Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 05 Lunedì calendario

Qom apre le porte, ma quanti sono i siti segreti?- WASHINGTON – Contatti diretti e continua pressione a colpi di scoop per smascherare possibili trucchi

Qom apre le porte, ma quanti sono i siti segreti?- WASHINGTON – Contatti diretti e continua pressione a colpi di scoop per smascherare possibili trucchi. questa la strategia adottata nei con­fronti dell’Iran. Difficile dire se funzio­nerà. Ieri il direttore dell’Aiea, l’egizia­no Mohammed El Baradei è arrivato per un’importante visita a Teheran de­dicata alla questione nucleare. Al termine dei colloqui, l’alto funzio­nario ha annunciato: 1) Il 19 ottobre rappresentanti di Francia, Stati Uniti e Iran si incontreranno a Vienna per di­scutere il possibile arricchimento del­l’uranio iraniano in Russia. 2) Il 25 ot­tobre gli ispettori potranno compiere la prima ricognizione nell’impianto nucleare di Qom, la cui esistenza è sta­ta svelata alla vigilia del summit di Gi­nevra. Dopo i colloqui El Baradei ha tenuto a sottolineare come «il momento sia cruciale» e non ha nascosto le sue «in­quietudini » per il programma atomi­co dei mullah, anche se «non ci sono prove» che stia cercando di produrre la Bomba. Il buffetto e la carezza non hanno certo smosso il presidente Ah­madinejad che, con buona faccia to­sta, ha affermato: «Non ci sono ambi­guità » tra noi e l’Aiea. In realtà le zone d’ombra esistono e lo stesso El Baradei ha lamentato la mancanza di «trasparenza» da parte dell’Iran. Parole prudenti che si tra­sformano in qualcosa di più allarman­te grazie a indiscrezioni trapelate nelle ultime ore. L’Iran – ha scritto ieri il New York Times – è in possesso dei dati per co­struire un ordigno e sta lavorando per trasformarlo in una testata con la qua­le armare i suoi missili Shahab 3, in grado di raggiungere Israele. Le infor­mazioni, contenute in una bozza di rapporto dell’Aiea mai reso pubblico, in sostanza danno ragione all’analisi di quei paesi (Israele, Germania, Fran­cia) che ritengono che il programma nucleare di Teheran sia ad uno stadio avanzato. Una conclusione che fino a poco tempo fa era giudicata prematura dal­l’intelligence statunitense e addirittu­ra ritenuta irreale da El Baradei, che ha smentito l’esistenza del rapporto. Ma i dati raccolti dagli 007 oggi porta­no ad un quadro inquietante. E anche a Washington cominciano a pensare di aver sottostimato le capacità irania­ne. Un dubbio accompagnato da un al­tro quesito: in questi anni gli iraniani quanti altri impianti segreti simili a quelli di Qom hanno realizzato? In questa cornice il sì iraniano alle ispe­zioni a Qom presentato come una grande concessione potrebbe nascon­dere una manovra. Teheran permette di guardare in un sito dove forse c’è ben poco e intanto prosegue a lavora­re altrove. Chi non si fida per nulla è sicura­mente Israele che ha più volte ammo­nito la comunità internazionale a non fare il gioco degli ayatollah. Un appel­lo irrobustito da iniziative concrete. Ecco la seconda rivelazione della gior­nata. In occasione dell’ormai famoso «viaggio segreto» a Mosca il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha pre­sentato al Cremlino «prove imbaraz­zanti ». Di cosa si tratta? Una lista di scienziati russi impegnati nel proget­to di ricerca iraniano. Dunque la Rus­sia non solo vende tecnologia e assiste Teheran nella messa a punto della cen­trale di Busher, ma permette ai suoi tecnici di svolgere un ruolo primario. Per alcuni si tratta di iniziative «in­dividuali », ma gli israeliani ritengono, invece, che gli scienziati non potrebbe­ro farlo senza avere il placet delle auto­rità.