Massimo Numa, la Stampa - Cronaca di Torino 06/10/2009; Niccolò Zancan, la Stampa - Cronaca di Torino 06/10/2009, 6 ottobre 2009
«L’HA COLPITO CON UNA FEROCIA INCREDIBILE»
E’ morto ieri, dopo due giorni in ospedale, Ercole Ferrero, l’ex tranviere di 76 anni, colpito al volto con due pugni da un minorenne che sabato pomeriggio era salito con una bicicletta su un autobus della linea 75 in corso Tortona. Lui era intervenuto per difendere l’autista del mezzo, una donna. L’aveva fatto con garbo, dopo aver assistito al tono minaccioso con cui il ragazzo aveva intimato all’autista di partire. Due pugni in piena faccia, poi la fuga. Subito soccorso, Ferrero aveva il naso sanguinante ma era lucido. Portato in ospedale, le sue condizioni sono rapidamente peggiorate.
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MASSIMO NUMA PER LA STAMPA- CRONACA DI TORINO DEL 06/10/2009
Molte persone si sono presentate spontaneamente ieri a testimoniare. Si sono rivolte alla polizia, dopo avere visto - in diretta - l’allucinante sequenza dell’aggressione di un minorenne ai danni di un anziano ex tranviere, Ercole Ferrero, 76 anni, avvenuta sul bus della linea 75 sabato pomeriggio alle 16,15, in corso Tortona, proprio davanti ai depositi Gtt. Ieri alle 18,20 l’uomo è morto dopo quasi 48 ore di agonia, in un letto del reparto di neurologia del Giovanni Bosco. Al suo fianco Bruno, il figlio medico che lavora al San Luigi di Orbassano.
«Tutti è durato pochi istanti - ha raccontato un impiegato che era salito proprio dopo il teppista - quel giovane trascinava a fatica la bicicletta, stava salendo con difficoltà i gradini. Poi s’è fermato, nella piattaforma posteriore. L’autista, una donna, lo ha visto e ha detto: ”Devo chiedere l’autorizzazione ai responsabili, se non me la danno io non parto”. E lui ha incominciato a innervosirsi. Aveva fretta, ha inveito contro l’autista. ”Non perdere tempo”, le ha detto così o una frase dallo stesso significato, ”cerca di partire subito, tanto so dove trovarti”». Ed è solo a questo punto, quando l’autista, Maria Agape Tirotti, che abita in un paese della cintura, era in difficoltà che Ercole Ferrero, ex tranviere, un uomo riservatissimo e molto schivo, ha deciso di intervenire. «Ha tentato di spiegare al ragazzo che, in caso di una brusca frenata, la bicicletta poteva costituire un pericolo per tutti e che avrebbe fatto meglio a scendere dal bus».
La reazione dell’aggressore è stata immediata e violenta. Insulti e, dopo, due cazzotti sparati in pieno viso. Ercole, nonno di tre nipotini, non ha neanche tentato di reagire. «Perdeva sangue dal naso, cercava di tamponare come poteva. Lo abbiamo aiutato a scendere, gli abbiamo chiesto se aveva bisogno di farsi accompagnare in ospedale. Lui era ancora lucido, ripeteva in piemontese ”mi ha dato due pugni”. Era dispiaciuto per l’autista. ”S’è spaventata, andate ad aiutare lei”». Poi il ricovero, i controlli in ospedale, il peggioramento. Ieri notte s’è aggravato ed è morto, senza riprendere conoscenza.
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INSULTI, MINACCE E BOTTE. QUANDO VIAGGIA LA FOLLIA -
NICCOLO’ ZANCAN PER LA STAMPA - CRONACA DI TORINO DEL 06/10/2009
Sembra uno scherzo crudele del destino. La morte di Ercole Ferrero, il pensionato ucciso domenica dai pugni di un ragazzo sul bus 75, coincide con un calo delle aggressioni sui mezzi pubblici: 75 nei primi otto mesi del 2009, contro le 125 del 2008 e le 133 del 2007. Una contraddizione che sottolinea la gravità dell’accaduto.
Quasi sempre sono borseggi, casi di bullismo, atti vandalici (109 solo nel 2008), aggressioni verbali. Ma questa è un’aggressione feroce che sfocia nell’omicidio.
Giancarlo Guiati, presidente di Gtt dal 2003, non ricorda niente di analogo: «Ci sono stati diversi casi di minacce e tentati regolamenti di conti verso i nostri autisti, ma mai nulla del genere. E comunque, in questi casi scatta quasi sempre la solidarietà di qualche passeggero». La stessa che ha spinto Ercole Ferrero a cercare di fare ragionare quello che pochi secondi dopo sarebbe diventato il suo assassino. Anche Tommaso Panero, l’amministratore delegato, è senza parole: «Episodio assurdo».
Come aumentare la sicurezza? Dagli uffici di corso Turati, sede di Gtt, allargano le braccia. Rimandano agli interventi congiunti svolti sui mezzi e alle fermate da controllori e vigili urbani: 50 mila solo da inizio anno, su 2.153 mezzi. Altri sono effettuati da carabinieri e polizia. «Aumenteremo i controlli aziendali intensificando il personale in divisa», annuncia Guiati. Nella stessa ottica va letta la tessera elettronica che permette a vigili, poliziotti e carabinieri il libero accesso sui treni e alle stazioni del metrò. Su tutti i bus e sui tram il conducente può collegarsi in tempo reale alla centrale operativa e lanciare un segnale di allarme alle forze dell’ordine.
Un altro deterrente è il sistema di videosorveglianza, presente in 100 fermate, e soprattutto le telecamere che registrano in continuo le immagini a bordo: oggi sono installate su 450 bus, l’obiettivo è di montarle su tutta la flotta approfittando del rinnovo dei mezzi. Dissuasori con funzione preventiva, che nulla possono contro la follia di un istante.
Spesso sono motivi ordinari a innescare la violenza. Il 22 ottobre del 2003 due ragazzi di 15 anni hanno aggredito l’autista del 72 sbarrato. «Gli avevo solo detto che a bordo non si poteva fumare». Se non è il fumo, è un cane: «Mi scusi non può salire senza museruola». E giù botte. Oppure c’è il caso del l8 dicembre 2000. Quando un autista in servizio sul 33, arrivato al deposito, ha provato a svegliare un passeggero rimasto addormentato: «Mi è saltato addosso senza dire una parola, sembrava una belva. Pugni e calci, fino a farmi perdere i sensi». Certe volte sono passeggeri ubriachi. Resta esemplare il caso di due passeggeri marocchini che, a fine 2000, hanno preso a sprangate l’autista perché non accettava di deviare il percorso. Volevano essere accompagnati fino davanti all’ingresso delle Gru. Molte cabine di guida hanno porte anti intrusione. Le donne sono esonerate dai turni notturni. Quasi tutti i mezzi hanno un collegamento satellitare con la centrale. Ma non è una guerra. La maggior parte delle tensioni si stempera prima di divampare. Rosaria Abbisso, 28 anni, autista in servizio da quattro anni: «Solo una volta mi è capitata una situazione spiacevole. Un automobilista mi ha tagliato la strada, gli sono saltati in nervi, è sceso, mi ha insultata e mi ha strappato gli orecchini». L’autista Giuseppe Maucione, 30 anni, al lavoro da due: «Cerco di prenderla con filosofia. Parto dal presupposto che i passeggeri hanno sempre ragione. Ascolto, spiego, abbasso i toni. E se le cose si mettono male, avviso subito la centrale».