http://forum.politicainrete.net/storia/4064-dossier-savoia-umberto-ii-era-gay.html, 4 ottobre 2009
La nuova Sardegna, 20 nov 2002 L’amore gay dell’ultimo re d’Italia Un giornalista messicano rivela la «love story» vissuta con Umberto II di Savoia L’eccentrico giornalista e cineasta messicano Manuel Avila Camacho, nipote dell’omonimo ex presidente messicano (1940-1946), ha rivelato di aver avuto una storia di amore con "l’ultimo re d’Italia" durante l’esilio in Portogallo di Umberto II
La nuova Sardegna, 20 nov 2002 L’amore gay dell’ultimo re d’Italia Un giornalista messicano rivela la «love story» vissuta con Umberto II di Savoia L’eccentrico giornalista e cineasta messicano Manuel Avila Camacho, nipote dell’omonimo ex presidente messicano (1940-1946), ha rivelato di aver avuto una storia di amore con "l’ultimo re d’Italia" durante l’esilio in Portogallo di Umberto II. Una rivelazione che certamente sorprenderà molti e che si colloca a ridosso del ritorno in Italia dei rampolli Savoia che ha già innescato molte polemiche. Ma in sè la storia non era del tutto nuovo. Avila Camacho, esponente del jet-set internazionale e amico di capi di stato, teste coronate, divi del cinema e stelle del rock, ha dichiarato al settimanale’Milenio’ di aver vissuto "una storia d’amore di tre anni" con Umberto II. "Mi trasferii tre anni in Portogallo per stare vicino ad Umberto", ha rivelato Avila Camacho, che ha permesso al settimanale di pubblicare una foto in cui compare abbracciato al’re di maggio’ nel giardino della villa di Cascais. Il giornale pubblica inoltre foto di Avila Camacho con l’attrice holywoodiana Gloria Swanson ("scattata da Andy Warhol", sostiene) in mezzo agli ex presidenti messicani Echeverria e Lopez Portillo. Avila Camacho, figlio di un ex rivoluzionario diventato in seguito governatore dello Stato di Puebla, confessa nell’intervista di aver avuto relazioni anche con Pier Paolo Pasolini, Jean Genet e l’attore viscontiano Helmuth Berger. "Con Pasolini fu amore vero", assicura Avila Camacho che ricorda di aver giocato da bambino nella celebre’Casa blu’ dove vivevano la pittrice Frida Khalo e il muralista Diego Rivera. "Diego aveva una pancia enorme, Frida mi incuteva soggezione perchè fumava sigari e beveva tequila in continuazione", ricorda Avila Camacho che definisce "un tormento" le visite con i genitori ai due artisti. yoyoerz è offline Rispondi Citando Vecchio 26th April 2009, 19:42 #5 (permalink) yoyoerz Forumista Data Reg: 26 Apr 2009 Messaggi: 106 Predefinito Riferimento: Dossier SAVOIA: Umberto II era gay Da "Il Nuovo", 14 giu 2002 Il lato privatissimo e quello politico del più discusso monarca europeo, Umberto II di Savoia. Una biografia irriverente destinata a far discutere. La firma Lucio Lami. di Marcello Staglieno Dedicata a Umberto II e intitolata Il Re di Maggio, quest’accurata biografia scritta da Lucio Lami da dopodomani distribuita nelle librerie, è destinata a suscitare clamore. Oppure a essere fatta scivolare nel silenzio, con sufficienza, da parte di una "storiografia ufficiale" abbastanza sorda nei confronti di "scomode" verità che scompaginano quanto, troppo spesso, ancòra resta vincolato a una vulgata, marxista o paramarxista, a tutt’oggi sopravvissuta alla caduta del muro di Berlino. Due elementi sostanziali, storico-politici e personali. L’importanza del libro, sempre basato sul vaglio accurato delle fonti e tutto d’agevolissima lettura, sta in due elementi sostanziali. Il primo è storico-politico, specie là dove spiega per la prima volta nei dettagli il "broglio" effettuato,nel referendum del 2 giugno 1946, non dal ministro dell’Interno, Giuseppe Romita, bensì dal ministro della Giustizia, Palmiro Togliatti, intimidendo la Corte di Cassazione con la complicità del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi e con l’accettazione degli anglo-americani. Il secondo elemento di novità del libro investe Umberto II sul piano personale, con valenze talora cronachistiche che peraltro contribuiscono a spiegarne le numerose indeterminatezze, e ambiguità, del