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 2009  ottobre 04 Domenica calendario

VITA DI VITTORIO EMANUELE II - 4


Spensieratezza del nuovo sovrano

Nonostante la situazione molto tesa, il re non rinuncia agli svaghi a cui è abituato: va a caccia, passa tempo con donne diverse dalla moglie; la sera ama scherzare con gli amici come se fosse una persona qualunque.

Effettivamente Vittorio non è molto attirato dalla politica, e comunque non si comporta esattamente come dovrebbe: va e viene , cammina rumorosamente, siede a cavalcioni su sedie e tavoli, fuma sigari, indossa pantaloni sformati, scherza con il proprio seguito. Si è già detto che il re ama circondarsi di validi ministri e aiutanti, tuttavia, per testardaggine, agisce spesso di testa sua, senza chiedere consigli né pareri. Per questo motivo trova, a volte, seri motivi di contrasto nei confronti di D’Azeglio e Cavour. Riguardo a quest’ultimo bisogna dire una cosa: il re è contrario a farlo entrare in parlamento vista la sua indole decisa e la mancanza di mezze misure; Cavour chiama un prete, il servita Bonfiglio Pittavino, affinché dia l’estrema unzione ad un suo amico morente; visto il rifiuto dell’uomo di chiesa, il futuro ministro promette sventure: lo caccerà da Torino insieme all’ordine di appartenenza (ed è proprio ciò che succede). Scoppiano polemiche, tuttavia Cavour guadagna in fama e potere e l’11 ottobre 1850 il re e D’Azeglio, riluttanti, sono costretti ad accettarlo.

I tempi sono molto cambiati da quando sul trono vi era Carlo Alberto: il figlio abolisce le etichette, la corte perde molta della sua eleganza (anche se ciò non dispiace a Maria Adelaide). Ecco una giornata-tipo al Palazzo Reale: caccia o passeggiata a cavallo per quanto riguarda il mattino, pranzo alle 11.30 (con dame e cavalieri d’onore, anche se il re è assente), riposo dalle 12.00 alle 14.00; quindi il re si reca a Torino per sbrigare affari di interesse pubblico o privato; prima di cena vi è un’altra passeggiata a cavallo o in carrozza, alle 19.00 il pasto e la conversazione, fino al momento in cui , ritiratosi Vittorio, madre e moglie si trovano in salotto per una partita a "Whist", almeno fino al 12 gennaio 1855, data di morte della prima. La seconda invece passerà a miglior vita lo stesso anno, diciotto giorni dopo (20 gennaio). Quest’anno è senza dubbio nefasto per Vittorio, che perde, il 10 febbraio, il fratello Ferdinando Duca di Genova. E’ curioso che don Bosco, avendo sognato tali eventi, avesse scritto al re informandolo dell’accaduto prima che i fatti si svolgessero effettivamente.

Dopo la sconfitta di Novara il re, tornato a casa, riallaccia i legami con Laura Bon: una sera l’avvicina fuori dal teatro, fa in modo che un suo amico distragga le sue compagne e la invita a Palazzo Reale per il giorno successivo. Laura non si presenta, tuttavia è il re che la va a trovare sotto casa e i due ricominciano a frequentarsi regolarmente (a parte un breve periodo in cui Vittorio si ammala). La situazione non può passare senza che l’altra grande fiamma, Rosa Vercellana, se ne accorga. Dopo vari litigi con l’amante, questa si allontana permettendo a Laura di vivere uno dei periodi più felici della sua vita con il sovrano. Alla fine, comunque, è lei che si ammala, e non vedendo il re felice come dovrebbe al momento della sua guarigione, capisce di essere solo al secondo posto nel suo cuore, dopo la bella Rosina. Siamo nel 1850. Laura si allontana dopo aver dato al sovrano due figli (il primo dei quali morto prematuramente subito dopo il parto). La Vercellana torna a corte, partorisce un altro figlio anch’egli definito "di genitori incogniti" e chiamato Emanuele Alberto Francesco Ferdinando Guerriero (o Guerrieri).