Varie, 6 ottobre 2009
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Greider Carol
• San Diego (Stati Uniti) 15 aprile 1961. Biologa. Nobel per la Medicina 2009 con Elizabeth Blackburn e Jack Szostak • «Se gli uomini passano, ma l’umanità resta, è perché qualcosa nel nostro Dna resta stabile anche col tempo che scorre. Lo hanno definito un ”tappo”, un ”cappuccio”, messo all’estremità dei cromosomi per evitare che i filamenti di Dna si sfilaccino come corde troppo usate, facendoci invecchiare più in fretta del dovuto. Ai loro scopritori è andato [...] il premio Nobel per la medicina [...] In gergo tecnico questi due ”tappi” si chiamano telomeri e a descriverli all’inizio degli anni ”80 sono stati tre scienziati americani con una donna come pioniere. Elizabeth Blackburn [...] Carol Greider [...] è stata allieva della Blackburn e quando ha ricevuto la telefonata dell’accademia delle scienze di Stoccolma che assegna i premi ogni anno stava facendo il bucato prima di andare all’allenamento di triathlon: [..] Blackburn e [...] Greider [...] scoprirono i telomeri quasi per caso andando a frugare fra i segreti della struttura del Dna. La Greider aveva solo 23 anni e oggi ama ricordare che la scoperta decisiva avvenne a Natale del 1984, ennesimo giorno di festa passato in laboratorio. Oltre ai ”cappucci” che proteggono i cromosomi, le due ricercatrici con il contributo di Szostak individuarono anche l’enzima che riallunga i telomeri ogni volta che il tempo e le continue divisioni cellulari ne consumano l’estremità: la telomerasi, ribattezzato ”l’enzima dell’immortalità”. Definizione enfatica, secondo alcuni. Eppure è proprio grazie a questo enzima che il Dna (e quindi in un certo senso l’identità) di un individuo rimane stabile nonostante i suoi 50mila miliardi di cellule che si dividono alla velocità di 500 miliardi al giorno: un ritmo capace in teoria di trasformarci in una persona completamente diversa in un centinaio di giorni. [...]» (e. d., ”la Repubblica” 6/10/2009).