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 2009  ottobre 03 Sabato calendario

APPUNTI PRESI DAI SITI SULL’ALLUVIONE DI MESSINA


PUNTO 5-MALTEMPO, 14 VITTIME NEL MESSINESE PER FANGO E CROLLI
(AGGIORNA BILANCIO, AGGIUNGE DETTAGLI)
DI SILVIA MOLTENI
MILANO, 2 OTTOBRE (REUTERS) - QUATTORDICI PERSONE SONO MORTE E UNA quarantina
sono rimaste ferite nel
Messinese a causa di colate di fango e crolli scatenati dal maltempo.
"Le vittime accertate sono 14, i feriti una quarantina e i dispersi una ventina", ha spiegato a Reuters
al
telefono un operatore dell’ufficio stampa della protezione civile.
La zona più colpita dalle forti piogge, che proseguono da ieri sera, è quella costiera a sud di Messina,
nel
tratto compreso tra Galati (una frazione della città) e Scaletta Zanclea. Il maltempo ha interessato in
misura
minore le province siciliane di Trapani, Palermo e Agrigento.
Immagini trasmesse dai media hanno mostrato strade invase dal fango, auto sommerse e persone che
scavano con le mani alla disperata ricerca dei sopravvissuti.
Il consiglio dei ministri di questa mattina ha dichiarato lo stato di emergenza.
Sul posto, oltre alla protezione civile e ai pompieri, stanno operando i volontari e praticamente tutte
le forze
dell’ordine, coordinate dalla prefettura. Nella notte sono intervenute anche Aeronautica e Capitaneria di
Porto.
"L’intervento dei soccorsi è stato assolutamente tempestivo", ha detto il capo della protezione civile
Guido
Bertolaso in una conferenza stampa a Messina, dove è accorso, trasmessa da Sky.
COLATE DI FANGO NELLE CASE E NELLE STRADE
Le piogge sono iniziate ieri intorno alle 18. Nel corso della notte - spiega Fabrizio Curcio, responsabile
del
servizio emergenze della protezione civile - le precipitazioni sono aumentate e la zona costiera compresa
tra
Galati e Scaletta Zanclea è stata interessata da frane e colate di fango che hanno interrotto in più punti
le
strade, la ferrovia e l’autostrada.
"Le colate hanno invaso le strade, i piani terra, i seminterrati ed i sottopassi nei centri abitati,
bloccando
per molte ore numerosi automobilisti", si legge in una nota della protezione civile.
A Giampilieri, frazione di Messina, un costone di roccia si è staccato dalla montagna rovinando sulle
case.
Secondo Legambiente, la tragedia è conseguenza della comentificazione selvaggia. "Il nostro Paese
paga un altissimo prezzo per aver devastato il territorio con enormi e incontrollate colate di cemento",
dichiara in una nota Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale dell’associazione.
I centri abitati situati più a monte, a causa del fango e dei detriti, sono rimasti isolati fino a questa
mattina, quando i mezzi pesanti dell’esercito sono riusciti a raggiungerli.
Nel comune di Scaletta Zanclea, alcuni feriti sono stati tratti in salvo via mare con una motovedetta
della
Capitaneria di Porto, l’unico modo per arrivare al paese.
Dopo essere stata chiuse per tutta la mattinata, la strada statale, l’autostrada e la ferrovia stanno per
riaprire, riferisce la protezione civile.

REUTERS





E’ una tragedia: devastata Giampilieri, già alluvionata nel 2007. Crolla palazzo a Scaletta
Dieci dispersi, zone ancora isolate, strade e ferrovie bloccate. Inchiesta della Procura
Messina, nubifragi e frane
20 morti, 400 senza casa
Il Consiglio dei ministri dichiara lo stato d’emergenza


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• LE IMMAGINI: il crollo a Scaletta
MESSINA - La pioggia porta morte e distruzione a Messina. Un fiume di fango e detriti ieri sera ha travolto paesi, abbattuto case, sradicato tratti di ferrovia. Un costone di roccia si è portato via una ventina di abitazioni a Giampilieri, 10 chilometri dal capoluogo. Il bilancio delle vittime parla di venti morti e di una decina di dispersi, anche se si tratta di numeri destinati purtroppo ad aumentare. Molte frazioni sono ancora isolate. I soccorritori usano mezzi di fortuna, le ruspe faticano a raggiungere i centri più danneggiati. "Si scava anche a mani nude", ammette Guido Bertolaso, capo della Protezione civile. E avverte: "C’è il rischio di nuovi smottamenti".

Senza casa in 400. Sei cadaveri sono stati recuperati nella frazione di Giampilieri, già alluvionata nel 2007; dieci nel comune di Scaletta dove è crollato un palazzo, e uno nella frazione di Briga Marina. Due cadaveri sono stati avvistati in mare. Più di 400 sono gli sfollati. I feriti, una trentina, vengono portati via con gli elicotteri e una nave delle Capitanerie di porto. Alcuni abitanti delle zone colpite si sono salvati rifugiandosi sui tetti delle case.

L’inchiesta della Procura. "Un disastro che si preannunciava ogni anno. Questa volta purtroppo è accaduto", denuncia il presidente dell’ordine dei Geologi della Sicilia, Gian Vito Graziano. Il Consiglio dei ministri ha decretato lo stato di emergenza. La procura della Repubblica di Messina ha aperto un’inchiesta nei confronti di ignoti. L’ipotesi di reato è disastro colposo.

