identità golose, blog di Paolo Marchi 5/10/2009, 5 ottobre 2009
Food for thought versus Thought for food - Libro dal doppio titolo, all’apparenza uno il ribaltamento tra dei fattori anche se il prodotto cambia perché pensare a ”Food for thought” è diverso da ”Thought for food”
Food for thought versus Thought for food - Libro dal doppio titolo, all’apparenza uno il ribaltamento tra dei fattori anche se il prodotto cambia perché pensare a ”Food for thought” è diverso da ”Thought for food”. Nel primo caso il protagonista è il cibo che ci spinge, sollecita a pensare, nel secondo si parte dal pensiero per approdare al cibo. In ogni caso, siamo davanti a un libro, edito da Actar in quattro lingue (tranquilli, l’italiano non c’è; solo spagnolo, catalano, inglese e tedesco) curato da Richard Hamilton e Vicente Todoli con i contributi di decine di figure, riunite attorno a questo o quel tavolo, un paio anche al Bulli, tutti chiamati a discutere e pensare attorno al mondo delle avanguardie in cucina e nell’arte partendo dall’Universo creativo del Bulli di Ferran Adria. Volume da posto d’onore in libreria, con un mio appunto: fatico sempre a seguire fino in fondo chi tesse trame tra pietanze e opere artistiche. In genere diffido di chi considera ottimo un certo piatto perché gli risulta una forma d’arte. Per me ha valore reale se quella preparazione è inseribile in carta quotidiana, altrimenti si entra nell’universo delle performance che inseguono idee e comete. Basta mettersi d’accordo prima.