il Giornale 8/10/2009, 8 ottobre 2009
RETATE RECORD: CATTURATI 170 LATITANTI IN UN ANNO E MEZZO:
Fatti, non parole. In materia di lotta alle organizzazioni criminali i «fatti» del governo Berlusconi parlano di un numero impressionante di latitanti rintracciati e arrestati: 170. Di cui 13 nell’«elenco speciale» dei primi 30, e 31 dell’elenco dei «100 latitanti più pericolosi». Un record senza precedenti. La lista si apre con Domenico D’Alterio, affiliato ai «casalesi», catturato il 10 maggio 2008 dalla guardia di finanza di Mondragone. A seguire Salvatore Ciliento, quindi Francesco Nania «cassiere» della cosca dei Vitale di Partinico, eppoi Romeo Stabile, capozona di Capua. Tocca quindi alla ”ndrangheta: prima con «Beppe ’u banditu», alias Giuseppe Spagnolo di Cirò Marina, poi con Giuseppe Nirta, capocosca impelagato nella faida di Duisburg contro i Pelle-Vottari. Nomi noti e meno noti, tutti nella rete, un giorno appresso all’altro: i camorristi Filippo Abate, Giosuè Fioretto, il superlatitante Patrizio Bosti, Umberto Onda, Gianfranco Antonioli, Raffaele Bidognetti figlio del boss «Cicciott’ e mezzanotte», Paolo Schiavone, cugino del boss Francesco «Sandokan», Enrichetta Avallone moglie del capoclan latitante Antonio Iovine. La lista delle primule assicurate alla giustizia si allunga con Antonio Romeo dei «Pelle», Enrico Zupo, Gennaro Tecchia, Salvatore Montagna, Ignazio Nicodemo, Domenico Vargas, Andrea Panno (il portalettere di Provenzano). A seguire il boss di Porta Nuova, Salvatore Parisi; il «finanziere» calabrese Ippolito Magnoli; i soldati della ”ndrangheta Francesco Fortuna, Stefano Marino, Giuseppe Coluccio e Paolo Nirta, reggente della cosca di famiglia. I carabinieri hanno praticamente fatta piazza pulita della criminalità nell’hinterland casertano (4.718 arresti, 9.151 persone denunciate, 8.750 reati scoperti) contribuendo a disarticolare il clan dei casalesi, compreso il gruppo di fuoco della mattanza di Castelvolturno. Tutti in cella: Oreste Spagnuolo, Davide Granata, Giuseppe Alluce, Alessandro Cirillo, Cesare Tavoletta, Alfredo Maisto, Dionigi Pacifico, Giovanni Letizia, Emilio Di Caterino e soprattutto il boss Giuseppe Setola. Ancora duri colpi alla ”ndrangheta: la polizia prende Gianfranco Antonioli collegato ai Pelle-Vottari e subito dopo Antonio Di Giovanni del clan Licciardi. Ad agosto finisce la latitanza degli ”ndranghetisti Vincenzo Forastefano, Domenico Ladini, Massimiliano Avesani, Antonio Labate e soprattutto «Ciccio Pakistan», alias Francesco Pelle, rintracciato dal Ros, per non dire di Domenico Morabito nipote ed erede del Padrino, Giuseppe «’u tiradritto». Ce ne è anche per la sacra corona unita: in manette finiscono Francesco Lalario e Carmelo Fiorentino. Di più: il mafioso Fabio Chianchiano, Franco Vallone scovato a Crotone, Domenico Magnoli dei «Molè-Piromalli». Colpi al vertice della ”ndrangheta arrivano in serie: l’arresto ad Amsterdam di Giuseppe Nirta, ras di San Luca, presunto killer della strage di Duisburg, anticipa di poco la cattura del superboss Giuseppe De Stefano e dei luogotenenti Domenico Magnoli e Pietro Criaco. Fra novembre e dicembre 2008 viene interrotta la fuga di Elia Annunziata, Giuseppe Manzela, Francesco Petito, i «casalesi» Mario Di Puorto, Metello di Bona, Mosè Esposito, Luigi Tartarone e Mario «pesciolino» Indaco, quindi lo scissionista Paolo Pesce, Marco Assegnati del clan Nico, Sando Capizzi (figlio di Benedetto, capomafia di Villagrazia). L’anno nuovo si apre con l’arresto di Candeloro Parrello da Palmi, introvabile da 10 anni, Salvatore Zazo camorrrista della famiglia Mazzarella. Le indagini all’estero portano ad acchiappare i camorristi Gennaro Amendola del clan Gionta in Slovenia, il boss di Napoli Alta, Antonio Caiazzo, in Spagna, Ciro Mazzarella a Santo Domingo, Paolo Romagnoli a Bucarest, Pietro M. a Barcellona. In contemporanea con la cattura dei casalesi Giuseppe Gentile, Luciano Gallucci e Armando Letizia, i carabinieri interrompono la fuga del mafioso Filippo Annatelli e dei camorristi Paolo Abbatiello, Diego Leone, Luigi Alberto detto «o pesantone», Giuseppe Gallo, Umberto Galiero, Ciro Mauriello e la donna-boss Rosa Petrosino. I primi di marzo la polizia rintraccia il latitante cosentino Giuseppe Vrenna e di lì a poco anche Salvatore Caramuscio, leader della Scu barese. La finanza il 10 marzo cattura Gabriele Brusciano fuggito insieme al boss casalese Setola, due giorni dopo tocca al boss palermitano Salvatore Adelfio fuggito in Francia, dopodiché al capoclan camorrista Nicola Di Febbraro e quindi al colpo dell’anno: il superlatitante Giovanni Strangio, arrestato ad Amsterdam con l’accusa di essere l’autore materiale della strage di Duisburg. Il 3 maggio è finita la latitanza di Raffaele Diana, pezzo da novanta dei casalesi. Il 10 maggio scorso il Ros è riuscito nell’impresa di prendere Salvatore Coluccio, capo della ”ndrangheta di Roccella Ionica, incluso nello speciale «programma speciale di ricerca dei latitanti più pericolosi». Programma dov’erano inseriti (e non lo sono più) anche i colleghi eccellenti della ”ndrangheta Michele Antonio Varano, Antonio Pelle di San Luca, Salvatore Miceli, Paolo Rosario De Stefano e Carmelo Barbaro. Si dovrebbe poi parlare di Raffaele Amato, uno dei capi degli «scissionisti» rintracciato in Spagna, o di tanti altri latitanti scovati ovunque e spediti in galera. Ma ci vorrebbe un’altra pagina per elencarli tutti.