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 2009  ottobre 05 Lunedì calendario

BIOGRAFIA DI LAURA BON (1825-1904)

(April 18, 1995)

Nacque a Torino il 24 ottobre 1825 da Francesco Agosto da Giovanni Antonio, patrizio veneziano, e da Luigia Ristori-Bellotti, ed era sorellastra di Luigi Bellotti-Bon. Esordi bambina nella compagnia Carlo Goldoni diretta dal padre in società con L. Romagnoli e F. Barlaffa. A Milano, nel 1841, T. Zocchi la scritturò come ingenua; nell’autunno 1844, mentre recitava a Casale Monferrato nella compagnia di R. Jannetti, fu notata da Vittorio Emanuele, duca di Savoia, che le dimostrò un vivo interesse. La Bon fornì acclamate interpretazioni di personaggi passionali, e a venti anni (1845) assunse il ruolo di prima attrice assoluta nella compagnia di A. Pisenti e P. Solmi.

Poco prima di salire al trono, Vittorio Emanuele, che l’aveva rivista mentre recitava nella Luisa Strozzi di Giacomo Battaglia al Teatro Nazionale di Torino, la costrinse a lasciare la scena; la Bon ne visse lontana per diversi anni, nel castello di Moncalieri, in devota sottomissione al re, al quale dette, dopo un infelice parto prematuro, nel 1853 una bambina, Emanuela. La relazione durò sino a quando egli fu conquistato dalla più avvenente Rosina Vercellana, sicché, avendogli apertamente manifestato la sua gelosia nei confronti della rivale, la Bon fu costretta a lasciare il Piemonte quasi improvvisamente. Di natura irrequieta e bizzarra, ingenua e vanitosa, la Bon si attribuì delle missioni diplomatiche per conto di Vittorio Emanuele II.

Riprese a recitare, fra le altre, nelle compagnie di R. Rossi e del Gattinelli, e divenne capocomica ella stessa; il publico continuò ad applaudirla, ma, non potendo rientrare in Piemonte, dovette accontentarsi di far parte di compagnie minori, perché le migliori dovevano, per contratto, dare spettacoli a Torino e a Genova. Nel 1858 si recò a Firenze con la compagnia di E. Pagnini e, prima al Politeama fiorentino, e poi al Teatro Nuovo, volle riprendere la Medea di G. B. Niccolini. Il Niccolini dedicò alla protagonista la tragedia e un sonetto in cui affermava che gli era apparsa, trascinata del suo temperamento, una furia più esagitata della stessa Medea.

Nel 1867 si sarebbe verificata un’altra missione dimplomatica della Bon, questa volta a Parigi presso Napoleone III per manifestargli i segreti propositi del cancelliere Bismarck circa una soluzione della questione romana. Tornata a Firenze, la Bon vide il re, a palazzo Pitti, per l’ultima volta e ne ricevette un cospicuo dono. Da allora la sua vita divenne sempre più randagia e travagliata, nonostante i guadagni ricavati dal lavoro, la pensione corrispostale dalla Real Casa e le recite di beneficienza date per lei dai compagni d’arte. Memorabile è rimasto un fastoso spettacolo che i migliori attori del tempo allestirono al Teatro Niccolini di Firenze il 9 marzo 1870. Purtroppo ella non aveva in sé alcuna capacità di recupero: negli ultimi anni della sua vita dette fondo alle sue sostanze, vendette documenti delicatissimi e cimeli preziosi, riducendosi a recitare, con squallide compagnie, in umili teatri. A Venezia visse tra pratiche devote e richieste di aiuto materiale, e in Campo San Fantin si spense in 24 luglio 1904 per malattia cardiaca.

From Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 1969, pp. 418-19.