Irene Maria Scalise, la Repubblica 11/10/2009, 11 ottobre 2009
Milano Nella vita di Teo Teocoli, funambolico cantante, ballerino e uomo di spettacolo, ci sono due punti fermi
Milano Nella vita di Teo Teocoli, funambolico cantante, ballerino e uomo di spettacolo, ci sono due punti fermi. Uno è la strada di Milano dove, a pochi passi dal Duomo, vive da anni. In questa stessa via è andato a scuola e ha studiato anche Elena, la moglie bionda e delicata che gli ha regalato tre figlie meravigliose. L´altro è la motocicletta. O meglio quella magica sensazione di libertà che nasce dal viaggiare su due ruote. E che lo fa sentire, ancora oggi, uno splendido ragazzo di sessantacinque anni. In una vita come la sua, del resto, i punti fermi servono. Altrimenti si può anche impazzire. Teo Teocoli è partito dalla Calabria ancora ragazzo e, in poco tempo, ha conosciuto Brigitte Bardot, Jane Fonda e Salvador Dalì. stato corteggiato da donne bellissime e ha vissuto per più di vent´anni scambiando la notte con il giorno. Ha ballato nel musical Hair e recitato nei teatri di tutta Italia. Ha cantato con il musicista belga Adamo e fatto un provino (andato male) con Federico Fellini. Ha avuto tre incidenti con la moto e animato le più popolari trasmissioni di Rai e Mediaset. Un´esistenza sulle montagne russe. Di quelle che non fanno respirare e straziano l´anima di emozioni. E quando la ripercorre, seduto nel comodo divano della sua casa milanese, gli occhi ancora s´illuminano. bello Teo Teocoli. Il fisico asciutto e la pelle abbronzata lo fanno sembrare almeno dieci anni più giovane. La felpa blu con il cappuccio gli dona un´aria scanzonata e, mentre si accende una sigaretta, parla, canta, si agita e poi parla ancora. un uomo che guarda al passato con nostalgia ma, soprattutto, con la consapevolezza di avercela fatta. «In Calabria dove sono cresciuto possedevamo una casa circondata da tre mari mentre, quando sono arrivato a Milano, dalle mie finestre vedevo l´idroscalo. Il nostro palazzo era l´ultimo, dopo c´era solo la Pianura Padana. stato traumatico anche perché, con tutta la famiglia, vivevamo in un bilocale di ringhiera con i polli nel cortile». Di quella Milano di allora Teocoli ricorda, più di ogni altra cosa, il freddo che gli entrava nelle ossa: «Nella faccia delle persone era stampato il gelo e io, che in Calabria ero cresciuto in maglietta e calzoni corti anche in pieno inverno, osservavo con stupore le donne che si arrotolavano delle grandi sciarpe di lana per ripararsi dall´umidità. M´impressionava molto, ogni mattina, contare la quantità di persone che si aggrappavano al tram troppo pieno per andare a lavorare in centro. Era come se Milano esistesse solo d´inverno». Quando subisci un cambiamento così traumatico, e sei giovanissimo, una città la ami o la odi. E lui non ha avuto dubbi: «Dal primo istante, ho scelto di amarla». E Milano ha scelto di amare Teo Teocoli e, soprattutto, la sua follia contagiosa. Quel ragazzo magro e alto faceva ridere tutti. «Ero un buffone per i miei compagni di classe, i professori e la portinaia». Ed è cominciato il grande sogno, con l´esordio al Derby di Milano. «Io, che sino a diciotto anni andavo in vacanza nella spiaggia sotto casa, improvvisamente passavo le mie estati in Spagna, dove frequentavo la casa di Salvador Dalí, o a Saint-Tropez, dove ho conosciuto Brigitte Bardot. Quando mi capitavano queste cose meravigliose avevo sempre lo stesso ricordo che mi trapanava il cervello: mia madre che, al ritorno dalle prime serate nei cabaret alle due di notte, mi cucinava un piatto di pasta nelle sue pentole ammaccate. Se conoscevo qualcuno particolarmente famoso pensavo a cosa avrebbero detto i miei amici, vedendomi seduto a quel tavolo o nella villa di quell´attore. La verità è che non mi sono mai dimenticato che venivo dalla povertà». In poco tempo Teocoli è diventato uno dei migliori ballerini di rock and roll e, con un mantello nero e delle zeppe da dodici centimetri, è salito sul palco a fianco di Cochi, Renato, Toffolo e Jannacci. Ma la cosa che gli fa scorrere il sangue più velocemente, ancora oggi, è cantare. «Nei miei spettacoli faccio dei bis musicali anche di mezz´ora, non sono mai stanco anche se, il giorno dopo, ne pago le conseguenze». Il pubblico gli vuole bene e lo ha sempre seguito. E lui ricambia. Non ha mai detto di no ad una serata. «La gente si ricorda di tutto, mi chiedono i personaggi che sentono di più. Dopo tanti anni ho capito che le persone hanno bisogno dei protagonisti che hanno fatto parte della loro vita». Le vere fan di Teocoli sono le donne. Con loro ha sempre avuto il successo facile e, prima di decidere di sposarsi, era un gran conquistatore. Anzi, soprattutto, era un "conquistato". «Un mio amico diceva che le donne mi rubavano e aveva ragione. Mi davo pochissimo da fare ed erano