carattere nelle stesse gravi decisioni politiche via via affrontate nel corso degli anni. L’omosessualità, Maria José, Maria Pia. Innanzi tutto il disvelamento - effettuato da Lami in modi rispettosi ma basato su numerosi documenti, specie sui rapporti dell’Ovra poi riverberati nella cartella, rinvenuta a Dongo nel borsone di Mussolini, intestata Umberto lI soprannominato "Stellassa") - dell’omossessualità di lui, altresì con la sofferta consapevolezza (mai confessa ma più che evidente) del fatto che soltanto la somigliantissima Maria Pia - "nata in provetta" come anche ipotizzò nei propri "Diari" Galeazzo Ciano - era figlia sua. Specie in relazione alla nascita (12 febbraio 1937) di Vittorio Emanuele, Lami spiega come Maria José, partita da sola (e non incinta) come crocerossina sul piroscafo "Cesarea" nel febbraio 1936, quando tornò in Italia era in stato interessante (e, ipotizza cautelativamente Lami, dopo essersi incontrata anche con Italo Balbo e con il futuro eroe dell’Amba Alagi, Amedeo Duca d’Aosta). Il benestare di Hitler per la "fuga a Pescara". Non indulge tuttavia in pettegolezzi Lami, noto come giornalista-inviato e come scrittore, anche quando nel proprio accurato saggio (pubblicato presso le Edizioni Ares che taluni dicono vicine all’Opus Dei) guarda con attenzione alla giovinezza e alla formazione di Umberto, "plasmato a freddo" da Vittorio Emanuele per prepararlo a essere un sovrano. Guarda cioè, il libro,all’incapacità quasi fisiologica d’Umberto di prendere le distanze da un padre che - spingendolo a un eccessivo attaccamento per la madre - lo dominò sino all’ultimo. Soprattutto quando l’obbligò a seguirlo nella fuga al Sud, non certo valutata un’"azione regale" dallo stesso Umberto che, manifestando a re Vittorio il desiderio di restare in Roma per combattere eventualmente i tedeschi, si sentì rispondere: "Rammenta bene che in casa Savoja si comanda uno alla volta, e tocca a me...". In relazione alla "fuga a Pescara", Lami spiega altresì che essa avvenne con l’evidente "benestare" di Hitler, anche perché le auto del sovrano (assieme alle altre con i dignitari di Corte, Badoglio e varie autorità militari) furono per ben due volte intercettate dai tedeschi. E questo concorda con un’intervista ("Il Giornale, 24 luglio 1983, nell’intera Terza pagina) che mi rilasciò il colonnello SS Eugen Dollman, precisandomi che era stato proprio lui, dietro preciso ordine di Hitler, "per evitare un accentuarsi delle ostilità della Gran Bretagna, in fondo ’protettrice’ della Corona italica", a far sì che la Real Famiglia potesse fuggirsene indisturbata. Nuovi documenti sul "Regno del Sud" e sulla Luogotenenza. Sempre in relazione alla personalità di Umberto, non è poi certo trascurabile il fatto che Lami ebbe da lui in persona, nel 1979 a Cascais, amplissime precisazioni biografiche, specie in relazione al periodo del Regno del Sud" e della propria Luogotenenza. In parte l’ex-sovrano consegnò inoltre a Lami, e in parte gli fece poi pervenire, tra gli altri, i documenti - ufficiali ma sino a oggi ignoti agli storici - delle proprie "Ordinanze", cioè redatti dai più stretti collaboratori con scrupolosità tanto meticolosa da consentirci di seguire, ora dopo ora e giorno dopo giorno, le azioni e gli spostamenti del principe ereditario, poi Luogotenente. Le pressioni di Togliatti sulla Corte di Cassazione. Venne poi il referendum del 2 giugno 1946: e la Corte di Cassazione, alla quale competeva de jure legis di verificare la regolarità del voto e di proclamare ufficialmente i risultati referendari, fu "intimidita e sopraffatta" - come ben spiega nei dettagli Lami - da Togliatti. E il Governo, con un colpo di mano (che fu in effetti un vero e proprio colpo di Stato) nella notte tra il 12 e il 13 giugno s’impadronì del potere, nominando Alcide De Gasperi capo provvisorio dello Stato. La sofferta decisione dell’esilio. Fu per evitare la guerra civile che Umberto prese la sofferta decisione, quello stesso 13 giugno 1946, di partire per il Portogallo dall’aereoporto romano di Ciampino, dopo