Le vittime. Al momento il bilancio delle vittime è fermo a 20 morti, quasi tutti identificati: un pensionato di 70 anni, Francesco De Luca, annegato nello scantinato della sua casa a Giampilieri; Pasquale Bruno, 40 anni, travolto e soffocato dal fango nella piazza di Giampilieri; l’agente della Polfer Roberto Carullo, trovato all’interno della sua auto travolta da un torrente in piena nei pressi di Scaletta Zanclea; un pensionato di ottant’anni, Martino Scibilia, di Scaletta, e un suo vicino di casa, Salvatore Scionti, di 64 anni.

Il corpo senza vita di Angela Pellegrino è stato recuperato a Briga Superiore. Ketty De Francesco, 30 anni, è stata trascinata in mare dal fango a Scaletta. Morti anche il ventottenne Simone Meri e il sessantenne Letterio Maugeri; Onofrio Sturiale, 26 anni, travolto da una frana tra Giampilieri e Scaletta Zanclea; Concetta Cannistraci, 75 anni, la sua badante Concita Barbera, e la quarantaduenne Santina Porcino. Restano ancora senza volto due uomini trovati sulla spiaggia e altri due recuperati in mare.

Il sindaco: "Servono medici e volontari". Nonostante i 500 soccorritori che, senza sosta, stanno lavorando nella zona colpita dalla frana, il sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca lancia un appello: "Abbiamo bisogno di volontari, soprattutto medici, che possano darci una mano".

"Trovate mia moglie e mia figlia". Giuseppe De Luca ieri sera era uscito insieme a suo figlio di 7 anni. Quando è scesa la frana a Giampilieri Superiore, con il suo piccolo è riuscito miracolosamente a mettersi in salvo trovando rifugio in un magazzino. Ma la moglie e la loro bambina di 4 anni erano nella casa spazzata via dalla frana. "Chissà che fine ha fatto quella povera donna e la sua bambina", racconta tra le lacrime una vicina. "Dove saranno andate a finire". Giuseppe vaga per il paese, mentre scende una nuova notte di incubo. Cerca la moglie e la figlia, ma la speranza di trovarli in vita si spegne ogni ora che passa.

Maltempo a Palermo. Ieri sera un violento nubifragio si è abbattuto anche su Palermo, e quest’oggi la pioggia ha ricominciato a cadere. Al momento la situazione è sotto controllo, anche se si sono registrati numerosi disagi. Un’ambulanza con a bordo un trentunenne, vittima di un incidente stradale, è rimasta bloccata in un metro d’acqua e fango.

Tromba d’aria alle Eolie. Allarme maltempo anche alle isole Eolie. Una tromba d’aria ieri sera si è abbattuta nel centro di Lipari, seguita da una pioggia violenta che ha allagato alcune zone dell’isola. Nessun ferito, solo paura e danni ad alcuni negozi.

(2 ottobre 2009) Tutti gli articoli di cronaca


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Carlo Annese
capo servizio Altri mondi
La Gazzetta dello Sport
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MESSINA - "O c’è un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa sulla sicurezza in questo Paese, o si potranno avere altre sciagure". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a proposito delle vittime del maltempo nel Messinese, con un implicito riferimento al progetto per la costruzione del ponte sulle Stretto. "Ho appena letto le dichiarazioni di Bertolaso: ha detto cose sacrosante. C’è una situazione di diffuso dissesto idrogeologico, in parte causato dall’abusivismo a Messina e in molte altre parti d’Italia"

IL SINDACO - "Questo è un momento molto
triste - dice il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca - questa vicenda viene da lontano: due anni fa c’era già stato un fenomeno molto contenuto, ma la mancanza di fondi non ha consentito di intervenire".

IL PAI SICILIANO- La frazione di Giampilieri, affondata nella notte nel fango per il violento nubifragio, non era considerata a rischio idrogeologico, perchè il comune di Messina non l’aveva segnalata alla Regione. Per questo, negli ultimi decenni, non sono state eseguite le opere di messa in sicurezza per prevenire tragedie come quella di oggi. Quanto risulta dal piano per l’assetto idrogeologico (pai) della sicilia: la Regione dopo le frane del 2007 e 2008 ha effettuato una revisione del piano sulla base delle segnalazioni degli enti locali e, questa volta, è stata inserita anche Giampilieri.

LA REGIONE - Per mettere in sicurezza le zone a
rischio di dissesto idrogeologico l’assessorato regionale siciliano al Territorio ha completato la mappatura della Sicilia, sia nelle zone interne, che costiere. Fin dal 1998 sulla provincia di Messina, colpita dalle ultime alluvioni, sono stati spesi per sistemazioni idrauliche e dissesto idrogeologico oltre 200 milioni di euro, con fondi statali ed europei gestiti dalla Regione. Di questi fondi al Comune di Messina sono andati 15 milioni di euro. Il Ministero dell’Ambiente ha destinato altri 9 milioni di euro a Messina e 2 milioni e 700 mila euro a Scaletta.



COLDIRETTI - L’84 per cento Comuni della provincia
di Messina è considerato "a rischio per frane e alluvioni anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all’agricoltura". E’ quanto afferma la Coldiretti, in riferimento alle strage provocata dal maltempo.

In Sicilia i Comuni a rischio idrogeologico sono il 70 per cento. La situazione di Messina con ben 91 comuni a rischio è più grave rispetto alla media nazionale in Italia dove ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità.

