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 2009  ottobre 12 Lunedì calendario

QUATTRO COSE DA SAPERE SULLA RU486


In ritardo di anni rispetto al mondo civile, anche nella farmacopea italiana è stato registrata la pillola RU486, il discusso prodotto che induce l’aborto per via farmacologica, ma il calvario non è ancora terminato perché si aspetta l’inutile discussione in parlamento.
La Chiesa si è scatenata, facendo ricorso tra i tanti anatemi anche alla scomunica, dimenticando che l’Italia è un paese laico. Ci sono però alcuni argomenti fondamentali sui quali è necessario riflettere.
1) Il farmaco va assunto entro la settima settimana di gestazione, per intenderci quando la donna ha pochi giorni di ritardo e si è appena accorta della gravidanza, mentre la legge prevede tutta una serie di ostacoli burocratici: dalla riflessione di sette giorni ai colloqui e alle analisi, che costringono la paziente spesso vicino al limite dei tre mesi, in ogni caso costantemente oltre il periodo nel quale il farmaco è efficace. Senza un cambiamento della normativa vigente sarà come discutere sul sesso degli angeli.
2) Il prodotto ha un costo di pochi euro e potrebbe far risparmiare allo Stato i circa 2000 euro che rappresentano il costo di un’interruzione di gravidanza in ospedale, essendo del tutto inutile il ricovero della donna per tre giorni fino al completamento dell’espulsione del materiale abortivo (in nessuno dei Paesi dove si usa la RU486 c’è questo protocollo).
3) Il vero effetto scatenante dell’aborto è dato dalla dose di prostaglandina che viene somministrata dopo due giorni. Basterebbe questo farmaco, eventualmente associato a un contratturante uterino, per ottenere lo stesso risultato, come il sottoscritto dimostra da quasi venti anni.
4) Il gravoso problema dell’obiezione di coscienza tra il personale medico e parasanitario, che assilla e paralizza tanti ospedali, sarebbe alleviato da tale metodica. ipotizzabile che le donne possano introdursi da sole le candelette di prostaglandina e finalmente dell’aborto non dovrebbero più interessarsi legislatori e preti, medici e assistenti sociali, facendo sì che questa scelta, difficile e dolorosa, riguardi unicamente la donna e la sua coscienza.
62 anni, ginecologo, Napoli