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 2009  ottobre 11 Domenica calendario

La Regina Elisabetta, ultima sovrana della dinastia dei Tudor, non si maritò mai. Dopo la sua morte, nel 1603, scoppiarono rivoluzioni in Inghilterra dovute a svariate cause, ma tutte più o meno arrecarono guasti alle memorie familiari

La Regina Elisabetta, ultima sovrana della dinastia dei Tudor, non si maritò mai. Dopo la sua morte, nel 1603, scoppiarono rivoluzioni in Inghilterra dovute a svariate cause, ma tutte più o meno arrecarono guasti alle memorie familiari. Il figlio di Giacomo I fu decapitato e, dopo alterne vicende, il figlio di Carlo I, Giacomo II, dovette farsi da parte e cedere il posto a Guglielmo III. Quando questi morì, senza eredi, Anna, figlia di Giacomo II, regnò per una dozzina di anni e a lei succedette Giorgio I, discendente per i rami femminili da Giacomo I. I suoi discendenti siedono tuttora sul trono d´Inghilterra. Riferisco questi fatti non solo a mo´ di prologo storico, ma soprattutto a mo´ di una sorta di prolegomeno alla questione etica cui ci troviamo di fronte. Se la regina Elisabetta avesse avuto dei discendenti, questi non avrebbero dovuto temere alcuna discussione sui diritti ereditari. La questione della validità legale del matrimonio fra la madre della Regina Elisabetta e il re Enrico VIII è stata esaurientemente sviscerata sia prima sia dopo la sua nascita. Ella impugnò lo scettro sia per volontà del defunto padre sia con il consenso della sorellastra. [...] Vi sono sufficienti indizi, negli anni verdi della Regina Elisabetta, per opinare che ci fosse un qualche segreto da lei religiosamente mantenuto tale. Vari storici dell´epoca ne hanno parlato, di tanto in tanto, in modo illuminante. [...] Il Conte di Feria scrisse nell´aprile del 1559: «Se le mie spie non mentono - e io non credo che mentano - c´è una precisa ragione per cui, mi dicono, la Regina [Elisabetta] non può avere figli». All´epoca Elisabetta aveva ventisei anni. [...] Bisley è una località della contea di Gloucester, la cui storia risale a centinaia di secoli fa. Sorge a ridosso dell´estremità meridionale dei Colli Cotswold non lontano dalla confluenza del fiume Severn con il Canale di Bristol. [...] Nel Cinquecento Bisley faceva parte della dote della Regina Elisabetta. Vi si può tuttora visitare la stanza da lei occupata. Nel Sedicesimo secolo Bisley era raggiungibile con relativa facilità da Londra, poco lontano da Oxford e Cirencester. Enrico VIII poteva recarvisi a cavallo. E andava spesso a trovare la sua figlioletta, Elisabetta, che lì trascorse l´infanzia e l´adolescenza. La tradizione vuole che la principessina fu inviata a Bisley con la sua governante, per "cambiar aria". Il luogo era molto salubre. Ma un brutto giorno avvenne la catastrofe. Alla governante era stata preannunciata la visita di Re Enrico VIII. Alla vigilia della data fissata, la bimba si ammalò di una febbre violentissima e - prima che le si potessero somministrare le cure del caso - spirò. La governante aveva paura di dare la ferale notizia al Re, le cui collere erano terribili. Disperata, dopo aver nascosto il cadaverino, corse al villaggio per trovare una bimba da sostituire alla defunta principessina, tanto per guadagnare tempo e rinviare l´annuncio a dopo che Enrico VIII fosse tornato nella capitale. Ma nel piccolo villaggio non c´era nessuna bimba dell´età desiderata. Sempre più disperata, di ora in ora, la governante decise di correre un rischio maggiore e presentare al Re un maschietto da spacciare come sostituto della figlia. Fortunatamente per la povera governante tutto andò liscio, all´inizio. Al villaggio viveva un bambino cui la Principessina si era affezionata e ne aveva fatto il suo compagno di giochi. Oltretutto era molto carino e, per di più, era disponibile. Quindi la governante gli mise i vestiti della bimba defunta (erano di statura quasi uguale) e poté trarre, per il momento, un sospiro di sollievo. Tutto filò liscio. Enrico VIII non sospettò nulla. Di solito la bimba aveva molta paura del padre e si asteneva da effusioni di affetto. Del resto la visita fu molto breve. Poi, naturalmente, la nemesi tenne dietro all´inganno. Dato che la morticina non poteva venir resuscitata e dato che l´imperioso monarca - che non ammetteva intralci ai suoi desideri - faceva assegnamento su quella figlia come pedina nella grande partita a scacchi della Storia, le persone al corrente della tragedia non sapevano che pesci pigliare. Ogni giorno che passava il pericolo aumentava, per tutte le persone coinvolte. Tuttavia, volenti o nolenti, bisognava decidersi. Le circostanze le favorirono. Il terribile segreto era, per ora, celato in un piccolo villaggio dei Colli Cotswold, isolato dal resto del mondo. Non passava mai nessuno di là. I mezzi di comunicazione erano scarsi e lenti. Questo