Paola De Carolis, Corriere della sera 8/10/2009, 8 ottobre 2009
IL DIARIO DI COOK SVELA CHE IL CLIMA E’ IMMATURO
LONDRA – «Sarà difficile credere che in piena estate, a 35 gradi di latitudine, possa esserci stata una burrasca come quella che abbiamo incontrato. Non ho mai visto nulla di simile. Fortunatamente eravamo lontani da terra, o la tempesta si sarebbe rivelata fatale per noi e per la nave». Così scriveva il capitano James Cook il primo gennaio 1770 a bordo dell’Endevour.
L’esploratore si trovava al largo della Nuova Zelanda e, come ogni giorno, a mezzogiorno esatto, annotava le condizioni climatiche. Un diario di bordo preciso che a più di 200 anni di distanza ritorna utile. grazie a documenti come questo, infatti, che l’ufficio metereologico britannico è oggi in grado di mettere a confronto le temperature, i venti e la forza del mare attuale con quelli di tempi passati e concludere che, a grandi linee, non ci sono stati cambiamenti particolarmente sconcertati.
Si tratta di un progetto di grossa entità, che interessa le osservazioni di circa 300 capitani della Royal Navy, uomini coraggiosi in grado di navigare acque ostili e sconosciute senza gli strumenti odierni, e soprattutto senza poter calcolare con esattezza la longitudine. «Era un po’ come viaggiare bendati », ha spiegato Dennis Wheeler, climatologo dell’università di Sunderland, capo dello studio. «L’assenza di alcuni strumenti li costringeva a prestare attenzione al clima e a descriverlo con cura». Un’abitudine oggi in disuso che a Wheeler ha permesso di studiare il clima.
L’anno prossimo l’esperienza sarà alla portata di tutti: le annotazioni degli esploratori di navi come l’Endevour, il Bounty di William Bligh e il Beagle di Charles Darwin saranno sul sito web dell’archivio nazionale di Kew (www.nationalarchives. gov.uk). Nel frattempo stanno aiutando di climatologi di Sunderland. Stando al diario di bordo della Isabella, che salpò nel 1818 alla ricerca del passaggio a Nord Ovest, nella baia di Baffin c’è stata una riduzione «piccola ma significativa» del ghiaccio, mentre non risulta che in altre zone artiche la temperatura dell’acqua si sia alzata. Il diario della Dorothea, verso il Polo Nord, descrive l’estate artica del 1818. La temperatura oggi è più o meno la stessa.