"Una situazione a cui non è certamente estraneo il fatto che - continua la Coldiretti - dal 1982 al 2005 sono scomparsi quasi 6 milioni di ettari di suolo agricolo".

WWF - Nel frattempo si moltiplicano le proteste delle organizzazioni ambientaliste. "L’amministrazione comunale fermi finalmente la variante del Prg e prenda atto che il territorio non puo’ continuare ad essere massacrato", chiede il Wwf.

RETE NO-PONTE - L’organizzazione che si batte contro l’ipotesi della costruzione del ponte sullo Stretto, il 26 settembre scorso aveva messo online un documento che segnalava il pericolo di crolli e smottamenti nel Messinese. "Ruspe, lottizzazioni impressionanti su pendii fragili, copertura di impluvi naturali, sbancamenti enormi, sono continuati imperterriti, accelerando la fragilità intrinseca dei Peloritani, monti geologicamente giovani e pertanto soggetti più di altri a fenomeni franosi, che la mano dell’uomo ha aggravato e reso pressocchè costanti. Messina ha scelto, come economia unica e sola, il cemento e le opere faraoniche".

RADICALI - Occorre un piano di messa a norma di
tutto il territorio e patrimonio edilizio nazionale. E’ quanto affermano, in una nota congiunta, la vice presidente del Senato, Emma Bonino, e la deputata radicale in Commissione Ambiente, Elisabetta Zamparutti.

CODACONS - "Un nubifragio, per quanto di
dimensioni eccezionali, non giustifica il disatro totale nel quale è stata riversata la Sicilia". Lo dice il segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi, che aggiunge: "Danni di questa entità non sono plausibili in una nazione che fa parte in teoria delle potenze mondiali. Morti, feriti, frane, strade isolate, impercorribili, soccorsi bloccati da buche enormi sull’asfalto. Sembra un bollettino di guerra".

PD - "Siamo vicini ai parenti delle vittime ed a tutta la popolazione coinvolta nella tragedia del disastro idrogeologico che ha colpito la zona Sud di Messina". Lo ha detto il segretario regionale del Partito Democratico Francantonio Genovese. "Una tragedia annunciata, probabilmente - aggiunge -, ma non e’ questo il momento delle polemiche".

(2 ottobre 2009) Tutti gli articoli di cronaca



Bertolaso: "Situazione critica"
Si scava nel fango a mani nude


MESSINA - "La situazione è molto seria, critica e difficile": così sintetizza il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, appena giunto in prefettura a Messina per coordinare i soccorsi dopo il violento nubifragio della scorsa notte che ha colpito la Sicilia nordorientale. Nel pomeriggio ha ricominciato a piovere: "Si rischiano nuovi smottamenti", ha detto Bertolaso.

Bertolaso: "Situazione critica". "La situazione è localizzata ma complicata da affrontare perché ci sono due vallate strette dove gli elicotteri non possono atterrare ed è difficile raggiungere le zone colpite", ha aggiunto Bertolaso, che ha sorvalato in elicottero Giampilieri Superiore, Briga e Scaletta, dove si sono verificate le frane più gravi. E il bilancio delle vittime "è destinato a peggiorare".

Il dramma di Gimpilieri. In particolare a Giampilieri in queste ore si vedono immagini da paesaggio spettrale, con gente disperata alla ricerca dei propri familiari, mentre centinaia di soccorritori scavano nel fango alla ricerca di dispersi. "A Giampilieri è un inferno" racconta un operatore della protezione civile. "Sembra Sarno. E’ franato un costone di una collina sopra le case. Stiamo scavando sotto un mare di fango per cercare di estrarre altri corpi".

I soccorsi. "La situazione è drammatica in tutto il messinese. Si scava anche con le mani senza pausa e senza fermarsi mai tra i detriti e il fango per cercare i dispersi con l’aiuto dei cani" dice il capo del Protezione civile regionale Salvatore Cocina. Sono parecchie centinaia gli uomini in campo tra protezione civile, forze dell’ordine, 118, vigili del fuoco e volontari, mentre sono mobilitate squadre da Pisa specializzate nella ricerca dei dispersi: "C’è la massima mobilitazione e il massimo sforzo da tutta la regione e non solo", conclude Cocina.


L’appello del sindaco. "Stiamo vivendo una situazione critica, la macchina dei soccorsi è in azione anche se è difficile raggiungere le aree colpite dal disastro. Molte zone sono isolate e le squadre possono raggiungerle solo a piedi" dice il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, prima di riunirsi presso l’Unità di crisi dove è giunto Bertolaso. Buzzanca ha lanciato un appello "a medici, infermieri e volontari vicini alle zone del disastro per soccorrere le persone che hanno bisogno e che noi non possiamo ancora raggiungere".

(2 ottobre 2009) Tutti gli articoli di cronaca



"Ho passato tutte le estati della mia infanzia e giovinezza a Giampilieri. Alla fine d’agosto e con l’inizio di settembre iniziavano le piogge: il campo di calcio nel letto della fiumara che dalle colline sbuca a mare, veniva spostato, per la ”gioia” di mia nonna che poi ci controllava e richiamava dal balcone, nel piazzale della chiesa romanica abbarbicata nel centro del paese: era il modo con cui gli ”antichi” proteggevano i loro piccoli da uno dei pochi pericoli cui potevano andare incontro all’epoca.

