Felice Cavallaro, Corriere della sera 5/10/2009, 5 ottobre 2009
LO SCARICABARILE DELLE ACCUSE E IL TUTTI CONTRO TUTTI DI MESSINA
La sceneggiata dello scaricabarile sembra un replay connaturato alle sciagure italiane. E, puntuale, non manca nel disastro di Messina, dove Guido Bertolaso se la prende con i sindaci che preferiscono finanziarie sagre delle salsicce invece di impegnare i fondi comunali nella protezione del territorio, chiudendo gli occhi davanti agli abusi. E i sindaci, come succede perfino nella sfacciata Scaletta Zanclea, dove la poltrona del municipio si eredita di padre in figlio, replicano che è la Protezione civile a non spendere i quattrini quando vengono stanziati. Come sarebbe accaduto in questo paese che resterà nella storia degli orrori per il palazzo costruito sulla foce cementificata di un torrente.
Una vergogna per tutti, ma non per quei sindaci che attaccano tutti, perfino il loro dirimpettaio di Messina che, pur con le 800 deroghe al piano regolatore della sua città, bacchetta i mancati controlli sugli abusi, però subito rimproverato dal più vecchio dei suoi colleghi succedutisi a Scaletta con una cantilena che ha il sapore acido di un richiamo a complicità antiche: «E che scinnio (è sceso) dalla luna ora ora? Non le vedeva le case...? » .
Stessa cantilena rovesciata sul governatore Raffaele Lombardo non appena annuncia una verifica amministrativa sui guasti di questi anni «per individuare i responsabili e agire di conseguenza ». Come dire che si punta in alto, ma senza dimenticare gli input che spesso arrivano dal basso perché per Lombardo comunque è anche colpa dei cittadini che «continuano a costruire case sulle fiumare o sotto le montagne».
la fiera del tutti contro tutti questo dopo-disastro, appunto uno scaricabarile che non aiuta nessuno perché i cittadini, capiscano o non capiscano da soli se si può o non si può edificare sopra il letto di un torrente tappato, dovrebbero comunque trovare sindaci e Regione, Genio civile e Protezione civile, magistrati e carabinieri, tutti schierati a dire no, anziché rilasciare licenze, approvare deroghe, omaggiare sanatorie e chiudere gli occhi per aprirli solo davanti all’apocalisse.