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 2009  ottobre 03 Sabato calendario

CHI NASCE OGGI VIVRA’ UN SECOLO, ECCO LA ”GENERAZIONE 100”


Un bimbo nato oggi ha quattro vite ad attenderlo. «La terza età sarà il preludio a una quarta» sostiene una ricerca pubblicata dalla rivista medica The Lancet, secondo cui oltre un neonato su due supererà la soglia dei cent´anni, a patto che sia venuto alla luce oggi in Nordamerica, Europa occidentale o Giappone.
Nel ventesimo secolo l´aspettativa di vita nei paesi sviluppati è aumentata di oltre 30 anni. «Poiché ci aspettiamo che segua lo stesso trend anche in futuro, la maggior parte dei bambini nati dal 2000 in poi possono aspettarsi di raggiungere i 100 anni e tre quarti di essi raggiungeranno l´età di 75 anni» scrive Kaare Christensen, direttore del Centro danese di ricerca sull´invecchiamento e autore dello studio di Lancet. «Vite lunghissime - aggiunge - non sono il privilegio distante di generazioni situate in un futuro remoto, ma il destino probabile di molte persone che oggi vivono nei paesi sviluppati».
Che vita sarà, quella dei centenari del ventiduesimo secolo, è la domanda conseguente alla previsione di Christensen. Nonostante l´aumento di malattie croniche come diabete, artrite o cardiopatie, gli anziani del futuro sono destinati a rimanere molto più attivi e indipendenti di oggi. L´inizio della quarta età, quella dell´invalidità e dell´assistenza continua, è rimandato a non prima degli 85 anni, secondo le stime di Lancet. «La contraddizione è solo apparente» scrive il ricercatore danese. «Dobbiamo tenere conto dei progressi della medicina: diagnosi precoci, cure molto più appropriate e malattie destinate a diventare sempre meno invalidanti. Fino a circa 85 anni le persone saranno capaci di portare avanti le loro attività quotidiane senza troppi impedimenti». Fra gli angeli custodi che hanno reso possibile l´allungamento delle aspettative di vita (86 anni è il record delle donne giapponesi, l´Italia ha 79 anni per gli uomini e 84 per le donne), c´è la riduzione del fumo. Fra i demoni che minacciano le previsioni ottimistiche per il futuro, il diffondersi dell´obesità.
Con l´ingresso nella quarta età, effettivamente, gli acciacchi renderanno sempre più difficile godersi la vita e richiederanno una grossa mole di forza lavoro per assicurare l´assistenza agli anziani. Se all´inizio del ventesimo secolo, infatti, è stata soprattutto la riduzione della mortalità infantile a migliorare le aspettative di vita, oggi la sfida della longevità si gioca tutta sulla terza e sulla quarta età. Le più fragili e crivellate dalle malattie, ma anche quelle su cui la medicina si sta sforzando di più per intervenire.
«Abbiamo osservato - prosegue lo studio di Lancet - una crescita lineare e costante dell´aspettativa di vita lungo gli ultimi 165 anni. Nulla sembra indicare che questa tendenza debba arrestarsi e che la durata della vita umana debba avere un tetto prefissato». Era solo il 1980 quando il medico americano James Fries fece la previsione - rivelatasi poi completamente errata - che mai l´aspettativa di vita di un essere umano avrebbe superato gli 85 anni. Oggi il ricercatore danese - che ha messo insieme e rielaborato alcune centinaia di studi scientifici del passato su malattie e longevità - stima che il 50 per cento dei bambini giapponesi nati nel 2007 toccheranno l´asticella dei 107 anni d´età.
Ottimistiche e confortanti, le previsioni di Christensen disegnano però una società con una fascia di anziani molto più gonfia rispetto a quella dei giovani. un puzzle cui continuerà sempre a mancare una tessera, ammette lo studio di Lancet, a meno di non rivoluzionare il mondo del lavoro. «Se il ventesimo secolo è stato caratterizzato dalla ridistribuzione dei redditi, il ventunesimo sarà caratterizzato dalla ridistribuzione del lavoro» scrive Christensen. «Chiamiano i sessantenni e i settantenni a lavorare con dei part time, o comunque degli orari adatti ai loro bisogni. Anche i più giovani avranno la possibilità di ridurre il loro impegno. E le evidenze scientifiche dimostrano che settimane più corte distribuite lungo vite lavorative più lunghe contribuiscono ulteriormente ad estendere le aspettative di vita».