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 2009  ottobre 06 Martedì calendario

Criticano Minzolini ma dimenticano le 26 prediche di Riotta - E adesso chi glielo spiega a Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, che Gianni Riotta, il predecessore dell’attuale direttore del Tg1, Augusto Minzolini, di editoriali, in soli due anni e mezzo, ne ha sfornati ben 26? Sì, perché Zavoli, in un impeto di correttezza istituzionale, ha affermato che «l’editoriale, per brillante che sia, non è nella tradizione dei telegiornali, tant’è che se ne fa uso solo in casi rarissimi»

Criticano Minzolini ma dimenticano le 26 prediche di Riotta - E adesso chi glielo spiega a Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, che Gianni Riotta, il predecessore dell’attuale direttore del Tg1, Augusto Minzolini, di editoriali, in soli due anni e mezzo, ne ha sfornati ben 26? Sì, perché Zavoli, in un impeto di correttezza istituzionale, ha affermato che «l’editoriale, per brillante che sia, non è nella tradizione dei telegiornali, tant’è che se ne fa uso solo in casi rarissimi». Mica Vero. Tanto che, a conferma che Riotta il vizio del ”pistolotto” ce lo aveva nel sangue, il 27esimo della serie venne appaltato addirittura ad una conduttrice del Tg1, Maria Luisa Busi. Fatto alquanto irrituale in Rai, ma contro il quale il comitato di redazione non mosse un dito, mentre per quello di sabato scorso, in cui Minzolini contestava le ragioni della manifestazione di piazza del Popolo, ha sparato ad alzo zero. Con quei 27 editoriali il Cdr (la rappresentanza sindacale interna, ndr) è sempre stato d’accordo? Oppure li ha semplicemente «subiti», come sussurrano molti redattori del telegiornale della rete ammiraglia? Difficile dirlo con certezza, fatto sta che dopo la levata di scudi del Cdr del Tg1 contro l’attuale direttore, ”reo” di aver fatto esternato la sua posizione ”divergente” da quella della Federazione Nazionale della Stampa, nella redazione, ieri, si respirava un clima tutt’altro che da notte dei lunghi coltelli. Cifre alla mano, infatti, su 160 redattori ben 120 si sono schierati dalla parte di Minzolini, pronti a stilare un documento contro la presa di posizione del Cdr. Segno evidente che il documento dei ”sindacalisti” non è stato un atto di protesta, ma un vero e proprio gesto politico, un modo per dire che anche loro avrebbero voluto essere in piazza, ma non ne hanno avuto il coraggio. Coraggio che, invece, non è mancato al direttore generale della Rai, Mauro Masi, che ha inviato una lettera a tutti i direttori di rete e testata, invitandoli alla ”prudenza”. Masi, nella missiva, fa riferimento al parere dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, laddove sottolinea la necessità da parte del servizio pubblico di rispettare i principi di «completezza, lealtà e imparzialità». La lettera di Masi, più che ai direttori dei telegiornali, sembra essere indirizzata ai conduttori dei programmi d’informazione, soprattutto di quelli finiti nel mirino dell’Authority e della commissione di Vigilanza. E sarà proprio l’organo parlamentare a sentire i direttori delle testate, a partire da Minzolini. Un’audizione già in programma «al pari di quelle di tutti gli altri direttori di testata e responsabili di rubriche», ha sottolineato Zavoli. Il ”caso” Minzolini, poi, giovedì sarà sul tavolo del consiglio di amministrazione della Rai. Il presidente, Paolo Garimberti, ha definito «assolutamente irrituale» l’editoriale del direttore del Tg1, scrivendo, a sua volta, al direttore generale Masi. Tanto a Zavoli quanto al presidente del cda ha replicato il vice presidente della Vigilanza, Giorgio Lainati: «Gli editoriali dei direttori dei tg della Rai», afferma l’esponente del PdL, «rappresentano pienamente una tradizione che perdura da molti anni e appartengono perfettamente al linguaggio del mezzo». Riotta docet.