loro che mi cercavano e penso che tutto quel successo fosse dovuto a una fortunata combinazione tra il fatto che avevo un bel fisico, ero simpatico e avevo il dono del ballo, del cantare e del sarcasmo». Teocoli è, nonostante il suo recitare in mezzo alla gente, un gran solitario. «Sarà perché i miei genitori lavoravano, e io stavo tutto il giorno senza vedere nessuno, ma sono un animale che ama il silenzio. Purtroppo in tanta allegria c´è anche una sofferenza che talvolta mi rende sopportabile solo la compagnia di me stesso. Sono uno profondamente autonomo, non mi sono mai associato ad altri e ho salvaguardato la mia libertà senza padroni». I maligni dicono che ha un caratteraccio. Lui sostiene semplicemente di avere un "carattere". «Ho spesso interrotto dei contratti anche se economicamente non mi conveniva e, se fossi stato più diplomatico, avrei avuto molte più occasioni e qualche soddisfazione in più. Ho litigato anche in modo furibondo per questioni di lavoro, ma solo con i personaggi importanti e mai con quelli più deboli di me, e mi disperavo perché non riuscivo a essere più diplomatico. Il risultato è che, nel 2009, sono ancora innamorato del mio lavoro ma comunque meno libero che negli anni Sessanta». C´è qualcosa nello sguardo di Teocoli, nonostante il filtro degli occhiali leggermente azzurrati, che tradisce un malessere interiore. Qualcosa d´indefinito che, ancora oggi, non è riuscito a sistemare con se stesso. «Quando si esce da una povertà come quella che ho vissuto io, non è detto che riesci a essere sereno e, spesso, ti trascini un´incazzatura costante con chi pretende d´insegnarti qualcosa solo perché è stato più fortunato. La vera felicità penso di averla provata solamente quando mi sono liberato di mio padre che voleva che facessi il ragioniere. Avevo diciassette anni ed è come se mi fosse esploso il mondo nello stomaco». Quando Teo, il ragazzo che veniva dalla Calabria, ha cominciato a capire che qualcosa era veramente cambiato ha mollato la periferia e si è trasferito nel centro di Milano. Ma non si è mai montato la testa. Anzi. «Continuavo a sentirmi uno normale, ma con una grande voglia di fare. Ero contento così, anche se la gente cominciava a riconoscermi per strada». Non passava più le serate in trattoria ma con grandi personaggi e, improvvisamente, è entrato nel mondo dello spettacolo. Di ricordi Teocoli, in quegli anni, ne ha collezionati tantissimi. Come quelli con Nino Manfredi: «Per me Manfredi era un grande e quando l´ho conosciuto nel ”67, mentre girava uno spot a Milano, l´ho seguito come un segugio per due settimane, respiravo la sua stessa aria pur di catturarne la bravura. Poi, quarant´anni dopo, stavo girando io a Roma e mi stavo preparando nella roulotte e un macchinista della troupe, emozionato, mi viene a cercare dicendomi che fuori c´era il "signor Manfredi" che voleva salutarmi! Sono uscito e Nino mi è venuto incontro: "Vieni qua, bello, fatte abbraccià!", con quel suo modo di fare inconfondibile. Era invecchiato, ci siamo abbracciati a lungo, e mi ha mormorato in un orecchio che era molto malato, che stava quasi per morire. stata un´emozione incredibile pensare che lui, Nino Manfredi, era venuto a cercare proprio me». O quando si è intrufolato da Federico Fellini a Cinecittà per chiedergli una parte, e il grande regista gli ha risposto: «Guardi, sto per girare un film che si chiamerà La città delle donne. Gli attori sono tutte donne tranne Marcello Mastroianni, avrei dovuto forse scegliere lei?». O ancora quando è diventato amico di Adriano Celentano: «Avevo sette anni meno di lui quindi mi dava le carezze sulla testa e mi trattava come un ragazzino». In questi giorni Teocoli sta per ripartire per l´ennesima tournée. Il Teo Teocoli show, dal titolo La compagnia dei giovani (una scelta ironica visto che l´età media è dai sessanta ai settant´anni), che partirà il 28 ottobre dal teatro Bellini di Napoli e si concluderà la primavera prossima a Trieste passando per Roma, Reggio Calabria, Firenze, Milano, eccetera. Più di venti città dove, come al solito, darà tutto se stesso. Un viaggio nel cabaret di qualità con tanta ironia e voglia di far ridere. «Quando la sera mi metto in autostrada per andare in qualche città lontana, e mi mangio un panino freddo mentre guido, penso che non ho avuto una vita facile ma in fondo sono fortunato perché c´è Elena al mio fianco e le figlie che sono una gioia. I passaggi più duri della vita li ho superati perché ero circondato da tanto amore e oggi, forse, se dovessi sbattermi non lo farei più per il lavoro ma solo per dare serenità alla mia famiglia. Ma spero che questi spettacoli facciano venire fuori il lato sommerso, e migliore, del pubblico perché sono convinto che da qualche parte c´è un Italia migliore di quella che siamo abituati a vedere ultimamente».