fu dunque l´inizio di una tradizione che, da quelle parti, dura tuttora. [...] Che l´impostura - se impostura fu - abbia avuto successo, è evidente. Per quasi sessant´anni nessuno sollevò la questione dell´identità di Elisabetta regina, in qualsiasi fazione politica costui o costei militasse. Gli statisti di Inghilterra, Francia, dell´Impero Germanico e del Papato non sospettarono mai un imbroglio del genere. Pertanto è ragionevole immaginare che una persona di forte carattere e di vivace intelligenza si sia destramente barcamenata fra queste forze variamente avverse. concepibile che alcune persone, qua e là, nutrissero qualche sospetto. Naturalmente, dopo un certo tempo ogni eventuale sospetto sarebbe stato impossibile. Ecco una ragazza che diventa donna. La conoscono tutti da una vita o credono di averla sempre conosciuta. Soltanto oggi, nell´anno di grazia 1910, tre secoli dopo, possiamo prendere in considerazione chi sia stato a dar forma all´etichetta di coloro che conoscevano la personalità di Elisabetta nel corso di entrambi i periodi della sua giovinezza: quello che va dalla nascita al 1543-4 e quello successivo a tale data. [...] Veniamo ora al nocciolo dell´intera storia: il termine di paragone di questa strana, memorabile, paradossale vicenda. Potrebbe forse esserci stato un ragazzo come quello di cui si narra? Potrebbe darsi un´unica risposta ai molti interrogativi posti da tanta e tale impostura? La risposta è senz´altro: sì, sarebbe potuto esserci un siffatto ragazzo. Se il Duca di Richmond fosse nato quattordici o quindici anni prima di quanto effettivamente nacque, le difficoltà relative all´aspetto, all´intelletto, all´educazione e ad altre qualifiche non si sarebbero neppure prospettate. [...] Ci è stato detto che quando Sir John Gates e Sir Richard Southwell - regi commissari preposti agli interrogatori dei testimoni al processo contro il Duca di Norfolk e il Conte di Surrey accusati di alto tradimento - arrivarono a Kenninghall e resero noto lo scopo della loro venuta, la Duchessa di Richmond "quasi svenne". Tuttavia, quando apprese di che si trattava, esattamente promise, senza essere forzata, di dire tutto quello che sapeva. Doveva esser dovuta a qualche altra causa, la sua costernazione. Lei era cresciuta frammezzo a intrighi, sia politici e dinastici sia dovuti ad ambizioni personali. Quindi era abituata a restare impassibile nelle crisi. La causa del suo "deliquio" doveva riguardare più da vicino lei che non il Duca suo padre e il Conte suo fratello. A causare il mancamento doveva esser stata la paura. La paura che si venisse a scoprire qualcosa sul suo conto. Omne ignoto pro magnifico. Lei sapeva di dover temere l´ombra del sospetto e le conseguenze di un´inchiesta. Se aveva partorito un figlio, questi era stato tenuto nascosto in un luogo lontano, poiché quel figlio illegittimo e ignoto altri non era che il Ragazzo di Bisley!  soltanto un´ipotesi. Ma, se c´era un piccolo bastardo che qualche membro della potente famiglia Howard voleva tenere nascosto e oscuro, un luogo ideale dove confinarlo era proprio quell´inaccessibile borghetto dei Colli Cotswolds. Se c´era un tale fanciullo, tutto sarebbe stato facilissimo. Quando il Duca di Norfolk aveva sposato Mary Howard, lui aveva al massimo sedici anni: un´età che - sebbene troppo acerba per metter su famiglia nel basso ceto - sembrava offrire ai Plantageneti-York-Lancaster un´occasione d´oro. Dato che la principessa Elisabetta era nata solo due mesi prima delle nozze del Duca di Richmond, non c´era tempo da perdere. [...] Se questo ragionamento è corretto - sebbene i dati di fatto su cui fa perno siano scarsi e privi di prova probante, almeno finora - il rischio del figlio di Mary Howard nato prima che lei diventasse Duchessa di Richmond deve essere stato un terribile azzardo. Da un lato c´era forse, come guiderdone, il più potente scettro; dall´altro, morte e rovina del fanciullo sul quale codeste speranze erano fondate. Non stupisce che la Duchessa Mary fosse "quasi svenuta" quando aveva appreso il motivo della venuta a Kenninghall dei Commissari del Re. [...] Nella sua Vita di Elisabetta, Gregorio Leti conclude un panegirico della Regina con queste parole: «La sua bellezza era accompagnata da tali doti interiori che coloro i quali la conoscevano erano usi dire che il Cielo le aveva prodigato sì rare virtù che ella era indubbiamente destinata a qualche grandiosa opera nel mondo». Lo storiografo italiano era miglior profeta di quanto credesse, poiché - vuoi che si riferisca alla donna che si supponeva occupare il trono o all´uomo che in realtà vi sedeva - il panegirico è ugualmente verace. Il mondo in crisi aveva bisogno, all´epoca, di qualcuno come Elisabetta. Onore a lei - chiunque fosse - maschio o femmina, che importa? Traduzione Pier Francesco Paolini © 2009 Robin Edizioni Srl