Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 02 Venerdì calendario

IL BRASILE DEI RECORD


C´è anche qualcosa di magico adesso nell´avventura di Lula, ex lustrascarpe, ex tornitore, poi dirigente sindacale, e oggi presidente della ”Stella del sud”, di un paese gigantesco a cui sembra appartenere il futuro, che venerdì a Copenaghen ha pianto a dirotto come un bambino tirando fuori dalla giacca un enorme, e non certo fashion, fazzoletto bianco per affondarci la faccia e l´emozione della gioia. Comunque sia andata con i delegati del Comitato Olimpico, convinti o comprati, i due terzi di loro hanno votato anche sedotti dalla bellezza di una Olimpiade nello scenario naturale di Rio de Janeiro e stregati dalla forza di un paese che tra sette anni, al tempo dei Giochi, potrebbe essere una delle prime cinque economie del mondo. I mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi a Rio nel 2016 sono anche una dimostrazione di fiducia internazionale e, nel caso di Lula, il regalo più atteso per chiudere con i fuochi d´artificio gli anni della sua presidenza.

D´altra parte mentre Europa e Stati Uniti annaspano dentro una crisi globale che divora posti di lavoro, risparmi e investimenti, il Brasile, da Porto Alegre a Manaus, cresce. Non ha mai smesso di farlo. Parlano i numeri: il paese verde-oro ha dichiarato ufficialmente di essere entrato in recessione alla fine del primo trimestre del 2009 quando la sua economia registrò una caduta dello 0,8%; appena quattro mesi dopo, tra agosto e settembre, ne è uscito creando 250mila nuovi posti di lavoro, mentre la sua Banca Centrale prevede un incremento del Pil per l´anno prossimo pari al 5%. Numeri che le altre economie si sognano. Ma c´è di più. Nel periodo cosiddetto recessivo dall´economia sono fioriti 680 mila nuovi posti di lavoro ed entro la fine di quest´anno saranno più di un milione. La Borsa cavalca e la moneta, il real, è sempre più forte e recupera valore nei confronti di euro e dollaro; le sue esportazioni inondano i mercati di soia, carne e ferro e la disoccupazione scende sotto l´8% (meno dell´Italia). Tanto che anche gli osservatori più critici sono costretti a riconoscere non solo che il Brasile resuscita praticamente indenne dall´uragano dei titoli spazzatura ma che ha ripreso a crescere molto prima di quanto si potesse immaginare.

Una spiegazione si trova nel fatto che diversamente da tutti gli altri paesi sudamericani in Brasile l´economia è una politica di Stato che non cambia insieme ai governi o alle congiunture stagionali. Non è un caso, ma è anche una eccezione in tutta la regione, che alla testa della Banca Centrale ci sia ancora Henrique Meirelles, un banchiere scelto da Lula ma molto più vicino al suo nemico, quel presidente Cardoso (1994-2002) che sconfisse l´inflazione promuovendo stabilità e continuità nella politica finanziaria. Quando il ”presidente operaio” vinse le elezioni, sette anni fa, la Borsa tremava, la moneta affondava (schizzò in poche settimane a 4 contro 1 sul dollaro) e gli investimenti stranieri si fermarono. Industria e finanza temevano che l´arrivo al potere di un dirigente sindacale di sinistra avrebbe portato con sé programmi populisti e sperpero delle risorse. Ma Lula aveva capito la lezione, tanto che oggi per ogni 100 dollari investiti in Sudamerica, 90 vengono intercettati dall´economia brasiliana.