aver sottolineato, nel proprio messaggio al popolo italiano, il fatto che "il Governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell’alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza. Non volendo opporre la forza al sopruso, nè rendermi complice dell’illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria,sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta". Cominciava per lui la lunga,dolorosa stagione dell’esilio. Il 16 giugno la Corte di Cassazione si riunì nuovamente e comunicò i risultati del referendum quali erano stati trasmessi dal ministro Romita: 12.717.923 voti per la Repubblica, 10.719.284 per la Monarchia, 1.509.735 schede nulle (non conteggiate nella definizione del quorum di maggioranza). La Corte non proclamò mai la Repubblica. Né Umberto tentò mai un ricorso, morendo lontano dall’Italia. Lami: Umberto, Re senza corone. Incontro con l’autore di Il Re di Maggio: la figura del regnante Savoia disegnata da una fitta rete di conversazioni che l’allora inviato Lami ebbe con Umberto II. Le debolezze, gli imbrogli, l’ombra del padre. di M. Sta. Inviato speciale in mezzo mondo, noto soprattutto per le proprie corrispondenze dall’Afghanistan in guerra contro i sovietici all’alba degli anni Ottanta per il Giornale, Lucio Lami - poi fondatore e direttore della rivista Commentari con illustri collaboratori quali Karl Popper e Jean-François Revel, e quindi direttore dell’Indipendente -, è autore di numerosi saggi, tra cui Isbushenskij l’ultima carica, Il grido delle formiche sul dissenso sovietico (Premio Estense 1981), La Signora di Verrua e Garibaldi e Anita Corsari . >Quando è maturata l’idea di questo libro su Umberto II? Nell’autunno del 1979. Il 10 giugno Umberto m’aveva ricevuto nella propria residenza a Cascais, raccontandomi che - per arredarla, dato che quando vi era pervenuto mancavano non solo lucer e acqua, ma non c’era un mobile, salvo un lettuccio da campo - era stato costretto a farsi inviare nascostamente dall’Italia,su un grosso barco da pesca, mobili, tappeti, quadri e, col tempo, i libri che arricchivano la sua biblioteca, oggi probabilmente dispersi in frettolose vendite all’asta. >Libri importanti? Molto importanti, specie quelli che da Alesssandria d’Egitto gli aveva fatto pervenire il padre. Erano volumi di storia, mi disse Umberto, pubblicati nell’immediato dopoguerra e - con correzioni, spiegazioni o aggiunte - postillati di pugno da re Vittorio. Umberto disse che, con quegli appunti, sarebbe stato possibile addirittura capovolgere, in taluni casi, quanto via via veniva pubblicato sul "regno del Sud". Promise che me li avrebbe fatti consultare, ma purtroppo questo non avvenne mai. Eppure eravamo entrati in confidenza: il 10 giugno 1979 mi ricevette a piano terra, nel salotto riservato agli ospiti. Ma il giorno dopo mi fece accedere nel proprio ampio studio-biblioteca. >Ti fece molte confidenze? Sì, anche in relazione alla propria vita privata. Mi disse subito che il padre, freddo e distante, lo fece "studiare da re": mettendogli per esempio sempre accanto, durante gl’intervalli delle lezioni fin da quando frequentava in collegio le elementari, due ufficiali che gli leggevano le motivazioni delle Medaglie d’Oro conferite nella Prima guerra, mentre lui guardava con invidia i compagni di scuola scavallarsi in corse e giochi nell’adiacente cortile... >Non ti parlò certo della propria omosessualità... Certo che no. Essa risultava peraltro evidente in taluni suoi atteggiamenti, in sfumature della voce, negli stessi dolenti abbandoni nel parlare dell’Italia rievocando anni lontani. E nella stessa indeterminatezza, nella mancata fermezza che caratterizzarono le decisione sue, inclusa quella - l’ultima - nella scelta dell’esilio, in cui pure dimostrò dignità e coraggio. Da testimonianze dirette, specie dall’attrice Milly che intervistai e incontrai più volte, quest’aspetto della sua sessualità mi è stato esternato più volte. Milly mi disse che ogni loro rapporto era squisitamente platonico, e che Umberto si circondava di "donne dello schermo" (non