GUARDA LE FOTO DELL’ALLUVIONE 2007

Bene, anzi, malissimo: oggi il letto di quel canale è disseminato di case, palazzi, ville a schiera e parcheggi per auto. E non parliamo delle colline che stringono il paese in un abbraccio mortale, con ville e villettine qui e là ad incombere sul vecchio nucleo del paese. Le campagne a terrazze dove ognuno aveva la campagna con gli agrumeti, che spesso ospitavano qualche capanno per gli attrezzi agricoli, ora sono magioni dove passare pasquette e fare scampagnate.

Qualcuno ci voleva e forse lo ha pure fatto, costruire una piscina e alcuni campi da calcetto. Certo che mio nonno che si era fatto pure problemi a costruire, abusivamente, un forno in campagna dove fare il pane e posizionare una conigliera era in confronto un poveraccio. Onesto, ma poveraccio per gli altri notabili del paese dal mattone facile.

Oggi, dopo ventenni di dissesto idrogeologico, vivere a Giampilieri è un pericolo costante, e non solo se vivi vicino alla fiumara.

Le foto dell’alluvione del 25 ottobre del 2007 dimostrano che si è trattato dell’ennesimo allarme inascoltato. Già all’epoca si parlò di disastro annunciato, ma per fortuna non vi furono vittime come invece in questo caso. Disastro annunciato perché la situazione morfologica di quelle colline e la speculazione edilizia degli ultimi 20 anni hanno reso la zona drammaticamente simile a quelle già teatro di tragedie in Campania.


Nonostante l’alluvione del 2007 la Regione - come dimostrano le reiterate proteste dei cittadini in questi anni- non ha predisposto nulla affinché si mettessero in sicurezza le aree più a rischio. Anzi, quelle belle colline di macchia mediterranea che scivolano dolcemente verso il mare dello Stretto e che costituiscono l’inizio della catena montuosa dei Nebrodi, sono state oggetto, anche in questi due ultimi anni, dell’ennesima cementificazione selvaggia.

Ovviamente, ogni estate che io ricordi, gli incendi, quasi sempre dolosi, hanno fatto il resto...

Mio nonno, che sapeva e pensava come gli ”antichi” e che si era fatto tutta la campagna d’Africa fino alla disfatta di El Alamein, mi diceva già qualche anno fa - è morto nel 2003 a 90 anni - che quando sarebbero scomparsi gli ultimi filari di vegetazione da un certo crinale che potevamo notare dal terrazzo della sua casa nel centro di Giampilieri, sarebbe venuto giù l’inferno; che la montagna, una volta ferita a morte, non avrebbe perdonato.

Purtroppo, aveva ragione

Ps: E il problema è che pure ora che è morto, non è al sicuro: il cimitero è sopra Giampilieri, tra i paesi di Molino e Altolia. Cos’altro potrà succedere ancora? Un’ ulteriore beffa che lui e gli altri "antichi" non meriterebbero davvero. La storia non insegna proprio nulla".

*Antonello Micali, giornalista, vive a lavora a Torino.




C’è da ridere. O forse da piangere. Solo tre giorni fa il comune di Messina ha reso noto alcune sue priorità. Per esempio, poltiche sociali e della famiglia: 588mila euro per una crociera (8 giorni 7 notti) nel Mediterraneo per seicento persone tra disabili, anziani e minori. Tutto si può fare. Anche in una città, per restare al tema, dove ci sono due asili nido a fronte dei diciotto programmati, dove la povertà e il disagio sono segni collettivi della disperazione, la gerarchia dei bisogni è capovolta. La crociera, innanzitutto. Poi il resto.

A Messina non mancano però i piani. Non c’è tema di vita civile che non sia stato approfondito da un piano d’intervento. E infatti Messina sa da tempo che si allaga appena piove. E da tempo patisce e studia. Undici principali torrenti la dividono e la intersecano, e a turno i torrenti uccidono le persone.
Breve cronistoria delle ultime alluvioni. Solo per restare agli anni recenti e non allungare troppo la lista.

1998, fine settembre-inizi ottobre: esonda il torrente Annunziata, zona nord. Cinque morti. L’intera famiglia Carità inghiottita dalla melma. Il corpo di un giovane cingalese, tirato dentro l’acqua dalla furia della natura, ritrovato giorni dopo a Taormina.

In quell’anno il comune di Messina, città ad altissimo rischio di dissesto idrogeologico, non aveva nel suo autoparco nemmeno una vettura adibita a primo soccorso di Protezione civile. Per dire.

Nel 2001 - altro inutile alluvione - le telecamere di Vip tv, televisione corsara della città, andarono a registrare il luogo in cui alcune famiglie romene si erano sistemate. Avevano edificato nel greto del torrente Zafferia. Lì erano, lì sono rimaste. Passa qualche mese e a Giampilieri, il luogo della morte di ieri, un forte temporale provoca smottamento e frane: una donna, alla guida della sua auto, la vittima innocente. Poi il bis nel 2007, sempre a Giampilieri.

Città esposta, rischio conosciuto, studiato, approfondito. Nel 2003 l’allore prefetto Giosuè Marino predispose il piano di primo soccorso e di evacuazione, individuò i punti deboli, le aree a rischio, le zone da salvaguardare. Passò le carte a chi di dovere: comune e provincia. Carte erano e carte sono rimaste. Di chi è la colpa?

Il commento che ne ha appena dato la Cisl è il seguente: "C’è un mix abominevole, incivile e continuato di abusi e speculazioni, cementificazione selvaggia, assenza di controlli e facili autorizzazioni".

