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 2009  ottobre 04 Domenica calendario

CAVOUR FU ASSASSINATO?

"Molti, all’intitolazione del nostro racconto, allargheranno gli occhi prorompendo in un: possibile!? Lettori, sí! Con Napoleone III in trono, il servile governo di Vittorio Emanuele II avrebbe fatto appiccare il gerente e i proti per offesa alle sovranità amiche e protettrici; ma adesso che Napoleone III è diventato un ricordo - adesso ch’egli è un privato e svergognato cittadinuzzo - adesso che la monarchia d’Italia ha riconosciuto la repubblica di Francia; - adesso siamo in diritto d’evocare dalla tomba di Santena l’ombra del gran ministro... Adesso noi solleviamo un lembo di quel lenzuolo funerario che copre le ceneri di tanti illustri spediti all’altro mondo da una testa coronata! Il lettore crederà un sogno il sentir parlare di avvelenamenti in pieno secolo XIX. No! i veleni non sono un esclusivo privilegio di casa Borgia, per torsi da piedi chi dà ombra! Cavour fu avvelenato; lo ripetiamo".

Inizia con queste parole il libretto "Cavour avvelenato da Napoleone III" dal sottotitolo, si noti bene, "Documenti storici di un ingrato", pubblicato anonimo presso l’editore Domenico Cena di Torino nell’anno di grazia 1871. Il volumetto da noi reperito risulta essere la quarta edizione di una precedente stampa del 1870 effettuata presso la tipografia Bandiera dello Studente di Torino.

A prima vista il contenuto del libretto parrebbe inverosimile. La tesi dell’avvelenamento, suffragata da tre documenti "storici", contrasta con tutta la tradizione storiografica italiota. Mai è stata infatti divulgata la tesi del Cavour ucciso, o meglio fatto avvelenare, da Napoleone III tramite "una giovane donna, d’un viso piacevole" moglie di un commissario di polizia (forse di Parigi), la quale, in cambio di un sostanzioso premio (500.000 lire), si sarebbe prestata allo "scellerato progetto".

Costei si porta a Torino, riesce a diventare intrinseca dell’amante del Cavour, una certa Bianca Ronzani, bellissima valchiria prussiana separata dal marito, impresario teatrale fallito, del quale aveva assunto il cognome. Informatasi con molta cautela delle abitudini del Cavour, l’agente segreto in gonnella riesce - secondo l’Ingrato - a dare pratica attuazione al piano diabolico. In un momento di distrazione della Ronzani, intrise di veleno la "tazza di porcellana bianca filettata in oro" da cui il ministro piemontese sorbiva il suo caffè. "Cavour bevve, bevve... e non s’accorse che egli, col caffè, succhiava la morte" che lo rapí cinque giorni dopo.

I DOCUMENTI STORICI

L’anonimo "Ingrato" riporta anche tre dispacci ("i documenti storici" decodificati e tradotti) che l’avvelenatrice avrebbe trasmesso per il suo padrone Napoleone III.

Eccoli:

1) "Acquisto terreno - Non dispero piú - notificherete a lui una nuova strada apertami - E’ fedelissima al conte Cavour la servitú che lo circonda - Tentarla sarebbe stato un compromettere il piano. Il ministro italiano è ritiratissimo e viene, può dirsi ingolfato giorno e notte nei molteplici ed infiniti suoi affari - la sera dopo il pranzo, lavora - dopo va in via Nuova (alcune volte in vettura ed altre volte a piedi) da certa signora Bianca, prussiana, della quale, se non è innamorato, è certamente affezionatissimo - » col mezzo di lei che riuscirò nello scopo - Ho preso in affitto un alloggio sullo stesso piano di lei - Procuro di trovarmela di fronte quando ella discende le scale - Prima con impercettibile segno del capo, dopo piú spiccatamente cominciai a salutarla. - Ella mi corrisponde il saluto. Presto vi darò altri ragguagli. M.S.". Per essere il messaggio di un agente segreto, questo rapporto ci sembra poco ortodosso.

Diventata amica della Ronzani, la francese invia un secondo rapporto:

2) "Le cose sono a buon punto - Quasi giornalmente sono nella casa di lei - Si mostra molto affezionata a me - Il ministro italiano continua a recarsi da lei tutte le sere - Vi resta per parecchie ore - Egli è all’oscuro della mia relazione colla signora Bianca - Mi sono informata delle abitudini del conte - Seppi ch’egli prima di lasciare quella casa beve una tazza di caffè - Pare che il caso favorisca i miei disegni - Il conte ha un’apposita tazza di capacità maggiore a quelle comuni - A cosa fatta vi comunicherò il resto. Torino, 22 maggio 1861".

Ed infine il terzo messaggio a cose fatte:

3): "Tra due ore avrò lasciata Torino. Il mio compito è finito. Tutto andò felicemente. Per la città si conosce l’indisposizione del conte Cavour. Nessuno dubita. La prudenza non mi abbandonò un solo istante. Fra quattro o cinque giorni sarà affar finito. Raggiungo il suolo francese lieta e soddisfatta d’avere obbedito l’imperatore, reso un servizio alla mia patria. Lo saranno del pari gli altri...? Torino, 2 giugno, 1861. N.N".

LA STORIOGRAFIA UFFICIALE

Lo storico che maggiormente ha sudato sulle carte del Cavour, Rosario Romeo, che ha indagato nei minuti particolari con tre ponderosi volumi la vita e l’attività politica di quel giacobino che "consigliava" i suoi luogotenenti di trattare con la frusta (cioè: fucilazioni e impiccagioni) i Duosiciliani, parla invece di malaria: "Non di rado, nel corso dell’ultimo quindicennio, Cavour era stato colpito da brevi indisposizioni: episodi che si rinnovavano varie volte nell’anno, duravano alcuni giorni, e trattati con salassi, venivano superati senza speciali difficoltà...La malattia iniziata la sera del 29 maggio (1861, ndr) parve dunque una delle solite indisposizioni... il male la mattina del 31 pareva già vinto... verso mezzogiorno la malattia tornò ad affacciarsi con maggiore violenza, in un quadro clinico caratterizzato da accessi di febbre intermittente con delirio e in continuo peggioramento...Alla luce della scienza medica del XX secolo si è poi creduto di poter precisare che Cavour, già malarico cronico per un’infezione contratta nelle risaie di Leri dal parassita identificato nel 1880 da Leveran, fu vittima di una perniciosa comitata delirante con febbre di tipo terzanario, restando esclusi tanto l’eccesso di lavoro quanto l’emozione provocata dallo scontro di un mese e mezzo prima con Garibaldi, quanto la gotta di cui pure si parlò".

Anche per altri studiosi di storia risorgimentalista il quadro clinico della malattia non mostra differenze. Al massimo qualcuno se ne discosta ipotizzando la sifilide che nell’Ottocento era endemica quasi come il raffreddore. La notizia che il Cavour potrebbe essere stato ucciso da Napoleone III è però del tutto originale e proprio per questo ha solleticato la nostra curiosità sí che abbiamo deciso di fare una indagine approfondita dell’argomento. E l’indagine non poteva essere che politica, andare cioè a rivedere i patti intercorsi tra il rivoluzionario ministro giacobino (pur se di nobili natali) e l’ambizioso "crimine coronato" Napoleone III, del quale il nizzardo Garibaldi con fine intuizione ebbe a dire, ma aveva le sue ragioni: "il padrone della Francia...è mosso da libidine, da rapina, da sete infame d’impero..." (discorso tenuto al Foro Italico di Palermo il 15 luglio 1862).