogo comune, al maggiore benessere? Neanche per sogno. I tre autori di "Fateconomics" portano tonnellate di statistiche per dimostrare che contemporaneamente all´aumento del peso degli abitanti della terra si è verificato un altro fenomeno: la caduta del prezzo dei generi alimentari, dovuta sostanzialmente alla globalizzazione, e che ha visto dimezzarsi, ad esempio il prezzo del supercalorico zucchero, in meno di tre decenni e aumentare quello di alimenti sani come le arance e la carne. E quando il prezzo scende sono le classi più povere dei Paesi industrializzati ad ingrassarsi. Lo dimostra un concetto che gli economisti chiamano "elasticità": quando le derrate diventano a buon mercato i ricchi non aumentano i consumi (elasticità pari a zero) invece i poveri a fronte di una diminuzione dei costi del 20% possono far salire i consumi del 10 per cento. La recessione, che aumenta il numero dei poveri e le disparità sociali, dunque, rischia di farci ingrassare. Del resto è già accaduto in Italia nel terribile 1992 : rispetto al 1990 il consumo di carne e pesce (cibi più sani) diminuì dal 6,5 al 5,8 per cento, drastico taglio anche del consumo di frutta e verdura (dal 17,9 al 15,4 per cento) invece aumentò il consumo di pane e cereali (dal 18,1 al 18,7 per cento). Ovvero la recessione, contrariamente a quanto si può pensare, ingrassa. Per tirare le somme bisognerà aspettare il prossimo anno, ma i presupposti già ci sono: la deflazione dei prezzi alimentari in Italia è cominciata dal maggio del 2009. La morale è che la salute va catalogata tra i beni di lusso: i ricchi se la possono permettere, mentre i poveri usano il proprio reddito per le prime necessità e tendono a privilegiare cibi ad alta densità di energia. I benestanti hanno più informazioni (di qui la necessità di politiche pubbliche per diffondere maggiore consapevolezza tra i cittadini) e sanno valutare i danni che derivano da una cattiva alimentazione; si possono pagare la palestra; considerano la forma fisica uno status symbol. Le cifre, relative all´Italia, lo dimostrano: non pratica attività fisica il 42,3% di coloro che hanno risorse economiche "scarse", mentre i sedentari tra i ricchi sono solo il 24,8%. Naturalmente, altre variabili entrano nel modello economico "O", dove "o" naturalmente sta per obesi. Ad esempio, quella dell´innovazione tecnologia: se nel 2006 il numero delle persone sovrappeso nel pianeta ha raggiunto il miliardo superando i denutriti (circa 800 milioni) è colpa anche delle nuove invenzioni. Il primo effetto delle tecnologie è che sul lavoro si fa meno fatica e questo fa risparmiare molte calorie, ma anche invenzioni come il forno a microonde e il congelatore che hanno favorito la diffusione del junk food. Bisognerà fare i conti anche con la "Fateconomics".