A Messina sono state censite 3200 baracche, quasi diecimila sono le persone che vivono nella più assoluta anarchia urbanistica e troppe volte senza i servizi minimi, essenziali. Ultima campagna elettorale, dichiarazione dell’allora candidato oggi sindaco della città: "Le baracche. Anche noi abbiamo le nostre colpe ma adesso dobbiamo andare fino in fondo per risolvere la questione. I fondi previsti per le città terremotate, per esempio, per Messina non sono mai stati utilizzati". Era il 4 giugno del 2008. Qualcosa si è mosso?

L’Istituto nazionale di geofisica e sismologia ha consegnato un poderoso volume nel quale sono trascritti gli indici di vulnerabilità dei principali edifici pubblici della città. Messina è anche purtroppo ad alto rischio sismico. La scossa possibile raderebbe uno a uno quei palazzi. La città ha conosciuto un terribile terremoto agli inizi del secolo scorso: sa cosa significa, ma, anche qui è il caso di dire, non ama pensarci.

(2 ottobre 2009)


MESSINA - Era annunciato anche questo. Come molti altri disastri che hanno a che fare con nubifragi (in fondo solo nubifragi) che si abbattono in zone del Paese dove la pianificazione del territorio è stata, è, e purtroppo sembra che sarà, solo un’opzione trascurabile. E’ dunque la solita storia di licenze e di costruzioni abusive, senza regole, il risultato dell’applicazione del celebre metodo: "Se hai un amico nel posto giusto puoi fare quello che vuoi". Il presidente dell’Ordine dei geologi della Sicilia, Gian Vito Graziano, commenta così gli effetti del nubifragio che si è abbattuto nella notte sul Messinese, provocando morti e distruzione.

"Nelle zone a sud di Messina, ma anche in altre province come Palermo, ogni anno si ripropongono sempre gli stessi problemi avvicinandosi ai mesi più piovosi. Oggi - prosegue il professore - esistono strumenti di pianificazione regionale avanzati, che ci fotografano la situazione quasi in diretta, ma non si interviene. La colpa è di un’assenza cronica di fondi, ma anche la manutenzione ordinaria, come la pulizia di canali, fiumi e tombini, non viene fatta".

"Quella del Messinese è una zona con una situazione idrologica molto diffusa, con grandi e piccoli torrenti: che già di per sè rappresentano un reticolo idrografico diffuso in grado di produrre una certa instabilità. Se poi a questo si aggiungono la non manutenzione e un uso scellerato del territorio, con costruzioni che non dovrebbero esserci, il quadro è completo", dice ancora Graziano.

Il quale dà colpa anche alla confusione che c’è nelle competenze "molto divise" tra Regione Sicilia e protezione civile."Per noi sarebbe importante mettere in atto tutti gli interventi previsti dai piani della protezione civile, regionali e locali, con persone sul posto come sentinelle per prevenire gli eventi. Ma non si sa se si farà mai. In italia purtroppo - conclude Graziano - si vive sull’onda dell’emozione, poi appena smette di piovere finisce anche l’allarme".

(2 ottobre 2009) Tutti gli articoli di cronaca
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1. I giovani di Messina si debbono ribellare a questa situazione. Invece di chiedere un posto di lavoro da guardia forestale debbono chiedere ai loro amministratori ...giustizia. Debbono protestare tutti i giorni, altrimenti tutto rimane come ieri, come oggi. Chi sa e sapeva si deve dimettere dagli inc...
Inviato da stefanobac01 il 02 ottobre 2009 alle 19:32
2. E in questa realtà si pensa a costruire il ponte di Messina ??? Anche in Calabria ci sono piogge battenti da almeno 15 giorni, ininterrottamente. Dobbiamo aspettarci un nuovo disastro annunciato? La Sicilia e la Calabria sono regioni altamente sismiche, il terreno è facilmente cedevole...
Inviato da cesare1966 il 02 ottobre 2009 alle 19:32
3. Non vengano a parlarmi di pianificazione. Basta uno sguardo al nostro paesaggio per vedere che gli Italiani costruivano città in maniera molto più intelligente 500 anni fa di adesso. Fino all’inizio del Novencento si sapeva cosa fosse una casa, cosa fosse una città, cosa si...


