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 2009  ottobre 06 Martedì calendario

Tsvangirai Morgan

• Gutu (Zimbabwe) 10 marzo 1952. Politico. Dal 2009 primo ministro dello Zimbabwe. Leader storico del Movimento per il cambiamento democratico • «[...] Ex minatore, leader del sindacato, più volte pestato e imprigionato dal regime, il ”Walesa dello Zimbabwe” [...]» (gp. v., ”la Repubblica” 31/3/2008) • «[...] ha visto la morte in faccia almeno un paio di volte. E sempre all’ultimo momento si è salvato per miracolo. La prima volta fu nel 1998, poco dopo aver guidato il primo sciopero nazionale contro la politica economica di Mugabe che ha portato il Paese alla rovina. Una gang di veterani della guerra di liberazione (che veterani non erano perché avevano al massimo vent’anni) sostenitori di Mugabe entrò nel suo ufficio al decimo piano e dopo averlo sprangato tentò di lanciarlo giù dalla finestra. Fu salvato a stento. L’altra l’11 marzo 2007, il giorno dopo il suo cinquantacinquesimo compleanno. Fu arrestato mentre stava andando a una veglia di preghiera in uno slum di Harare. Fu picchiato a sangue e torturato. La sua scatola cranica subì fratture in più parti. Un cameraman freelance locale, Edward Chikombo trafugò all’estero un video con le immagini di Tsvangirai torturato. La faccia era una maschera di sangue. Il giornalista fu rapito dalla sua casa e il suo corpo fu trovato in un campo a 80 chilometri di distanza. Tsvangirai viene dal sindacato di cui è stato il leader. Non è istruito come Mugabe, non ha studiato dai missionari e ha dovuto lasciare la scuola per andare a lavorare in miniera. [...] Mugabe ha cercato di intimidire e bloccare il suo antagonista in vari modi. Per esempio accusandolo di tradimento varie volte: nel 2000, nel 2002 e nel 2003. Appena prima delle elezioni parlamentari del 2002 comparve un misterioso video, costruito ad arte. Ritraeva Tsvangirai che discuteva con un canadese su come assassinare Mugabe. L’uomo, Ari Ben-Menashe della società Dickens and Mason, si era rivolto al leader dell’Mdc chiamandolo stupido perché lui era un lobbista per il governo dello Zimbabwe. Tsvangirai fu assolto ma per 20 mesi su di lui è gravata la possibilità di una condanna alla pena capitale. Anche le altre volte la corte, sfidando le ire del dittatore, lo ha sempre prosciolto. In realtà si trattava però in quei casi più che di tradimento, di lesa maestà giacché il capo del Movement for Democratic Change aveva lanciato appelli per rovesciare il regime e il dittatore. Trentasette sostenitori dell’Mdc, compreso l’autista del leader e il suo aiutante furono massacrati in un colpo solo nel tentativo di fermare l’avanzata del partito ”ribelle”. Ma negli anni almeno duecento militanti sono stati ammazzati e altri picchiati, violentati e minacciati in un’ondata continua di intimidazioni. Ciononostante la popolarità di Tsvangirai [...] è un leader carismatico coraggiosissimo [...]» (’Corriere della Sera” 1/4/2008) • A marzo 2009, primo ministro da meno di un mese, la moglie Susan morì investita da un tir, lui si salvò per miracolo: «[...] Erano sposati dal 1978. Sei figli [...]. Susan la sua ombra discreta: quando Morgan era capo dell’opposizione l’ha accompagnato in tribunale a difendersi dalle accuse di tradimento. Quando la polizia l’ha picchiato e umiliato, lei l’ha raccolto. Susan ha fatto in tempo a prendersi una rivincita: ha visto suo marito ricevere l’incarico di primo ministro [...]» (Michele Farina, ”Corriere della Sera” 7/3/2009).