Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 06 Martedì calendario

IL FOGLIO DELL’ELEFANTINO ANNOIATO


Il Foglio si appresta a chiudere un bilancio 2009 un po’ così. Di quei bilanci senza infamia e senza lode, con una piccola perdita, riduzioni delle promozioni commerciali, chiusura dell’edizione della domenica, aumento del prezzo di copertina, calo dei ricavi pubblicitari, razionalizzazione dei costi, diffusioni in flessione a 20 mila copie.

Un documento contabile che sembra quasi rispecchiare la noia in cui è caduto, come per sua stessa ammissione, il direttore Giuliano Ferrara. Bocciato alle urne con la sua lista anti-aborto nel 2008, abbandonata la conduzione di Otto e mezzo su La7, terminata la sua collaborazione a Radio 24, l’Elefantino se ne sta tutto il giorno alla redazione del Foglio, lavora tantissimo, ma è stufo. Deluso dal centro-destra, da Silvio Berlusconi, dal dibattito politico a base di escort, da quella situazione delicata, tra incudine e martello, in cui si è trovato: direttore di un giornale edito da una società in cui il principale azionista è Veronica Lario, moglie del premier da cui però ha chiesto il divorzio. Ferrara non è più al centro del dibattito, ora l’agenda la dettano altri, Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro sono diventati i maitre à penser del Pdl. E lui, l’ex consigliere più ascoltato di Sua Emittenza, che fa? Sono in tanti a chiedersi: Ferrara, dove sei???? Come ha spiegato di recente a Massimo Bordin, in una conversazione a Radio Radicale con Marco Pannella, «la mia è proprio una fuga», dice Ferrara, «io non sono così combattente come Pannella, non sono così forte, robusto. Io provo noia, noia profonda. Non ce l’ho con Berlusconi per la sua vita licenziosa (però in giugno, in un suo editoriale sul Foglio, Ferrara si era detto imbarazzato per la storia del divorzio, ribadendo poi che, alla luce dell’inchiesta di Bari, Berlusconi era un uomo «con uno stile di vita esposto a noti meccanismi di ricatto», che aveva messo in campo «un’autodifesa spesso risibile», ndr), anzi, gli auguro di potere ancora per tanti e tanti anni divertirsi, e gli auguro anche di fare quelle cose non così brutte. Quello che non capisco», continua Ferrara, «è perché noi dobbiamo stare qui inchiodati a questa miseria: battaglie sulla libertà di stampa che partono da storie senza senso. Vorrei veramente che si discutesse anche di cose non serie, perché io non sono serioso. Che si parlasse di storie futili, curiose, eccentriche, perché noi siamo un paese anomalo finché c’è Berlusconi. Non ho fregole moralistiche o politicistiche, però vorrei ci fosse la ciccia». Che, tra l’altro, detto da Ferrara, potrebbe sembrare quasi ovvio.

Comunque, la specie di Aventino sul quale Ferrara è in esilio si rispecchia nella sua creatura. La società cooperativa Il Foglio quotidiano chiuderà il 2009 senza nuove iniziative, con una perdita simile a quella 2008 (165 mila euro), ma un esercizio molto più in equilibrio di quello 2008, grazie allo stop del numero della domenica e all’aumento del prezzo di copertina. Prosegue la discesa del venduto (dalle 24 mila del 2006 alle 23 mila del 2007, le 21 mila del 2008, le 20 mila attuali), «ma solo perché sono cambiate le politiche commerciali, le promozioni. I lettori, invece», assicura Michele Buracchio, direttore generale del Foglio, «sono fedeli». Quest’anno, tuttavia, non ci sarà bisogno del contributo a fondo perso di 600 mila euro da parte dell’editore, la Foglio edizioni srl (di cui principale azionista è la signora Lario col 38%), che nel 2008 aveva permesso di tenere sotto controllo la perdita. Soci contenti? «Beh, immagino di sì», sottolinea Buracchio, «anche se non hanno mai investito molto nel giornale. E il solo immobile della sede di Roma, sul quale abbiamo quasi finito di pagare il leasing, vale già tutto quello che gli azionisti hanno investito sul Foglio fino adesso. Senza contare il valore della testata». Ah, a proposito: c’è lo sviluppo su internet, con una raccolta pubblicitaria on-line che pesa per circa 100 mila euro (su 1,3 mln complessivi) e circa 50 mila euro incassati per la crescita degli abbonamenti del Foglio sul web e la vendita di contenuti. Ma è probabile che tutto ciò non dia proprio i brividi all’annoiato Elefantino.