EX CORRIERE

Frane e crolli nel Messinese, 18 morti
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Ancora 35 dispersi. Molti comuni isolati, interrotte strade e ferrovia. Sessanta i salvati
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MESSINA - Sicilia orientale devastata da un violento nubifragio: diciotto vittime (ma altri due cadaveri sono già stati avvistati in mare), 75 persone ricoverate in ospedale e ancora 35 dispersi nella provincia di Messina. Gli sfollati sono 400 su 1000 abitanti. Il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato d’emergenza. La zona più colpita da frane e smottamenti è tra i comuni di Scaletta Marina, Giampilieri, Briga e Scaletta Zanclea: un’area di circa 3,5 chilometri. La situazione più grave a Giampilieri Superiore, frazione a circa 20 chilometri dal capoluogo, dove un costone roccioso ha travolto alcune palazzine.
60 SALVATI - I vigili del fuoco che dalla notte scorsa (ha iniziato a piovere giovedì pomeriggio) sono impegnati nei soccorsi alle popolazioni del messinese colpite dal naufragio hanno tratto in salvo finora «almeno 60 persone che erano rimaste sui tetti degli edifici o intrappolate nelle loro abitazioni». Impegnati nella zona colpita presenti oltre 350 unità di vigili del fuoco con i nuclei specialistici dei sommozzatori, dei soccorritori acquatici, dei «Saf» fluviali (speleo alpini fluviali), le sezioni cinofili, tre elicotteri e oltre 150 mezzi (anfibi, ruspe, pale gommate, escavatori, mezzi speciali per interventi in assetto alluvione).
L’ALLARME - A fare scattare l’allarme è stata la segnalazione di un’auto finita in mare. Ma quando i militari sono giunti sul posto lo spettacolo che si sono trovati davanti è stato ben peggiore. Le città sono isolate: le frane hanno interrotto l’autostrada A18 Messina-Catania (Bertolaso ha disposto che debba essere utilizzata soltanto dai mezzi di soccorso), la strada statale 114 e il tratto ferroviario all’altezza di Giampilieri-Scaletta. Intanto la procura della Repubblica di Messina ha aperto un’inchiesta. Lo conferma il capo dell’ufficio Guido Lo Forte: «Ho disposto - ha detto - l’apertura di un procedimento penale nei confronti di ignoti. L’ipotesi di reato è di disastro colposo».
BERTOLASO E NAPOLITANO - «Eravamo in allerta meteorologica da giovedì mattina, più di questo non potevamo fare: o si fa una grande opera di messa in sicurezza di tutto il territorio nazionale o queste tragedie sono destinate a ripetersi - ha detto il capo dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso, durante una conferenza stampa in Prefettura a Messina -. Non può essere la Protezione civile a risolvere i problemi di dissesto idrogeologico creati dall’abusivismo. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «O c’è un piano serio che piuttosto che in opere faraoniche investa sulla sicurezza in questo paese o si potranno avere altre sciagure». Il presidente ha anche chiamato il prefetto Franco Alecci, chiedendo di essere aggiornato ed esprimendo il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime, mentre il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo andrà a Messina per un sopralluogo tecnico.
SINDACO - Il sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca ha disposto che sabato le scuole di ogni ordine e grado di tutto il territorio comunale sospenderanno le attività scolastiche. Il sindaco ha poi lanciato un appello: c’è bisogno di volontari, soprattutto medici e infermieri. «Siamo ancora isolati da Catania, i soccorsi sono venuti da Palermo e dalla Calabria - osserva Buzzanca -, ma sui posti dove l’emergenza è maggiore, come la zona sud della città, si arriva soltanto a piedi e il traffico è completamente paralizzato». Tanto che negli ospedali di Messina i feriti arrivano via mare.
VITTIME - Otto vittime sono state identificate: Pasquale Bruno, 40 anni, travolto e soffocato dal fango nella piazza di Giampilieri, e un pensionato di 70 anni, Francesco De Luca, annegato nello scantinato della sua casa in contrada Vallone. Un terzo cadavere è stato recuperato dentro un’auto travolta da un torrente in piena nei pressi di Scaletta Zanclea: è Roberto Carullo, sovrintendente della Polizia ferroviaria. La quarta e la quinta vittima sono un pensionato di ottant’anni, Martino Scibilia e Salvatore Scionti, 64 anni, trovati nelle rispettive abitazioni a Scaletta. Onofrio Sturiale, di 26 anni, è stato travolto da una frana tra Giampilieri e Scaletta Zanclea. Il cadavere di una donna, Agnese Pellegrino di 44 anni, è stato recuperato a Briga Superiore. Un’enorme massa di fango e terra è precipitata sulla casa dove viveva con la famiglia: il casolare in contrada Iannazzo è stato travolto. La parete della cucina in cui la vittima si trovava coi familiari è venuta giù. Il marito e i ragazzi, dopo avere sentito il boato della frana, sono riusciti a rifugiarsi in un’altra stanza, mentre Agnese è rimasta intrappolata in cucina ed è stata travolta dalla parete crollata. Il marito e i figli sono stati tirati fuori dalle macerie dai vigili del fuoco. E l’ottava vittima è Ketty De Francesco, 30 anni, rimasta uccisa a Scaletta.
STRADE CHIUSE - Centinaia di persone sono rimaste bloccate dentro le auto e molte altre, a decine, si sono arrampicate sui tetti delle case per sfuggire alla piena: i soccorritori cercano di raggiungerli in elicottero. «I soccorsi, seppur attivati tempestivamente, stanno incontrando grandissime difficoltà - spiega il comandante dei Ris di Messina Sergio Schiavone -. La gente si è rifugiata nei balconi e sui tetti delle case per evitare il peggio». Allagamenti e case evacuate anche a Giardini Naxos: una trentina di famiglie ha trovato riparo nella caserma dei carabinieri. Sull’autostrada A18 Messina-Catania molti automobilisti sono rimasti bloccati e hanno passato la notte in auto, a causa delle frane: l’autostrada è chiusa da diverse ore in direzione Catania e viene consentito il transito solo ai mezzi di soccorso. La circolazione ferroviaria è sospesa da giovedì sera fra Messina e Santa Teresa Riva, sulla linea che collega Catania e Messina, spiega in una nota il gruppo Ferrovie dello Stato. La contemporanea chiusura dell’autostrada e della statale 114 non consente a Trenitalia di attivare il servizio di autobus sostitutivi per i treni regionali. Per i viaggiatori dei treni a lunga percorrenza il trasferimento viene effettuato con bus tra Catania e Termini Imerese (Palermo). La statale 114, che da Messina porta a Taormina è invasa da montagne di detriti, fango, fiumi di acqua. Le auto sono state sepolte dalla terra e l’acqua è entrata nei piani bassi delle abitazioni, negli scantinati e nei garage. I marciapiedi sono coperti da montagne di terra alte anche dieci metri.

