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 2009  ottobre 10 Sabato calendario

ALESSANDRO BARBERA

ROMA
Il governo promette merito e incentivi per i più bravi, sanzioni ai fannulloni e ai malati immaginari, maggiore efficienza della macchina amministrativa, valutazione e trasparenza dei processi decisionali grazie anche ad una nuova autorità. Ci si creda o no, a partire dalla prossima settimana l’efficacia della riforma Brunetta potrà essere giudicata alla prova dei fatti. Dopo 15 mesi di complicata gestazione, polemiche, modifiche ieri il consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che chiude l’iter parlamentare. A partire dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, la promessa «rivoluzione» del pubblico impiego sarà legge dello Stato. Per due anni - il periodo di cosiddetta «sperimentazione» - ogni sei mesi verrà prodotto un rendiconto al Parlamento. «Così - spiega il ministro Renato Brunetta - se qualcosa non dovesse funzionare sapremo cosa è necessario modificare».
Alla prova dei fatti è atteso anzitutto il meccanismo di attribuzione degli incentivi economici e di carriera. Non più di un quarto dei dipendenti di ciascuna amministrazione potrà beneficiare del cosiddetto «trattamento accessorio» nella misura massima prevista dal contratto: non più della metà potrà goderne in misura ridotta al 50%, mentre a quelli che per brevità definiremo i fannulloni non sarà corrisposto alcun incentivo. A favore dei migliori la riforma promette anche l’accesso agevolato a «percorsi di alta formazione».
Se applicata compiutamente, la riforma cambierà le abitudini di molti dipendenti pubblici e dei loro dirigenti. Ad esempio fino a ieri - con l’eccezione del personale della sicurezza - i trasferimenti erano pressoché impossibili. Ora potranno essere disposti, se necessario, anche senza il consenso dell’interessato. I dirigenti saranno a pieno titolo «rappresentanti del datore di lavoro» e «responsabili della gestione e della qualità del prodotto» della pubblica amministrazione. Se non adempieranno ai doveri, anche per loro sono previste sanzioni. La metà dei posti da dirigenti di prima fascia verrà assegnata per concorso a titoli ed esami, i vincitori saranno tenuti a compiere un periodo di formazione negli uffici di uno Stato o di una istituzione dell’Unione europea. Una delle novità alla quale Brunetta tiene di più è l’istituzione della Commissione nazionale e degli organismi interni di valutazione in ciascuna amministrazione. A diversi livelli, la nuova struttura e gli uffici preposti avranno il compito di dare i voti e di decidere a chi attribuire più incentivi. Le esperienze del passato impongono cautela: spesso la nascita di nuovi organi all’interno della macchina pubblica ha contribuito a rendere il processo decisionale più complicato.
Brunetta non ha dubbi: «Questa riforma darà più servizi, più scuola, più salute, più trasparenza, più mobilità, più soddisfazione ai cittadini clienti. Nell’arco di qualche anno la produttività aumenterà fino al 50%, superando la distanza che oggi ci divide da Francia e Germania, dove c’è meno burocrazia e i costi sono più bassi». La riforma «partirà subito ovunque, compresi i Comuni che hanno deciso di sperimentarla». Cisl, Uil e Confindustria approvano il progetto, Cgil e sindacati di base la bocciano. In particolare la Cgil definisce «un atto gravissimo» la norma che fa slittare di un anno l’elezione delle rappresentanze unitarie nella scuola. L’Aran le aveva inizialmente programmate per dicembre, il decreto proroga di fatto quelle esistenti.