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 2009  ottobre 03 Sabato calendario

 un gigante, la Rai se lo tenga ben stretto - Si può dire che Michele Santoro in fondo sia un grande imbonitore, l’evoluzione naturale del venditore dell’unguento della marmotta alla fiera di paese

 un gigante, la Rai se lo tenga ben stretto - Si può dire che Michele Santoro in fondo sia un grande imbonitore, l’evoluzione naturale del venditore dell’unguento della marmotta alla fiera di paese. Si può aggiungere che la sua non è informazione televisiva, come quella di Milena Gabanelli, per esempio, che con il suo Report costringe lo spettatore a spremersi le meningi, per non perdere il filo di inchieste dense di particolari. Sì, avranno ragione coloro che lo criticano, tuttavia come sa fare la televisione lui ce ne sono pochi. un gigante. Un numero uno. Se gli altri conduttori allestiscono semplicemente un programma, lui sembra mandare in onda spezzoni di cinema. Rigorosamente in diretta, perché il segreto sta tutto nella tensione che si riesce a creare. Non è vero, poi, che Santoro sia sempre uguale a se stesso. «Il solito Santoro», titolava prima che partisse il programma un quotidiano, riferito alle polemiche che il conduttore immancabilmente sa creare ad arte. Vero. Ma lui non è uguale negli anni, è migliorato. Rispetto al passato, per esempio, ha posato il grugno con il quale spesso si rivolgeva all’ospite vittima di turno. Al posto ha imparato a utilizzare l’arma dell’ironia. Decisamente più efficace per infilzare l’interlocutore in studio o a distanza: se lo puoi colpire con l’arco e le frecce perché utilizzare il bazooka? Il nuovo metodo santoriano lo si è visto con il trattamento che ha riservato l’altra sera, in apertura di trasmissione, al direttore del Tg1. Un colpo secco e via. Certo, il clamoroso successo di certe sue trasmissioni si gioca nei giorni precedenti e successivi e non solo nelle due ore di programma. Basti pensare all’attesa che ha saputo creare sulla partecipazione della escort barese Patrizia D’Addario. Un appuntamento al quale non hanno voluto mancare più di 7 milioni di persone e che è riuscito perfino a trascinare nell’audience il successivo Porta a Porta di Bruno Vespa, incentrato proprio su Santoro. Cinico al punto giusto (David Letterman dagli Usa insegna quanto questa dote sia fondamentale per attrarre pubblico) manda allo sbaraglio i dilettanti del mezzo televisivo che però credono di saperla lunga. Lì gioca abilmente con quel po’ di imbarazzo che prende lo spettatore a casa. Si tratta comunque di un’emozione che aumenta lo share. Come quando, le prime volte, affidava le interviste in studio a Beatrice Borromeo l’anno scorso. Così l’altra sera. Far parlare a ruota libera lo stereotipo di una giovane femminista in top e l’altrettanto giovane militante di destra, che sembrava un’invasata, è stato geniale. Intanto, lui le osservava compassato. A Maurizio Belpietro e Nicola Porro, poi, direttore di Libero e vice-direttore del Giornale, ha riservato tutto lo spazio che chiedevano. Vero che rappresentavano lo scampolo di un centro-destra che si era defilato. Ma Santoro non li ha mai contrastati. Se non sono stati convincenti non si può dire che sia colpa del conduttore di parte.