Notizie tratte da: Richard Davenport-Hines # Una notte al Majestic # Sylvestre Bonnard 2009 # pp. 307, 24 euro., 5 ottobre 2009
Notizie tratte da: Richard Davenport-Hines, Una notte al Majestic, Sylvestre Bonnard 2009, pp. 307, 24 euro
Notizie tratte da: Richard Davenport-Hines, Una notte al Majestic, Sylvestre Bonnard 2009, pp. 307, 24 euro.
CREME DE LA CREME La cena dei geni, organizzata presso l’hotel Majestic di Parigi il 18 maggio 1922 dagli inglesi Sydney e Violet Schiff. I due magnati, amanti delle arti d’avanguardia, riunirono intorno allo stesso tavolo Sergei Diaghilev (direttore dei Balletti Russi), Igor Stravinskij, Pablo Picasso e i due massimi romanzieri del tempo, James Joyce e Marcel Proust, che qui s’incontrarono per la prima e unica volta.
MOTIVI Il motivo ufficiale: festeggiare la prima rappresentazione dell’opera di Stravinskij Le Renard, di cui Sergei Diaghilev era impresario e la compagnia dei Balletti russi l’interprete.
VANTAGGI Il Majestic fu preferito al Ritz perché permetteva la musica anche dopo mezzanotte e mezzo.
MEN Vennero serviti un piatto di pesce, la sogliola alla Waleska, con la sua salsina al sapore di formaggio e un piatto di carne, noce d’agnello con fagiolini. Come contorno, asparagi. Dessert: ananas con macedonia tartufata, budino di castagne e mousse di fragole.
OSSESSIONE Gli asparagi, vera e propria ossessione culinaria di Proust, più volte ricorrente anche nella Ricerca del tempo perduto, la serie di romanzi di cui gli Schiff erano entusiasti ammiratori.
GLI ALTRI Una cinquantina in tutto gli invitati: Olga Koklova, ex-ballerina e moglie di Picasso, Bronislava Nijinska, coreografa del Renard e sorella del ballerino Vaslav Nijinsky, che di Diaghilev era stato l’amante. Critici d’arte come Clive Bell, cognato di Virginia Woolf, pianiste come Marcelle Meyer, a cui Erik Satie aveva dedicato il suo Primo Notturno, e tutta la nobiltà ancien régime francese: i Polignac, i Gramont, i Clermont-Tonnerre.
NOTEVOLE Elisabeth de Clermont-Tonnerre era allora l’amante di Liane de Pougy, ex cortigiana, aveva convissuto con la scrittrice americana Natalie Clifford Barney, traduceva Keats, commissionava balletti a Honegger, simpatizzava per il bolscevismo, aveva fama di grande memorialista.
IN RITARDO Dopo mezzanotte, in gran ritardo, arrivano le due star: Proust, direttamente dal suo letto al Ritz (è malato da tempo), tanto elegante e sicuro di sé quanto esangue e pallido e Joyce, ubriaco, con aria confusa e ansiosa, privo di abito da sera.
PROSPETTIVE La sera del 18 maggio 1922 Marcel Proust aveva cinquantun’anni e gli restavano esattamente sei mesi da vivere (è morto il 18 novembre 1922). James Joyce ne aveva quarantuno, e ancora venti davanti a sè.
SPACCONE Picasso portava una bandana catalana messa di traverso sulla fronte, per il semplice gusto di spiazzare quelli che erano in abito da sera. Per l’intera serata si rifiutò di parlare di pittura.
A DISAGIO Joyce era a disagio per l’opulenza del ricevimento, l’eccesso di luci che gli affaticava gli occhi stanchi. Per farsi coraggio bevve così tanto champagne che a un certo punto si mise a russare da seduto.
DELUSO Stravinskij era teso per l’esito della rappresentazione: Le Renard era stato sì applaudito, ma non in modo entusiasta.
MUSICA Proust a Stravinskij: «Senza dubbio amate Beethoven». «Io detesto Beethoven», la risposta del compositore. «Ma, caro maestro, certamente le sonate e i quartetti dell’ultimo periodo...». E Stravinskij:«...Peggio degli altri!».
NOME Joyce non si sentiva secondo a nessuno, ma quella sera, parlando di Picasso, disse: «Non ha tanto più nome di me, suppongo, eppure guadagna 30mila franchi in poche ore di lavoro. Io non valgo un penny a riga, e non riesco a vendere neppure un libro speciale come Dubliners».
IGNORANZA Durante tutta la cena i due romanzieri fecero a gara a chi fosse più antipatico. Uno dei trucchi di Joyce per evitare di fare critiche o complimenti era quello di fingere ignoranza sul tema: «Non ho mai letto la sua opera, mister Proust». E il francese, di rimando: «Non ho mai letto la sua opera, monsieur Joyce».
CONFORTO Un momento di tregua avvenne quando il francese si scusò per essere arrivato così tardi: era a causa del suo mal di fegato: «Sapesse... Non ne posso più. Che cosa devo fare? Mi sta uccidendo». «Come la capisco... Io ho mal di testa ogni giorno e i miei occhi vanno malissimo» ribattè Joyce. E per un po’ ci fu un alternarsi di diagnosi.
MEGLIO Proust: «E’ meglio che me ne vada». Joyce: «Andrei anch’io, basta che qualcuno mi sorregga».
MASOCHISMI Al ritorno dalla cena, in macchina, Proust non smise di parlare con gli Schiff, mentre Joyce continuò a stare zitto, si accese una sigaretta e tirò giù il finestrino. Questo nonstante il suo fortissimo asma.
NO TU NO Arrivati davanti al Ritz l’autore della Recherche scese rapido per poi infilarsi nel portone di casa con i signori Schiff. Prima di scomparire disse all’autore dell’Ulisse: «Lasci che la mia macchina la riporti a casa». Sidney Schiff dovette faticare non poco per convincere un offesissimo Joyce che era la soluzione migliore.