intendo attrici, ma splendide creature che con la loro stessa presenza dovevano "schermare" la condizione sua). E organizzava le cose in modo che a quegli "incontri", sempre platonici, fossero presenti noti fotografi che poi facevano pervenire le relative immagini alla stampa, anche straniera, per accreditare l’immagine del "principe bello & galante". Un’immagine falsa, come anche in tal senso dimostrano i rapporti dell’Ovra, che pubblico nel libro, e lo stesso fascicolo dei Servizi sottratto, con altri, a Mussolini a Dongo: nel quale il principe (ribattezzato, alla piemontese, Stellassa ) risultava omosessuale. Tuttavia queste restano faccende sue, senza minimamente intaccarne la persona, che fu degna, elegante e con un profondo amore per l’Italia. >Maria José, comunque, l’avrebbe preferito non "diverso"... E si vendicò come fanno le donne in questi casi. Cito nel libro il fatto che solo Maria Pia - l’unica a somigliargli - fu concepita da lui, sia pure "in provetta", grazie alla sapiente arte medica d’un ginecologo napoletano... Del resto la stessa nascita del principe ereditario - con lei partita, non incinta, in Africa nel febbraio 1936 - suscitò pettegolezzi e, a dir poco, i malumori di re Vittorio e della regina Elena. Ma tutto fu messo a tacere, perché questa era la temperie del tempo. >La parte più importante del libro, dal punto di vista storico-politico, mi sembra quella relativa ai brogli nel referendum del 2 giugno 1946. così? Lo ritengo anch’io. Re per un solo mese, da quel maggio 1946, la sera del 3 giugno Umberto non era certo tranquillo. Sapeva che, a chiusura dei seggi, le operazioni di spoglio e di conteggio - sulla base del decreto legge del 16 marzo accortamente fatto varare da Togliatti - dovevano redigere il loro verbale e trasmetterlo, assieme alle schede, alle 31 sedi circoscrizionali (presso i Tribunali e le Corti d’Appello) dove un uomo di Togliatti - come per la prima volta spiego, nei dettagli, nel mio libro -, ovvero un funzionario del ministero della Giustizia, dopo avere conteggiato soltanto i voti validi,per la Repubblica o per la Monarchia, avrebbe redatto un conteggio destinato a far testo, fuori da ogni controllo, per la Corte di Cassazione. >E le schede bianche o nulle? Qui sta il punto. Gli uomini di Togliatti non ne diedero notizia alla Cassazione che, per questo, s’impuntò, anche per il fatto che non c’era sicurezza alcuna sul numero complessivo degli aventi diritto al voto, conteggiati in ragione di 28 milioni contro i 24 effettivi, proprio per mascherare i brogli. Inizialmente, infatti, la Monarchia era in sensibile vantaggio. Per contrastare la Suprema Corte, Togliatti propose di mandarne a casa i membri e De Gasperi, per impedirlo, promise che avrebbe pensato lui a sistemare le cose. Parlò con il presidente della Corte, Giuseppe Pagano, il quale però insistette: non gli restò peraltro che constatare i dati pervenutigli cui era stato aggiunto - parimenti senz’alcuna possibilità di controllo - il numero delle schede invalidate o bianche. Con una duplice conseguenza. Ecco la prima: la notte tra il 12 e il 13 giugno, con un colpo di mano il governo proclamò la Repubblica e nominò De Gasperi capo provvisorio dello Stato. Ed ecco la seconda: da allora cominciò, nella magistratura e nel ministero di Grazia e Giustizia, quella massiccia penetrazione comunista di cui, a tutt’oggi, subiamo le conseguenze. Il resto è cronaca, anzi una cronaca ormai diventata storia. M’auguro. con questo mio libro, di contribuire a riscrivere almeno il capitolo relativo al 2 giugno 1946. <<Il libro è stato poi ristampato dalla Longanesi, nel 1983, con il titolo originale: ”Memorie del commesso di Mussolini”. Eppure, se si vuole conoscere chi fosse veramente Mussolini al di là delle migliaia di pagine di De Felice e delle pluviali analisi degli scrutatori di quel fenomeno socio- politico che egli rappresentò e interpretò, bisogna andare a parare su questo libretto. Era necessaria un’abilità luciferina per cavare dalla memoria di Navarra proprio ciò che egli non voleva