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 2009  ottobre 04 Domenica calendario

I verbali dei governi Cavour (1859 – 1861) Publicato da Admin su 17/1/2009 (160 Letto) I verbali dei governi Cavour (1859 – 1861) a cura di Marco Bertoncini e Aldo G

I verbali dei governi Cavour (1859 – 1861) Publicato da Admin su 17/1/2009 (160 Letto) I verbali dei governi Cavour (1859 – 1861) a cura di Marco Bertoncini e Aldo G. Ricci Libro Aperto ed. (Via Corrado Ricci 29, Ravenna, tel. 0544.35549), pp. 120, ࿬ 15,00 I due anni e mezzo che scorrono dall’inizio del 1859 alla morte di Cavour segnano l’apice non soltanto della carriera politica del Gran Conte, ma altresì della storia politica dell’Italia moderna. In quei mesi Cavour si dimostra maestro di politica estera e interna, capace sia di avviare a compimento l’Unità, sia di gettare le basi per la successiva opera, a partire dalla conquista di Roma e dai rapporti con la Chiesa. Seguire quelle vicende significa rendersi conto dell’altezza veramente ineguagliata toccata da Cavour nella politica: un vertice di cui erano ben consci tutti, dai diretti avversari interni, ai seguaci, dai sovrani, ai diplomatici di tutt’Europa. Ripercorrere quei mesi vuol dire assistere al mutarsi del Regno subalpino in una nuova potenza europea. E l’azione metodica, incessante, diplomatica ma altresì interna, del Conte, è il motore incessante di una costruzione che richiede un tale impegno da sfibrarne l’autore stesso. Questo volume permette di leggere il biennio decisivo per l’Unità sotto un profilo insolito: l’attività del Consiglio dei ministri. Solo di recente è stata scoperta, se così vogliamo esprimerci, l’importanza dei verbali delle sedute governative, per molteplici studi che spaziano dalla storia delle istituzioni alla storia politica, dalla storia del diritto alla storia parlamentare, e perfino alla storia linguistica, per ricostruire alle prime attestazioni di una parola[1]. Si segnala la pubblicazione dei verbali delle sedute del Consiglio dei ministri dal governo Badoglio a tutti i gabinetti De Gasperi[2], oltre al governo Mussolini durante la Repubblica sociale[3]. Si ricorda, altresì, l’apparizione dei verbali dei governi Giolitti[4].La lettura di simili verbali può all’apparenza riuscire arida, priva di qualsiasi vivacità, perfino monotona. Invece, ove si vada oltre le formule (che in fondo si ripetono identiche ancor oggi, a un secolo e mezzo di distanza, per gli odierni comunicati stampa successivi alle sedute del governo: segno della potenza della burocrazia, immutabile nonostante gli anni e i regimi), ci si renderà conto di quante interessanti sollecitazioni provengono da questi documenti. Poche righe, certo, ma dense di fatti, di eventi, d’intendimenti, di politica, di storia, di amministrazione. ***Ferme restando le differenze che emergono da un raffronto tra i verbali dei diversi governi, differenze legate alle ottiche diverse dei verbalizzanti, si ravvisa comunque una continuità di fondo nei limiti di una verbalizzazione che riflette necessariamente, nella sua frequente sommarietà e genericità, una prassi di ratifica di provvedimenti che affida ai ministri, più che al Consiglio, il compito di stendere i testi definitivi di provvedimenti approvati solo in linea di massima. Al punto che, nei pochi casi in cui si è tentato concretamente di fare riferimento ai verbali per sciogliere eventuali contrasti circa il contenuto delle decisioni, tale riferimento è risultato per lo più inefficace.Ma pur con questi limiti, espliciti già nelle premesse del metodo di verbalizzazione adottato, che lascia in ombra molti dettagli della discussione e altrettanti contenuti delle decisioni, i verbali, integrati dai materiali preparatori dei provvedimenti contenuti nella serie degli Atti (che tuttavia si conservano solo per il periodo successivo alla caduta del fascismo, mentre per i governi precedenti si può far riferimento solo alle carte di Gabinetto), restano, nel loro complesso, un elemento essenziale per la conoscenza dell’attività di governo.***La fondamentale caratteristica della ricca documentazione che qui viene presentata è semplice: la classe politica che compie l’Unità, quella Destra storica di cui il Croce tesse non immotivati elogi nella sua Storia d’Italia nel secolo decimonono, sa come governare, insieme, la guerra e l’ordinaria amministrazione. Si muove con accortezza fra ordini militari, rifornimenti di beni indispensabili per l’esercito, concessioni di ferrovie, adeguamenti della legislazioni delle province annesse, rilascio di onorificenze. Trova tempo e modo di trattare della posizione di Mazzini come dei rapporti con le grandi potenze, della cessione di Nizza come dell’ingabbiamento di Garibaldi. Il tutto, dietro la poderosa, incessante, frenetica attività del proprio presidente. Costruisce per l’immediato e per il futuro prossimo, ma getta, insieme, le basi per l’Italia unita, con il carico di problemi – interni ed esterni, giuridici, finanziari, economici, istituzionali, militari… – che si pongono, immensi. Con Cavour, un pugno di ministri: i dicasteri sono sotto i dieci, alcuni dei quali, sia pur con interruzioni (Interno, Esteri, Marina, Finanze), retti dallo stesso presidente del Consiglio. Con meno di dieci ministri, una struttura dunque agile, Cavour arriva all’Unità. Sono personaggi non di rado divergenti, come talvolta appare dai verbali. Si tenga conto che tradizione consolidata è che in Consiglio dei ministri si decida, di fatto, all’unanimità: raramente vengono inserite a verbali espressioni di dissenso, che all’epoca di cui qui si tratta si sarebbero quasi fatalmente tradotte nelle dimissioni. Sono personaggi chiaramente soggiogati dall’incredibile attività (per mole e per profondità d’ispirazione e risultati) del proprio presidente, ma dotati di autonoma personalità, fra i nomi migliori che la politica, piemontese prima, italiana poi, possa fornire. [1] Un caso curioso riguarda anche il presente testo. Si trova citata, nella seduta del 17 aprile 1861, la parola cammorrista, che dal fondamentale DELI (ossia il Dizionario etimologico della lingua italiana di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, Bologna, Zanichelli, 1989) viene datata con riferimento al volume di De Sivo, I napolitani al cospetto delle nazioni civili, uscito nel 1861, successivamente al verbale qui pubblicato. [2] Archivio centrale dello Stato, Verbali del Consiglio dei Ministri, 1943-1948, voll. 10, a cura di Aldo G. Ricci, Roma, Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, 1994-1998; Archivio centrale dello Stato, Verbali del Consiglio dei Ministri, 1948-1953, voll. 3, a cura di Francesca Romana Scardaccione, Roma, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, 2005-2007. [3] Archivio centrale dello Stato, Verbali del Consiglio dei Ministri della Repubblica Sociale Italiana, 1943-1945, voll. 2, a cura di Francesca Romana Scardaccione, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per gli archivi, 2002. [4] Giovanni Giolitti al governo, in parlamento, nel carteggio, vol. I, I governi Giolitti (1892-1921), a cura di Aldo A. Mola e Aldo G. Ricci, Foggia, Bastogi, 2007.