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 2009  ottobre 04 Domenica calendario

VITA DI VITTORIO EMANUELE II - 6


I rapporti con la Francia

A questo punto il Cavour tenta di trovare il modo per provocare l’Austria, sconfiggerla e occupare il Lombardo - Veneto. Il rapporto con Napoleone III subisce un duro colpo e rischia di spezzarsi nel momento in cui un rivoluzionario italiano, Felice Orsini, compie un attentato contro l’Imperatore stesso, non riuscendo nel suo intento. Egli è adirato con l’Italia ed il Piemonte in particolare, visto come "un covo di vipere" pronte a mordere senza preavviso. Vittorio Emanuele ed il Cavour, entrambi consapevoli del fatto che la rottura di una simile alleanza avrebbe portato ad un grande indebolimento del Piemonte, decidono di inviare a Parigi un ambasciatore fidato, il generale Della Rocca, affinché cerchi di placare Napoleone III. Con una lettera il re sabaudo invita il messo a comportarsi con decisione e far valere le proprie idee: a quanto pare l’Imperatore vede come irrispettose le parole rivoltegli, davanti ad uno sconcertato Della Rocca. In questo momento entra di nuovo in gioco Cavour con una brillante idea: fa pervenire al sovrano francese, fingendo si tratti di un errore, la lettera di Vittorio Emanuele II per l’ambasciatore, in modo che il francese si rendesse conto della sincerità, della decisione, del coraggio e della risolutezza del Savoia. Vittorio scrive così una seconda missiva per istruire il Della Rocca sul da farsi; la prima lettera, come programmato, finisce in mano a Napoleone III:

La vostra lettera mi lascia scorgere nelle parole dell’Imperatore quali voi mi riferite, qualcosa che somiglia a dei rimproveri, o a delle minacce, cosa alle quali io sono assai poco abituato… se egli vuole che qui si usi violenza , sappia che io perderei tutta la mia forza, e lui tutte le simpatie di una generosa e nobile nazione. Non fate il minchione, caro generale, ditegli tutto questo da parte mia, e se le parole che mi riferite sono quelle testuali dell’Imperatore, ditegli, nei termini che credete i migliori, che non si deve trattare così un fedele alleato; che io non ho mai tollerato in posizioni da nessuno; che senza macchia seguo la via dell’onore, e che di questo onore non rispondo che a Dio ed al mio popolo; che da 850 anni portiamo la testa alta e che nessuno me la farà abbassare, e che con tutto ciò, non desidero altro che d essere suo amico.

Il destinatario, letto ciò, rimane compiaciuto delle parole che ha visto, inizia a lodare l’ardore e l’audacia del regnante; a queste si aggiungono anche le frasi che gli sono inviate da Felice Orsini stesso, pentito, prima della sua morte:

Sta oggi in poter vostro di fare l’Italia indipendente o di tenerla schiava dell’Austria e di ogni specie di stranieri… Non disprezzi la maestà vostra le parole di un patriota che sta sul limitare del patibolo; renda l’indipendenza alla mia patria, e le benedizioni di 25 milioni di abitanti la seguiranno dovunque e per sempre.

Napoleone decide di offrire una seconda "chance" al Piemonte: per un certo periodo i contatti tra lui e il Cavour si fanno intensissimi e altrettanto segreti, quindi i due si incontrano a Plombières per rafforzare l’alleanza già esistente. Vittorio Emanuele II è direttamente interessato nell’ultima parte di questa riunione, in quanto la terza clausola del trattato franco - piemontese prevede un matrimonio suggellatore tra Girolamo Bonaparte (cugino dell’Imperatore) e Maria Clotilde (figlia del sovrano sabaudo). I due convolano a nozze il 30 gennaio 1859 nella cappella Reale di Torino: Il re stesso si commuove vedendo partire la figlia soprannominata da lui "l’angelo di casa Savoia":

Il trattato di alleanza con la Francia era stato firmato 12 giorni prima, il 18 gennaio 1859, dal re in persona.