ricordare, e che era invece quello che nessuno sapeva e che mai avrebbe supposto. Il Gatto e la Volpe quell’abilità la possedevano al massimo livello e il povero Pinocchio-Navarra si lasciò spogliare d’ogni suo segreto. Se così non fosse stato, non avremmo mai conosciuto la verità su un individuo con un volto privato insospettabile a chi era abituato alla sua immagine pubblica>> (Il Mussolini segreto del commesso Navarra. Corriere della Sera, 1 Settembre, 1998). Il Duce avrà perso la guerra, ma non la faccia davanti alla storia che si nutre non solo dei fatti politici o dei gesti militari, ma anche dei costumi, delle abitudini e delle tendenze di chi la storia l’ha fatta in prima persona perché capo, condottiero, duce, capopolo, papa o re (F. Ceccarelli. Il letto e il potere. Longanesi, 2007). Ad esempio l’omosessualità di Umberto II di Savoia ebbe un’importanza enorme perché fu il ”tallone d’Achille” che fece di lui quel personaggio indeciso ed esitante noto alla storia... con tutte le conseguenze e i disastri che ciò causò all’Italia. Il presidente Francese Nicolas Sarkozy ha già deciso: Gay e sieropositivi, anche se 13enni, rischiano di finire schedati negli archivi del Ministero dell’Interno francese nonostante il parere negativo della Cnil, l’autorità transalpina per la protezione dei dati personali (www.queerblog.it, 2008. Reperibile per via telematica). A differenza di suo nonno, Alessandra Mussolini ha preso posizioni politiche in difesa dei diritti degli omosessuali. Proprio lei, infatti, nell’ottobre del 2003 era stata firmataria, insieme alla collega diessina Livia Turco, di una proposta di legge che aveva lo scopo di estendere alcuni diritti dei coniugi alle coppie di fatto e che, nella versione definita presentata in Parlamento all’art.1, così recitava: ”La Repubblica riconosce e tutela il rapporto tra due persone, legate da comunione di vita materiale e spirituale, che coabitano stabilmente, applicando a tale rapporto le garanzie previste dall’art. 2 della Costituzione per le formazioni sociali finalizzate al processo di sviluppo e di crescita della persona”. Da tale articolo era scomparsa l’iniziale formula ”rapporto tra persone di sesso diverso” che avrebbe escluso dai benefici della legge le coppie gay a causa del loro orientamento sessuale (www.laboratorioperlapolis.it. Reperibile per via telematica). Sul Web si legge: <<Mussolini non odiava i gay. Ad assicurarlo è sua nipote Alessandra. Intervistata da Klauscondicio è categorica: ”Assolutamente, non li odiava. Ricordo che la mia famiglia aveva tantissimi rapporti di amicizia con omosessuali. Approfitto di questa occasione per rivelare che i più grandi amici di mia zia Edda erano gay”. Sul fatto che oltre 10.000 gay siano stati mandati al confino, Alessandra Mussolini tiene a precisare che: ”non nego affatto il dato storico, ma dipingere la famiglia Mussolini come omofoba è sbagliato”>> (www.repubblica.it, 2008. Reperibile per via telematica). Tuttavia la nipote del Duce, quando si tratta di sesso, non ha peli sulla lingua. Ha detto a Vladimir Luxuria: ”Meglio fascista che frocio” (www.repubblica.it, 2006. Reperibile per via telematica). E se il fascista fosse frocio? (M. Fraquelli. Omosessuali di destra. Rubettino, 2007). <<Se l’omosessualità è una tendenza innata, ”un fatto biologico” o comunque pre-politico, cioè pre-culturale, è inevitabile che vi siano omosessuali di destra e omosessuali di sinistra e perfino omosessuali di centro o addirittura apolitici. La destra, se è colta e intelligente, non nega dignità agli omosessuali e non è percorsa dall’omofobia, ma critica l’omofilia, rifiuta cioè l’elevazione dell’omosessualità a modello di vita e la sua esibizione orgogliosa>> (M. Veneziani. www.rubettino.it. Reperibile per via telematica). Nel suo sistema ideologico il fascismo non ”trasfigurò” in nessun modo l’omosessualità, o, quantomeno, un certo tipo di omosessualità: quella viriloide, da contrapporsi a quella ”decadente” ed ”effeminata”..................... http://www.italoeuropeo.it/index.php...=1491&Itemid=1