Il vero segreto del risveglio di un paese descritto per decenni come un gigante addormentato sta però da un´altra parte: oggi il Brasile non è più un paese del Terzo mondo con una popolazione povera molto più numerosa della classe media ed una piccola élite di ricchissimi. La piramide s´è rovesciata e per la prima volta dall´indipendenza (1822) le tre fasce della middle-class (alta, media e bassa) sono formate da un numero di cittadini maggiore dei poveri e poverissimi. La classe media è diventata maggioranza e in questa rivoluzione si nasconde il segreto dell´assenza della crisi: è stata l´esplosione del mercato interno e l´arrivo di nuovi soggetti nell´universo dei consumi a tenere lontano il botto dell´economia mondiale. come se migliaia di persone hanno comprato per la prima volta un dentifricio, uno shampoo o il forno a rate. Anche qui parlano le cifre: in cinque anni, dal 2003 al 2008, grazie alla redistribuzione del reddito, 19 milioni di persone (il 10% dei cittadini brasiliani) sono usciti dalla povertà. Soltanto nel corso del 2008 il reddito della classe medio-bassa è aumentato del 213% e quello della classe media tout court del 45%. Ed è per questo che Lula s´avvia a terminare il suo secondo e ultimo mandato presidenziale con l´81% di approvazione, un picco di popolarità mai raggiunto da nessun capo dello Stato prima di lui.

Per ospitare le Olimpiadi il Brasile ha già previsto una spesa di 14 miliardi di dollari. Solo una parte di questi fondi andranno alle strutture sportive perché molti soldi serviranno per migliorare il sistema dei trasporti e la sicurezza. La questione trasporti sarà decisiva perché la maggior parte degli avvenimenti sportivi si svolgeranno a Barra de Tijuca, ossia molto lontano dall´aeroporto, dal centro e dagli alberghi. Come lo sarà quello della sicurezza in una metropoli dove il 20 per cento degli abitanti vive nelle favelas sui morros (le colline) e si nutre di una economia illegale che si muove nella criminalità e nel narcotraffico. Ma Rio dovrà anche costruire la sua "città olimpica" e migliorare infrastrutture come la rete elettrica. I brasiliani però sono ottimisti perché se a sud l´Argentina affoga e lo scenario critico minaccia di tornare quello del 2001, quando il paese di Maradona e dei desaparecidos andò in default, e a nord il Venezuela di Chavez annaspa resistendo solo grazie al flusso del greggio, loro producono nuovi ricchi e hanno strappato il paese dal vortice della crisi globale. Tutti corrono per investire alla corte di Lula e scappano da mercati instabili e incerti come quelli di Caracas e Buenos Aires.

 anche una questione di risorse. Negli ultimi cinque anni il Brasile ha raggiunto l´autonomia energetica grazie alla scoperta di nuovi e importanti depositi di petrolio lungo le sue coste e alla scommessa sui biocarburanti. Da tempo il parco auto delle metropoli brasiliane è flex fuel, ossia funziona con motori che possono essere alimentanti alternativamente con etanolo (estratto dalla canna da zucchero), benzina o gas. Ma da alcuni anni il Brasile esporta più di quello che importa ed ha chiuso i conti con il suo debito estero. Oltre che una potenza economica il Brasile sta diventando anche una potenza continentale, militare e diplomatica. di queste settimane l´accordo strategico bilaterale con la Francia che permetterà alle Forze armate di avere anche un sommergibile nucleare, caccia di ultima generazione ed elicotteri.

Sembra proprio che negli anni di Lula la "Stella del sud" abbia preso il volo e che sia destinata ad avere anche un ruolo di guida regionale bilanciando a poco a poco l´effetto calamita e l´egemonia politica degli Stati Uniti. Quest´ultimo processo è la vera rivoluzione in corso, appena sbocciata, in America Latina: la sostituzione dell´ombrello - politico, militare ed economico - di Washington con quello di Brasilia. Così non è per niente strano che un presidente defenestrato, come Mel Zelaya in Honduras, sia finito a chiedere ospitalità e sostegno per rivendicare i suoi diritti nell´ambasciata del Brasile, né che Hillary Clinton abbia chiamato Celso Amorin, il ministro degli Esteri brasiliano, a collaborare nella gestione di una crisi nel vecchio cortile di casa.

