http://blog.libero.it/SergenteRomano/, 5 ottobre 2009
La fortezza di Fenestrelle Un genocidio la cui portata è mitigata solo dalla fuga e dall’emigrazione forzata, nell’inesorabile comandamento di destino: "O briganti, o emigranti"
La fortezza di Fenestrelle Un genocidio la cui portata è mitigata solo dalla fuga e dall’emigrazione forzata, nell’inesorabile comandamento di destino: "O briganti, o emigranti". Una pagina non ancora completata è quella relativa alle carceri in cui furono rinchiusi i soldati "vinti". Il governo piemontese dovette affrontare il problema dei prigionieri, 1700 ufficiali dell’esercito borbonico e 24.000 soldati, senza contare quelli che ancora resistevano nelle fortezze di Gaeta, Messina e Civitella del Tronto. A migliaia questi uomini furono concentrati dei depositi di Napoli o nelle carceri, poi trasferiti con il decreto del 20 gennaio 1861, che istituì "Depositi d’uffiziali d’ogni arma dello sciolto esercito delle Due Sicilie". Cinquemiladuecentododici condanne a morte 6564 arresti 54 paesi rasi al suolo centinaia di migliaia di morti (qualcuno azzarda 1 milione di morti) La prima pulizia etnica del mondo occidentale (Legge Pica) La Marmora ordinò ai procuratori di "non porre in libertà nessuno dei detenuti senza l’assenso dell’esercito". Per la maggior parte furono stipati nelle navi peggio degli animali (anche se molti percorsero a piedi l’intero tragitto) e fatti sbarcare a Genova, da dove, attraversando laceri ed affamati la via Assarotti, venivano smistati in vari campi di concentramento istituiti a Fenestrelle, S. Maurizio Canavese, Alessandria, nel forte di S. Benigno in Genova, Milano, Bergamo, Forte di Priamar presso Savona, Parma, Modena, Bologna, Ascoli Piceno ed altre località del Nord. Per oltre dieci anni, tutti quelli che venivano catturati, oltre 40.000, furono fatti deliberatamente morire a migliaia per fame, stenti, maltrattamenti e malattie. Quelli deportati a Fenestrelle, fortezza situata a quasi duemila metri di altezza, sulle montagne piemontesi, sulla sinistra del Chisone, ufficiali, sottufficiali e soldati (tutti quei militari borbonici che non vollero finire il servizio militare obbligatorio nell’esercito sabaudo, tutti quelli che si dichiararono apertamente fedeli al Re Francesco II, quelli che giurarono aperta resistenza ai piemontesi) subirono il trattamento più feroce. Fenestrelle era un insieme di forti, protetti da altissimi bastioni ed uniti da una scala, scavata nella roccia, di 4000 gradini. La liberazione avveniva solo con la morte ed i corpi venivano disciolti nella calce viva collocata in una grande vasca situata nel retro della chiesa che sorgeva all’ingresso del Forte. Tutte le atrocità che si susseguirono per anni sono documentate negli Atti Parlamentari, nelle relazioni delle Commissioni d’Inchiesta sul Brigantaggio, nei vari carteggi parlamentari dell’epoca e negli Archivi di Stato dei capoluoghi dove si svolsero i fatti.