01 ottobre 2009



Legambiente: «Disastro annunciato»
In Italia ci sono 7 morti al mese
«Sono mancate azioni di tutela del reticolo idrologico e della copertura boschiva devastata dagli incendi»
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MESSINA - «Disastro annunciato». Quante volte sono liquidate così, con una «frase fatta», le tragedie che potevano essere evitate? Quella di Gimpilieri è una di queste. Ha senso parlare di tragedie annunciate in un paese, come l’Italia, che negli ultimi 90 anni ha registrato oltre 5.000 grandi alluvioni e 12.000 frane? In media, un episodio ogni giorno e mezzo. In soli cinquant’anni, i fenomeni naturali hanno provocato circa 3.500 morti, vale a dire mediamente 7 morti al mese. Così stima una recente ricerca dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (Anbi). «Si è ripetuto quello che era accaduto due anni fa, quando, solo per un miracolo, non ci furono morti». Parla di «disastro annunciato» anche padre Giovanni Scimone, parroco di Giampilieri. «In due anni - continua - nessuno ha preso provvedimenti, nonostante la precedente alluvione fosse stata più di un segnale. Le colline sono prive di alberi - in parte distrutti dagli incendi, in parte tagliati per edificare -, non sono stati costruiti muri di contenimento». Dopo la frana del 25 ottobre 2007, che colpì la frazione di Giampilieri e dichiarato lo stato di calamità, furono previsti lavori per 11 milioni di euro che sarebbero serviti per mettere in sicurezza la zona. Nei due anni successivi, però, l’unico lavoro realizzato è stato un terrazzamento a monte della via Palombara, dove oggi i danni sono stati limitati. Lunedì prossimo si sarebbe dovuto aprire un cantiere in un altra zona critica della frazione, la via Puntali, dove la situazione è particolarmente critica. La somma stanziata per questi interventi è di 900 mila euro. Un intervento dunque, nonostante relazioni, rapporti e studi che per tempo hanno lanciato l’allarme. Un esempio? Basta andare a sfogliare le 80 pagine del monitoraggio di Protezione civile e Legambiente sull’ «Ecosistema, rischio idrogeologico 2008. Operazioni fiumi». Scaletta Zanclea nella graduatoria stilata per individuare i comuni a rischio, è nelle ultime posizioni. Il voto ottenuto dal comune messinese? Uno (1), cioè insufficiente. A pari merito con Palma di Montecghiaro (Agrigento), Piedimonte Etneo (Catania) e Valguarnera (Enna). Tutte comuni siciliani. Fanno peggio Città Sant’Angelo (Pescara), San Vito al Tagliamento (Pordenone), Cento (Ferrara).
Tutte ottengono un voto insufficiente (0,5). E ultime tra gli ultimi, risultano i comuni di Ucria ed Alì, guardacaso nel messinese anch’essi: totalmente insufficienti, voto zero! Ma come si fa a prendere il massimo dei voti in questa speciale classifica? Dieci è il voto che hanno ottenuto i comuni Vallerano (Viterbo), Santa Croce sull’Arno (Pisa) e Finale Emilia (Modena). Come hanno fatto? Rispettando le regole e l’ambiente. Il questionario di Legambiente chiedeva: «Esiste un piano di emergenza comunale o intercomunale per il rischio idrogeologico?». Se sì i punti ottenuti sono 0,5. E poi «il piano è stato aggiornato negli ultimi due anni?» Un punto. «Il piano prevede ed indica la strutture destinate a diventare in caso di emergenza sedi del centro operativo comunale, dei Centri di Accoglienza e dell’area di ammassamento soccorritori?». 0,5 punti. E così via.
IN SICILIA - Ma tra le amministrazioni comunali della Sicilia intervistate da Legambiente, sono solo 102 quelle che hanno risposto al questionario di Ecosistema rischio (circa il 37% dei comuni a rischio della Regione). Di queste, i dati relativi a 25 amministrazioni sono stati trattati separatamente, o perché le risposte sono giunte in maniera non completa, o perché i sindaci di questi comuni affermano di non avere strutture in aree a rischio, il che giustifica parzialmente il non essersi attivati in azioni di prevenzione e pianificazione.
LE CAUSE - «Alle prime piogge autunnali il territorio messinese ha mostrato tutta la sua fragilità con conseguenze pesantissime, stavolta anche in termini di vite umane, e perciò il nostro primo pensiero è rivolto alle vittime di questa tragedia» afferma Salvatore Granata, direttore Legambiente Sicilia, che continua: «Negli ultimi anni quel territorio è stato letteralmente violentato da un’urbanizzazione disordinata e aggressiva che ha stravolto gli equilibri idrogeologici. Non a caso, numerose inchieste della Magistratura messinese riguardano speculazioni perpetrate in aree torrentizie, favorite da comportamenti collusivi come nella vicenda «Oro grigio». Per Legambiente «sono mancate adeguate azioni di tutela del reticolo idrologico e della copertura boschiva devastata dagli incendi, non si è assunta la manutenzione del territorio come la vera opera prioritaria. Piuttosto, in questi anni, il dibattito pubblico è ruotato attorno alla previsione di grandi opere e nuove espansioni edilizie variamente giustificate».
BERTOLASO - E la protezione civile? Guido Bertolaso, capo dipartimento della protezione civile, risponde alle critiche: «Eravamo in allerta meteorologica da ieri mattina, più di questo non potevamo fare: o si fa una grande opera di messa in sicurezza di tutto il territorio nazionale o queste tragedie sono destinate a ripetersi». «Io non faccio polemiche - ha aggiunto Bertolaso - ma cerco di risolvere i problemi, è però evidente che non può essere la Protezione Civile a risolvere i problemi di dissesto idrogeologico creati dall’abusivismo».
IL PONTE SULLO STRETTO - Disarmante poi l’ammissione del sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca: «Due anni addietro - sottolinea il sindaco - c’era stato un fenomeno molto contenuto ma la mancanza di fondi non ha consentito di intervenire». Il Wwf chiede, ormai da anni anche alla luce delle nuove norme di tutela ambientali poste dalla Zona a Protezione Speciale, di fermare la Variante al Prg e di ridisegnare la città di Messina, sottolineando in ogni lettera, denuncia, documento, comunicato stampa, che era l’occasione d’oro per fermare il sacco edilizio e la scellerata urbanizzazione stante la fragilità del territorio e l’elevato rischio sismico. E se il problema sono i fondi allora il Wwf ha la soluzione: «C’è da chiedersi se i soldi immobilizzati per l’inutile e dannoso Ponte sullo Stretto possano essere meglio impiegati per risanare il territorio e ricostruirne la naturalità», dichiara Gaetano Benedetto co-direttore generale Wwf Italia. E su questo sembra essere d’accordo anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «O c’è un piano serio che piuttosto che in opere faraoniche investa sulla sicurezza in questo paese o si potranno avere altre sciagure».
Nino Luca