Anche le piaghe però restano le stesse, e la Rio de Janeiro che accoglierà le Olimpiadi del 2016, con i suoi estremi di ricchezza e miseria, le rappresenta tutte. Il lavoro minorile, che coinvolge ancora il nove per cento dei ragazzini fra i 10 e i 14 anni ed un numero non indifferente di quelli che hanno meno di dieci anni; l´analfabetismo, così diffuso nelle campagne del nord-est; e la criminalità delle bande armate, che nelle favelas e nelle carceri si contendono gli affari del narcotraffico. Per affrontarle nei prossimi anni ci vorrà un presidente amato e abile com´è stato Lula. Che le risolva, o che riesca, almeno per un po´, a nasconderle tutte sotto un tappeto.

_____________________________________________________

Coelho: «Cambieremo grazie ai giochi»

«Le olimpiadi - dice Paulo Coelho - non sono soltanto sport, sono soprattutto una forza di trasformazione. Questa era l´idea originale del loro inventore, De Coubertin, e per la mia città, Rio de Janeiro, ospitare le Olimpiadi sarà una grande occasione di trasformazione».
Conosciuto in tutto il mondo per i suoi libri, lo scrittore carioca Paulo Coelho ha partecipato insieme al presidente Lula e a Pelé alla votazione del Comitato Olimpico a Copenaghen nella quale Rio ha battuto Madrid, Tokyo e Chicago.

Signor Coelho, è felice di questa designazione?
«La mia città ha le carte in regola e se lo merita ma io faccio anche una promessa. Per dimostrare quanto è importante il potere di trasformazione delle Olimpiadi, se sarò ancora vivo nel 2016, prometto che camminerò sulle mani con i piedi in alto lungo la spiaggia di Copacabana. Ho già fatto i conti, nell´anno delle Olimpiadi a Rio de Janeiro avrò compiuto settant´anni, e spero di festeggiare insieme a tutti voi».

Per la prima volta le Olimpiadi arrivano in un paese dell´America Latina.
«Ognuno dei cinque cerchi olimpici rappresenta un continente, ed era importante portare i Giochi nell´America del Sud dove nessun paese le aveva mai organizzate. Tre anni fa, questo che ora si è realizzato era soltanto un sogno, ma noi brasiliani sappiamo come superare le difficoltà. Siamo dei lottatori e finalmente lo abbiamo ottenuto. Abbiamo dimostrato che non siamo soltanto dei sognatori ma anche dei lavoratori».

Riusciranno i Giochi olimpici a migliorare Rio e a farle fare quel salto di qualità anche nelle infrastrutture di cui ha bisogno per diventare una metropoli moderna?
«L´idea che ho sostenuto quando il governo brasiliano mi ha incaricato insieme a Pelé di promuovere la candidatura di Rio è stata proprio quella di spiegare la grande forza di cambiamento che organizzare una Olimpiade può avere sulla città e su tutto il Brasile. Non è solo una questione di cambiamenti pratici ma anche mentali, di idee e comportamenti. Ed è quello che succederà. Ed è anche l´idea che si trova alla base dell´Alchimia, proiettare quello che sta nel pensiero sul piano del reale».

_____________________________________________________

Brasile:


Economia
+ 5,2% Crescita PIL (2008)
+ 5,0% previsione 2009
5,0 Inflazione (2009)

8,0% disoccupazione (2009)
176 miliardi di dollari: Importazioni 2008
200 miliardi di dollari: Esportazioni 2008
Nona economia mondiale per PIL, 1.994 miliardi di dollari nel 2008. Nel 2016, anno delle Olimpiadi a Rio, il Brasile potrebbe essere la quinta economia mondiale.

Moneta e cambio
2002: 1 dollaro = 4 reais
2009: 1 dollaro = 1,6 reais

Composizione sociale
46% abitanti di classe media (fascia C)
15% abitanti di classe alta (fascia A e B)
39% abitanti di classe bassa e bassissima (fascia C e D)

Beni di consumo:
86 cellulari ogni 100 abitanti
30% delle abitazioni con Internet
Lavoro minorile (10-14 anni): 20,4% nel 1992, 9,2% nel 2009
Frigoriferi: 90% delle abitazioni
Lavatrici: 38% delle abitazioni
Tv: 93,5% delle abitazioni