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 2009  ottobre 08 Giovedì calendario

CAMERON, IL RITORNO DELL’ESTABLISHMENT

«Non dimenticherò mai l’odore di quel posto. Matite temperate, salsicce e ragazzi». Là dove Marina Mowatt, cugina della regina Elisabetta, fu investita dal lezzo combinato di grafite, grasso fritto e sudore, là dove cominciò la vita adulta dei principi Andrea ed Edoardo, David Cameron si arrovellò a lungo senza trovare una risposta. Perché era stato spedito fra i corridoi di Heatherdown all’età «incredibilmente assurda di sette anni»? Prossimo ai 43, lì compirà domani, il leader conservatore e premier britannico in waiting,
se le cose andranno come i sondaggi promettono, probabilmente non se lo domanda più. dagli augusti marmi della più esclusiva scuola elementare del paese che bisogna cominciare per capire che cosa ha forgiato l’uomo semi-nuovo della politica inglese. Dopo Heatherdown per David Cameron ci fu Eton, dopo Eton ci fu Oxford in una parabola di studi da upper-upper class come i Tory non vedevano
dai tempi di Harold Macmillan.
In lui si concentra la quintessenza della tradizione britannica, forza e debolezza dei new conservatives che Cameron plasma
da quattro anni con straordinario successo. Gordon Brown è figlio di un reverendo scozzese, Tony Blair di un ispettore del fisco, John Major di un acrobata di circo, Margaret Thatcher di un piccolo commerciante. Lui, da parte di padre e di madre (e anche di moglie), è prodotto dell’establishment britannico, fatto di alta finanza e nobili lombi. Caccia alla volpe, che difende con vigore, e jet set, quello vero, capace di declinare le notti "pazze e disperatissime" (per il tasso alcolico) nell’esclusivo Bullingdon club di Oxford con performance da massimo dei voti che il suo professore di scienze politiche al Brasenose college, Vernon Bogdanor, ricorda così: «Eccezionalmente intelligente, primo del corso».
La biografia di Cameron sem-bra riportare l’orologio dei Tory indietro nel tempo quando dominava il pedigree e il circolo ristretto di amici influenti, compagni di classe, di rugby (il calcio era per le lower classes), di sbronze. E anche di spinelli, nel caso del giovane David. Alla domanda se avesse mai fumato hashish ha così risposto di recente: «Se vai all’università e non partecipi a un po’ di feste c’è qualcosa che non funziona». Un giocoliere dell’intervista,in linea con l’adagio e i sondaggi che fanno di lui un aspirante premier capace di bucare il video e arrivare alla gente. «Con tutto il rispetto per Gordon Brown - commentò Norman Lamont, ex cancelliere dello scacchiere Tory che lo ebbe come assistente - David ha qualità da star che l’attuale primo ministro non ha ».
Doti da cicisbeo metropolitano, dicono i suoi detrattori, dentro e fuori il partito, pronti a scorgere nel suo passato e nel suo presente qualche raro accento di demagogia. Gli piaceva, per esempio, farsi vedere in bicicletta, caschetto in testa, bandoliera gialla e passo atletico come solo gli scatenatissimi ciclisti londinesi sanno fare. Almeno fino a quando è stato beccato mentre andava a Westminster pedalando sì, ma ben tallonato da una limousine che gli portava la cartella. Una stecca nella corsa all’onestà politica, in senso intellettuale, che - come riaffermerà oggi nell’atteso discorso al congresso Tory di Manchester - è il cavallo di battaglia della sua brevissima corsa verso Downing street: nove anni appena da peone di Westminster a favoritissimo per il primo ufficio del paese.
 fastidioso, aggiungono poi gli scettici, vederlo raccogliersi attorno al Notting Hill Set, così chiamato per ricordare, in tono minore e vagamente canzonatorio, il Bloomsbury Set di John Maynard Keynes e Virginia Woolf. Il riferimento è al giro londinese di amici-consulenti- compagni di partito, a cominciare dal cancelliere ombra George Osborne, che abitano a West Kensington dove risiede David con la moglie Samantha Sheffield e con i due figli (il terzo, il primogenito, affetto da una rara sindrome congenita, è morto lo scorso febbraio all’età di sei anni).
Sotto le vesti apparenti del damerino metropolitano batte in realtà - e non lo pensano solo i supporter - il cuore di un rivoluzionario, l’artefice di un’impresa davvero complessa: ridare vita politica a un partito piallato da tre elezioni perdute, gestito nell’ultimo decennio da una girandola di leader di debole carisma, afflitto dalla fama di schieramento per ricchi e antipatici. La vittoria, sosteneva Margaret Thatcher, passa dal centro. Per raggiungere quell’elettorato la signora premier scardinò un sistema, trasformando un popolo di iscritti al sindacato in un popolo di piccoli azionisti, proprietari di case e del proprio destino. Cameron concorda, ma per recuperare il centro, il partito lo porta a sinistra. Tocca, paradossalmente, proprio a lui, prodotto della nomenclatura britannica, riprendere le trame di quel paternalismo conservatore che segnò la stagione degli anni Sessanta e che fu liquidato dalla Thatcher con il neoliberismo economico e sociale degli anni Ottanta.
Il rilancio del Tory party passa, così, dal recupero, centellinato, dei tempi andati, calibrandoli con i successi dell’era "di ferro". La missione è riconciliare giustizia sociale e autonomia dell’individuo, ammantando di un’aura modernista un partito zavorrato da uno spesso strato di polvere. E per fare questo ci vuole immagine, sia essa la bicicletta, la camicia senza cravatta, l’associazione con Google,paradigma principe del nuovismo conservatore - Eric Schmidt Ceo di Google è consulente Tory-e ci vuole sostanza.Per archiviare l’arroganza dell’era thatcheriana usa toni moderati, per spuntare le asperità ideologiche annuncia il rilancio del sistema scolastico e sanitario britannico: «Ma per riuscirci si dovranno tagliare altri capitoli di spesa e si dovranno alzare le tasse». Ha coraggio intellettuale nell’annunciare come fa, e fa fare dalla platea di Manchester, "tempi duri" anche quando lui sarà al potere. Sfida il consenso recuperando un tratto della Thatcher, lo amalgama con il paternalismo di Macmillan lo piazza con l’abilità di Tony Blair.
Il mix è cool , la conclusione sorprendente. «In realtà siamo noia sviluppare l’agenda avviata da Blair», ha confessato nei mesi scorsi Michael Gove ideologo neo-Tory fra i più vicini a Cameron. Un nuovo anello dell’evoluzionismo politico britannico: la Thatcher ispirò Blair, Blair illumina Cameron. Nelle lunghe nottia Heatherdown fra odori di grafite, salsicce e ragazzi, il piccolo David non se lo era mai immaginato.