«Due piani del mio palazzo sono spariti»
Una donna residente a Scaletta: «Tutto è successo in un attimo». Un’altra: «La mia casa si è inclinata su un lato»
MILANO - «Due piani del palazzo dove vivevo hanno completamente ceduto e sono spariti». il racconto di una delle sopravvissute al disastro che ha colpito il Messinese. La donna, che abitava al terzo piano di uno stabile a Scaletta, non riesce a rendersi conto di cosa sia successo, se l’edificio sia stato sommerso dai detriti o se abbia ceduto sotto la violenza di una mareggiata. «Abito sulla costa e ancora non mi rendo conto. Erano le 20 di giovedì, tutto è successo in un attimo. Non so come possa essere successo, ma il primo piano e anche parzialmente il secondo dello stabile dove abitavo sono spariti».
«LA CASA SI INCLINATA» - Un’altra donna parla di «esperienza terribile». appena sbarcata, insieme alla figlia disabile, da una motovedetta della Guardia di finanza che l’ha trasportata da Scaletta alla Capitaneria di porto di Messina dove un’ambulanza l’attendeva per portarla in ospedale. «Non ho capito niente - racconta la signora visibilmente scossa -. Ero in casa quando tutto ha cominciato a muoversi e mi sono trovata con la casa sbalzata. Ancora non so cosa sia successo. So solo che mi sono trovata sommersa dalle macerie. La casa dove abito si è inclinata su un lato».
TRAVOLTO IN AUTO - «Ero in auto quando sono stato completamente travolto» racconta un ragazzo ai soccorritori. Ha gli occhi sbarrati, il fango che gli ricopre i vestiti. «Stavo tornando a casa quando improvvisamente quella massa mi è venuta addosso e mi ha colpito in pieno. Sono riuscito ad uscire dall’auto. stata un’esperienza terribile».
«LA PIOGGIA NON FINIVA MAI» - Un abitante di Briga Superiore ricorda il nubifragio del 2007: «Tre anni fa era accaduta la stessa cosa. Solo che allora la pioggia era durata solo 50 minuti; mentre questa volta il nubifragio non finiva mai. Ha piovuto per oltre tre ore. C’era stato il sole fino al pomeriggio, poi si è scatenato l’inferno».

02 ottobre 2009


A Giampilieri
«L’auto dietro di me è sparita
travolta dal fango»
«Ci siamo messi in coda sulla statale: dopo un boato la vettura dietro la nostra è scomparsa»
CATANIA - Nel dramma di Giampilieri, c’è anche chi è scampato per miracolo dopo essere stato indirizzato verso l’epicentro del dramma quando è stata chiusa l’autostrada. «Stavamo entrando in autostrada a Messina per tornare a Catania quando ci hanno detto che l’A18 era chiusa e dovevamo proseguire sulla statale», ha raccontato un automobilista all’emittente televisiva Telecolor. «Ci siamo messi in coda e, mentre commentavamo quello che stava accadendo, abbiamo sentito un boato e uno schizzo di fango che ci ha coperti. Siamo fuggiti dall’auto, ma la persona che guidava la vettura dietro la mia è morta perché non ha fatto in tempo a scappare», ha aggiunto una signora.
SOCCORSI - Un terzo testimone: «I primi soccorsi li abbiamo avuti da un privato che ci ha ospitati a casa sua. Abbiamo visto un maresciallo dei carabinieri che con quattro suoi colleghi ha fatto un lavoro incredibile: si caricavano i feriti e li portavano a mare dove gommoni e motovedette li prelevavano per portarli in ospedale. C’eravamo non meno di 500 persone in fuga ed eravamo divisi tra due chiese e un orfanotrofio, con cinque suore che hanno fatto l’impossibile per assistere tutti».

02 ottobre 2009