Guido Olimpio, Corriere della sera 5/10/2009, 5 ottobre 2009
Qom apre le porte, ma quanti sono i siti segreti?- WASHINGTON – Contatti diretti e continua pressione a colpi di scoop per smascherare possibili trucchi
Qom apre le porte, ma quanti sono i siti segreti?- WASHINGTON – Contatti diretti e continua pressione a colpi di scoop per smascherare possibili trucchi. questa la strategia adottata nei confronti dell’Iran. Difficile dire se funzionerà. Ieri il direttore dell’Aiea, l’egiziano Mohammed El Baradei è arrivato per un’importante visita a Teheran dedicata alla questione nucleare. Al termine dei colloqui, l’alto funzionario ha annunciato: 1) Il 19 ottobre rappresentanti di Francia, Stati Uniti e Iran si incontreranno a Vienna per discutere il possibile arricchimento dell’uranio iraniano in Russia. 2) Il 25 ottobre gli ispettori potranno compiere la prima ricognizione nell’impianto nucleare di Qom, la cui esistenza è stata svelata alla vigilia del summit di Ginevra. Dopo i colloqui El Baradei ha tenuto a sottolineare come «il momento sia cruciale» e non ha nascosto le sue «inquietudini » per il programma atomico dei mullah, anche se «non ci sono prove» che stia cercando di produrre la Bomba. Il buffetto e la carezza non hanno certo smosso il presidente Ahmadinejad che, con buona faccia tosta, ha affermato: «Non ci sono ambiguità » tra noi e l’Aiea. In realtà le zone d’ombra esistono e lo stesso El Baradei ha lamentato la mancanza di «trasparenza» da parte dell’Iran. Parole prudenti che si trasformano in qualcosa di più allarmante grazie a indiscrezioni trapelate nelle ultime ore. L’Iran – ha scritto ieri il New York Times – è in possesso dei dati per costruire un ordigno e sta lavorando per trasformarlo in una testata con la quale armare i suoi missili Shahab 3, in grado di raggiungere Israele. Le informazioni, contenute in una bozza di rapporto dell’Aiea mai reso pubblico, in sostanza danno ragione all’analisi di quei paesi (Israele, Germania, Francia) che ritengono che il programma nucleare di Teheran sia ad uno stadio avanzato. Una conclusione che fino a poco tempo fa era giudicata prematura dall’intelligence statunitense e addirittura ritenuta irreale da El Baradei, che ha smentito l’esistenza del rapporto. Ma i dati raccolti dagli 007 oggi portano ad un quadro inquietante. E anche a Washington cominciano a pensare di aver sottostimato le capacità iraniane. Un dubbio accompagnato da un altro quesito: in questi anni gli iraniani quanti altri impianti segreti simili a quelli di Qom hanno realizzato? In questa cornice il sì iraniano alle ispezioni a Qom presentato come una grande concessione potrebbe nascondere una manovra. Teheran permette di guardare in un sito dove forse c’è ben poco e intanto prosegue a lavorare altrove. Chi non si fida per nulla è sicuramente Israele che ha più volte ammonito la comunità internazionale a non fare il gioco degli ayatollah. Un appello irrobustito da iniziative concrete. Ecco la seconda rivelazione della giornata. In occasione dell’ormai famoso «viaggio segreto» a Mosca il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato al Cremlino «prove imbarazzanti ». Di cosa si tratta? Una lista di scienziati russi impegnati nel progetto di ricerca iraniano. Dunque la Russia non solo vende tecnologia e assiste Teheran nella messa a punto della centrale di Busher, ma permette ai suoi tecnici di svolgere un ruolo primario. Per alcuni si tratta di iniziative «individuali », ma gli israeliani ritengono, invece, che gli scienziati non potrebbero farlo senza avere il placet delle autorità.