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 2009  ottobre 05 Lunedì calendario

UN TEST DI LINGUA SULLA LETTURA DEI GIORNALI

La proposta di legge Granata Sarubbi sulla cittadinanza agli stranieri, che a novembre sarà discussa in Aula a Montecitorio, è senza dubbio interessante.
Per gli immigrati extracomunitari adulti si prevede che la cittadinanza possa essere acquisita dopo cinque anni di soggiorno legale. Una soluzione ragionevole: quali che siano gli standard di integrazione richiesti, infatti, è possibile che una persona li raggiunga dopo cinque anni; non per caso sono richiesti cinque anni in Francia come in Svezia, in Olanda come negli Stati Uniti, ossia in paesi con una lunga storia di immigrazione e che, si noti, non possono certo essere accusati di svalutare la cittadinanza.
L’acquisto dopo cinque anni è subordinato a una verifica dell’integrazione linguistica e civica dello straniero.
A proposito della lingua italiana si richiede una conoscenza della lingua parlata equivalente al livello A2 del quadro comune europeo di riferimento.Sicuramente positiva è l’indicazione di un livello preciso che dà certezze. Sicuramente positivo è anche il fatto che si parli di«titoli idonei»ad attestare il possesso del livello richiesto: non è un funzionario a valutare ma, come è logico, una scuola a ciò abilitata. Lascia perplessi invece la scelta per il livello A2 e solo con riferimento alla lingua parlata: in sostanza si chiede solo la capacità di fornire e ricevere semplici informazioni; non si richiede la capacità di capire un di-scorso fatto in italiano, ad esempio un discorso politico anche semplice; men che meno, dato il riferimento solo alla lingua parlata, si richiede la capacità di comprendere ad esempio un articolo di giornale relativo a questioni di attualità.
Il livello A2 "parlato" è quello di sopravvivenza; per la cittadinanza, che comporta i diritti politici, non si dovrebbe chiedere qualche cosa di più?Tra l’altro il pacchetto sicurezza ha previsto una qualche conoscenza della lingua già per l’ottenimento del permesso CE per soggiornanti di lungo periodo; in quel caso sarà ragionevole chiedere il livello A2 ma anche in relazione a ciò si pone l’esigenza di chiedere un livello più elevato per la cittadinanza.
Nulla di preciso si dice invece circa la definizione dello standard richiesto per l’educazione civica.E invece si potrebbe. Negli Stati Uniti esiste ed è oggetto di pubblico dibattito un set di domande per il test sulla storia e le istituzioni del paese che l’aspirante cittadino deve superare. Non sarebbe un buon modo tra l’altro di celebrare i 150 dell’Unità nazionale quello di proclamare la nostra identità civile indicandone i contenuti anche con un set di domande per chi chiede di entrare a far parte del popolo sovrano?
Quanto alle seconde generazioni, si prevede che chi è nato in Italia o vi è entrato minorenne acquisti la cittadinanza su istanza dei genitori una volta completato un ciclo scolastico (di scuola primaria, di secondaria inferiore, di secondaria superiore o anche di formazione professionale). Condivisibile il riferimento alla scuola che infatti si è rivelata in questi anni il principale fattore di integrazione dei minori stranieri; tra l’altro la previsione contrasterebbe la piaga degli abbandoni scolastici. Ci si chiede però se non sarebbe più corretto prevedere in aggiunta l’adempimento dell’obbligo scolastico: in questo modo si contrasterebbe in modo più rigoroso il fenomeno degli abbandoni e si fisserebbe l’acquistoa 16 anni ossia in un’età chiave per la definizione della propria identità.
Va peraltro osservato che rendendo possibile per gli adulti l’acquisto della cittadinanza dopo cinque anni di fatto molti minori stranieri dovrebbero diventare italiani per trasmissione da parte del genitore neo cittadino.
Per i nati in Italia il progetto prevede anche la possibilità di un acquisto alla nascita qualora uno dei genitori sia legalmente soggiornante da almeno cinque anni: una soluzione forse troppo di rottura rispetto alla nostra tradizione, anomala nel contesto europeo e che,oltretutto,non avrebbe molto rilievo pratico perché dopo cinque anni l’immigrato potrebbe ottenere la cittadinanza e dunque trasmetterla al figlio e inoltre lo status dei bambini non dipende molto dalla cittadinanza mentre, crescendo,l’acquisto della cittadinanza deriverebbe comunque dalla frequenza scolastica.