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 2009  ottobre 10 Sabato calendario

La crisi istituzionale incombe, ministro Calderoli... «Io non sarei così pessimista». Ah no? «Come si dice in questi casi? Da un male potrebbe perfino derivarne un bene»

La crisi istituzionale incombe, ministro Calderoli... «Io non sarei così pessimista». Ah no? «Come si dice in questi casi? Da un male potrebbe perfino derivarne un bene». Addirittura. «Sì, perché questa tensione che si è determinata ai piani alti del Palazzo conferma una cosa sola: l’urgenza di mettere mano alla riforma di tutto l’impianto istituzionale». Lei scommetterebbe di tasca sua che finalmente si sbloccherà qualcosa? «Prontissimo». E come mai stavolta sì, laddove in passato i progetti di grande riforma sono sempre falliti? «Per le ragioni che tutti abbiamo davanti agli occhi: gli equilibri tra i vari poteri fissati dalla Costituzione stanno saltando, uno dopo l’altro. Rimettere mano nel sistema è diventato un obbligo. Ineludibile. Serve una riforma delle istituzioni che disegni un nuovo meccanismo di pesi e contrappesi. Quello attuale, lo capirebbe anche un bambino, non funziona più». Berlusconi accusa Napolitano di non essere «super partes». La sua storia è tutta a sinistra... «A me, sinceramente, questo Presidente sembra il più super partes degli ultimi che abbiamo avuto». Sul Lodo vi ha deluso, non può negarlo. «Io credo che in questa vicenda Napolitano sia stato vittima quanto Berlusconi». Anche il Capo dello Stato tradito della Consulta? «Sì, perché sotto quella legge lui aveva messo la controfirma. Non solo». Che altro? «Per la prima volta, credo, nella storia della Repubblica, il Presidente aveva spiegato pubblicamente il perché della sua decisione. In pratica, aveva creato l’istituto della controfirma motivata». Invece i giudici della Corte l’hanno bocciato in diritto costituzionale. «Si fossero limitati a questo... Hanno cancellato il Lodo non solo tirando in ballo l’articolo 138 della Costituzione, ma pure l’articolo 3, quello fondamentale sull’eguaglianza dei cittadini». Non siamo giuristi, ministro. Cosa cambia praticamente? «Che la Corte dice: anche se seguite le giuste procedure, il Lodo noi ve lo bocciamo uguale. Vieta al Parlamento di intervenire sulla materia. Mette un vincolo preventivo su ciò che le Camere possono o non possono decidere. Questa è l’altra prova che qui bisogna ripensare in fretta tutti i rapporti tra i poteri dello Stato». Lei è stato a pranzo l’altro giorno con Bossi e Fini. Di riforme istituzionali avete parlato? «Altroché». E quale impressione ha tratto? «Fini mi sembra molto determinato a procedere su questo terreno». Bossi? «Non dimentichi che è il ministro titolare della materia, comprensiva del federalismo costituzionale. Avrà per forza un ruolo trainante». Magari Berlusconi si ingelosisce e si mette di traverso... «E perché mai dovrebbe? Da una riforma che faccia chiarezza e soprattutto renda più efficiente la risposta dello Stato ai cittadini, lui sarebbe il primo a beneficiare». Da dove si dovrebbe partire, secondo lei: dalla giustizia come desidera il premier? O dal federalismo, che è il vostro cavallo di sempre? «Dal testo riservato che Berlusconi ha già sul tavolo. Con Bossi, glielo abbiamo sottoposto prima delle vacanze. Ora mi sembra arrivato il momento di metterci su la testa». Per fare riforme condivise, meglio che nel Pd vinca Bersani o Franceschini? «Ho il timore che, chiunque sia dei due, da segretario abbia vita breve. Perché a marzo dovrà passare l’esame delle Regionali. E quelle le stravinceremo noi». Dialogo con chi, allora? «Speriamo che a quel punto emerga una nuova leva di dirigenti, magari amministratori. Quelli attuali purtroppo incarnano l’immobilismo».