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 2009  ottobre 04 Domenica calendario

VITA DI VITTORIO EMANUELE II - 3


1848 e dintorni

Siamo intanto arrivati ad uno dei periodi più importanti della storia d’Italia e dei Savoia, ovvero l’arco di tempo attorno al 1848. Un po’ in tutta la Penisola i cittadini hanno cambiato atteggiamento, stanno diventando più consapevoli del fatto che la loro terra deve liberarsi da influssi delle potenze straniere, e possibilmente unificarsi. Tra le correnti più importanti vi è quella dei Neoguelfi, con Gioberti. Altri uomini - chiave sono Balbo, D’Azeglio, ma specialmente Camillo Benso Conte di Cavour.

Gli ideali non rimangono solo in Italia, accadono sconvolgimenti e proteste anche in altri Paesi (Francia, Prussia, Austria). I primi moti scattano in Sicilia. Nel 1846 Papa Gregorio XVI, tradizionalista, viene sostituito da Giovanni Mastai Ferretti, ovvero Pio IX, di idee molto più liberali: è un invito ad agire. In seguito ai moti appena accennati molti Stati italiani concedono la Costituzione; Carlo Alberto non è da meno, promulgando il 4 marzo 1848 lo Statuto Albertino.

Tra le rivolte con più eco vi sono le "Cinque giornate di Milano", dal 18 al 22 marzo 1848 (importante fu Cattaneo), e i moti di Venezia, 22 marzo 1848, dove Daniele Manin assume il potere.

A questo punto Carlo Alberto decide di dichiarare guerra all’Austria (23 marzo 1848). Rinforza l’esercito piemontese aumentando il numero dei battaglioni (oltre il doppio) e utilizzando Vittorio Emanuele come comandante della Divisione di Riserva nella I Guerra d’Indipendenza. Questi parte alla volta della Lombardia, e il 25 aprile 1848 varca il Mincio. Senza dubbio il giovane generale è pieno di ardore, tuttavia non è ancora molto esperto e gli manca decisamente la pratica. Nonostante siano diversi i piani d’azione che propone al padre, nessuno di questi viene accettato. Anche se sta partecipando ad un conflitto, Vittorio non smentisce la sua fama di donnaiolo neanche sul fronte: girano voci che la sera, nonostante tutto si trovasse poco lontano dai quartieri militari con una donna di cui non fa mai il nome. Anche se la moglie Adele non è certo all’oscuro di questi rapporti e della natura non - pia del marito, continua ad amarlo assiduamente e gli spedisce lettere di conforto sperando che ritorni il prima possibile. Bisogna considerare che i due coniugi passano pochissimo tempo insieme nel 1848 a causa delle lotte.

Vittorio Emanuele II partecipa alla battaglia di Pastrengo, primo vero scontro tra l’esercito sabaudo e quello austriaco (30 aprile 1848). Il 30 maggio 1848, invece, durante il conflitto presso Goito, vinto poi dai Piemontesi, il principe viene colpito da un proiettile. Dopo essere caduto da cavallo vi rimonta e sfila davanti all’esercito, che reagisce positivamente all’evento.

Il 16 novembre 1848 stabilisce la sede della sua divisione ad Alessandria. Il Piemonte, comunque, ha ormai perso la guerra: il 23 marzo 1849 l’esercito di Carlo Alberto viene definitivamente sconfitto a Novara. Tale disfatta è dovuta alla poca coordinazione all’interno dell’esercito degli sconfitti, tra cui un ritardo di intervento da parte di Vittorio; a parte ciò, il principe si comporta con valore e coraggio. Il sovrano abdica in favore del figlio primogenito, e si allontana quasi di nascosto da Torino. Si reca in Portogallo, e morirà ad Oporto il 28 luglio 1849. A questo punto l’intero stato è nelle mani del neo re Vittorio Emanuele II.

Non si può certo dire che il nuovo regnante inizi la sua carriera nel modo più edificante, il suo primo atto ufficiale è infatti quello di partecipare, a Vignale (il 24 marzo 1849), ad un colloquio insieme al generale austriaco Radetzky, per discutere le condizione dell’armistizio che sancisce la sconfitta del Piemonte. Egri si comporta egregiamente in questo ambito, per due motivi: riesce a porre un freno alle esagerate richieste del maresciallo, e convince il Senato ad accettare le condizioni i pace austriache anche se, chiaramente, a svantaggio del Regno di Sardegna. Pochi giorni dopo firma a Borgomanero l’armistizio detto di "Novara".

La politica di Vittorio Emanuele si discosta in parte da quella del padre. Il re, neanche trentenne, inizia a prefiggersi, come obiettivo, l’unificazione d’Italia sotto di lui: Si circonda di nuovi funzionari, tra cui Massimo D’Azeglio (entrato in Parlamento il 7 maggio 1849), che divide con Vittorio non pochi interessi (ad esempio, donne e cavalli). Grazie al suo aiuto i successi, in particolare modo in politica estera, crescono di molto.

Un’altra cosa importante da dire su Vittorio Emanuele è questa: dopo aver discusso molto le leggi in vigore prima del suo arrivo, il 29 marzo 1849 giura la Costituzione davanti al Parlamento. Per averla lasciata invariata dopo la sua presa di potere, Vittorio si guadagna il soprannome di "Re Galantuomo". Il 3 luglio 1849 Vittorio Emanuele rivolge da Moncalieri il proclama della "Convalescenza" per invitare i sudditi ad aiutarlo nel consolidare le istituzioni costituzionali.

Si ha un periodo di conflitti con il Parlamento: mentre il re mira alla pace, questo voleva la ripresa delle ostilità. Per questo motivo il sovrano, il 20 novembre del 1849 si vede costretto a sciogliere la camera ed a promulgare il "Proclama di Moncalieri "; esso è si un appello, ma molto vicino ad un ricatto: se non si fosse trovata una maggioranza moderata, il re avrebbe abolito il Governo costituzionale. Il 10 dicembre si hanno le elezioni .