Bruno Ruffilli, La Stampa 8/10/2009, 8 ottobre 2009
SUONALA ANCORA, VECCHIO LP (+
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«Vado al Massimo», 1983. «Bollicine», ottobre 2009. Allora il compact disc non esisteva e Vasco era un Rossi qualsiasi, oggi il Vate di Zocca è impegnato nell’ennesimo tour tutto esaurito e il cd si avvia al tramonto, sconfitto dagli Mp3 e dal vecchio 33 giri. Che ritorna, e questa volta pare non essere solo una moda: la Carosello Records ha appena ristampato su vinile il meglio del suo ricco catalogo, con alcuni dei più importanti album del Blasco, dischi di Mina, Ennio Morricone, Astor Piazzolla e rarità del jazz italiano.
Ma non è nostalgia
«Non è un’operazione per audiofili e nostalgici - sottolinea il direttore generale Claudio Ferrante - Certo, le tirature sono ridotte, ma non numerate, proprio per sottolineare che non si tratta di uscite per collezionisti». Gli album hanno la copertina originale stampata in alta qualità, testi e note sulle buste interne finalmente leggibili, e prezzi in linea con i compact disc: da 17 a 30 euro, secondo che si scelga il tradizionale disco nero, quello colorato o il picture disc. In più, il suono affascinante del vinile (qui in versione extra da 180 grammi), che molti considerano più fedele del compact disc e infinitamente superiore a quello dei brani scaricati da internet. Meglio degli originali, insomma, anche perché i brani sono stati ripuliti digitalmente, come ha fatto la Emi con i Beatles. E addirittura, nel caso di Morricone, è come se non fossero passati i quarant’anni che separano la ristampa di «Teorema» dalla prima uscita. La colonna sonora del film di Pasolini, infatti, oggi arriva nuovamente nei negozi tradizionali come ellepì e insieme in quelli virtuali, (iTunes Store di Apple), come file da scaricare. Non è stata mai pubblicata su cd: «"Il 33 giri è un oggetto speciale, che ha bisogno di cura e passione, mentre il compact disc è anonimo. E se dobbiamo scegliere di investire, investiamo sul primo. Poi, però, siamo attenti alla distribuzione via internet perché ci permette di raggiungere un pubblico molto vasto con costi bassissimi».
Mondi a confronto
Un file scaricato dal web è un’icona e un nome: basta un click e suona. E’ un’esperienza per un solo senso, mentre il vecchio padellone nero solleticava anche il tatto, con il peso del disco, l’olfatto, con l’odore di cellophane e inchiostro, la vista, con le copertine colorate. Steve Jobs, che è un grande appassionato di musica, lo sa bene, e per questo ha lanciato il mese scorso iTunes Album, un pacchetto digitale che ricrea sul computer la sensazione di ascoltare un 33 giri: le copertine si sfogliano come dischi su uno scaffale, sul retro c’è l’elenco dei brani, si possono scorrere i testi, e poi video, foto, poster. Alla Carosello Records non sono preoccupati dell’alternativa digitale all’ellepì, anzi sembrano ancora ansiosi di sperimentare nuovi canali di distribuzione, dopo cinquant’anni di storia e di fiera indipendenza dalle multinazionali del disco.
Passato e futuro
Negli uffici milanesi dell’etichetta sono passati molti grandi nomi della musica, italiana e non solo: da Domenico Modugno a Giorgio Gaber, da Toto Cutugno a Miguel Bosé, dalla Sugarhill Gang ai Lost. Ancora sotto il controllo degli eredi del fondatore Giuseppe Gramitto Ricci, la Carosello sembra aver affrontato bene la crisi del mercato di questi ultimi dieci anni. Ferrante spiega come: «La pirateria nasconde un male peggiore, che è la disaffezione. E quella è solo colpa nostra. La gente preferisce acquistare un cd copiato o scaricare illegalmente canzoni da internet perché non ha consapevolezza dell’impegno che c’è dietro e del rispetto che ci vuole per chi lavora nella musica. Noi abbiamo a cuore chi acquista i dischi e sappiamo che non basta una canzone bella per vendere un cd con dieci brani da buttare». Una soluzione, in realtà ci sarebbe: dopo i 33, resuscitare anche i 45 giri; lo fanno già in parecchi, dai Radiohead ai Massive Attack. Ma solo sul web.
PRO
[FIRMA]PIERO BIANUCCI
Parliamo di una nicchia di ricchi raffinati, non dei comuni mortali. Se non ci sono limiti economici per l’impianto hi-fi né pretese di (relativa) eternità e invulnerabilità, il vinile può vincere sul cd. La battaglia è in sostanza tra analogico e digitale. Il vinile è analogico: il solco è modellato con continuità sui suoni da riprodurre, funziona come il timpano dell’orecchio. Nel cd non c’è continuità. Ogni secondo di musica è rappresentato da 44 mila «campioni» del suono e tradotto in 1.440.000 bit. Pensate al cinema. Per fare un secondo di film si scattano 24 fotogrammi della scena. La persistenza delle immagini sulla retina vi farà vedere il movimento fluido e non a scatti. Ma il film non è la scena che vede l’occhio di chi sta sul set. Nello stesso modo, la musica del cd non è quella dell’orchestra ma una serie di suoi «assaggi». Nel 1928 un teorema del fisico Harry Nyquist dimostrò che per riprodurre fedelmente un’onda sonora è sufficiente prelevarne un numero di campioni doppio della sua frequenza. Il più acuto suono udibile dall’orecchio umano ha 20 mila oscillazioni al secondo: dunque 44 mila campioni bastano e avanzano. Ma la psicologia della percezione uditiva conosce ragioni sottili, che sfuggono ai matematici.
CONTRO
[FIRMA]ALBERTO MATTIOLI
Niente di nuovo sotto il sole e davanti alle casse. Probabilmente all’epoca dei primi dischi c’era chi rimpiangeva i cilindri di cera, all’avvento dei 33 giri i padelloni a 78 e via rimembrando. sempre stato meglio quando si stava peggio. Ma il mondo va avanti: anzi, in un’epoca dove la musica è in formato Mp3, il duello fra lp e cd ha la stessa attualità di quello fra Ettore e Achille.
Ora, chi scrive non appartiene a quella minoranza di feticisti dello stereo per i quali il supporto su cui si ascolta la musica è più importante della musica stessa. Però chi sostiene la superiorità dell’ellepì ammetta che lo fa per nostalgia, perché aveva l’orecchio abituato a quel suono, perché gli piacevano quelle belle copertine, perché amava «voltare il disco» a metà (l’equivalente musicale del coitus interruptus), perché gioiva accarezzando i suoi vinili col panno antistatico, perché gli anni Sessanta erano favolosi, i Settanta formidabili e gli Ottanta volgari ma divertenti. Vabbé. Personalmente, ricordo il primo cd che ascoltai: era un Maometto II di Rossini e fui conquistato per sempre quando, o stupore!, fra i gorgheggi di Sam Ramey sentii distintamente il rumore della pagina girata dagli orchestrali. Ma forse è nostalgia anche questa. Godetevi i vostri fruscii.