Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 03 Sabato calendario

All’indomani dell’unità (volutamente con la "u" minuscola) d’italia ci fu un politico bolognese che intuí che bisognava attuare un federalismo forte poiché il paese si ritrovava con migliaia di leggi e consuetudini e migliaia di lingue, linguaggi e dialetti

All’indomani dell’unità (volutamente con la "u" minuscola) d’italia ci fu un politico bolognese che intuí che bisognava attuare un federalismo forte poiché il paese si ritrovava con migliaia di leggi e consuetudini e migliaia di lingue, linguaggi e dialetti. Di seguito il pensiero del deputato ottocentesco Minghetti. Regione in Italia! Veramente l’ora del tempo non parrebbe propizia a quelli che adesso da un lato odono discorrere di risurrezione dello stato di Milano, e sentono dall’ altro il rombo d’un’altra campana, evoluzione e rivoluzione, per il doloroso parto vaticinato da Marx, che segnerà la fine della società borghese..... Ma non si tratta di cominciare, bensí di ripigliare studii e disegni già concreti e de’ quali l’attuazione restò in sospeso quando, riconquistata la indipendenza, fu ricostituita la unità nazionale. Anzi poiché a quel che ora io odo anche da uomini tenuti in concetto di antesignani di ogni progresso politico e civile, si discorre di regioni e radicali innovazioni amministrative, non per dare lode o mala voce ad una parte politica più che ad un’altra, reputo giusto che si tenga bene a mente quale fosse l’ordinamento amministrativo che nel 1861 si era studiato e proposto pel nuovo regno d’Italia...... L’ordinamento del regno deve avere per base la ripartizione territoriale. il comune è la prima e piú semplice associazione di famiglie aventi interessi intimi e quotidiani fra loro: esso deve liberamente amministrarsi, salvo quella vigilanza che nella legge relativa sarà indicata. Se v’è in Europa paese dove la provincia formi un ente spiccato e quasi necessario, o per ragione geografica o per ragione storica, esso è veramente l’Italia. Ivi intorno alla città, quasi intorno a nucleo di cristallizzazione, a poco a poco si agglomerarono i comuni minori e rurali e strinsero vincoli che non si possono disgregare fra loro, né confondere con altri: essa è già costituita dalla geografia ... Ma le province italiane furono sinora aggregate in reparti piú vasti, che ebbero centri in alcune città cospicue per popolazioni, per ricchezze, per arti, per tradizioni e per splendore. Il moto nazionale d’indipendenza e d’unificazione ha per sempre annullata la personalità politica degli stati … ma la unità politica importa necessariamente la unità amministrativa? Unificato tutto ciò ch’è sostanziale, la politica, l’armi, la finanza, la legislazione, è bene che duri la parte amministrativa, dirò cosí, tutto l’accessorio con quella varietà che si attemperi all’indole diversa de’ popoli ed alle loro presenti usanze; e credo che l’imporre subito e dovunque le identiche forme ed i medesimi regolamenti recherebbe gravi inconvenienti e susciterebbe gravi ripugnanze senza corrispondente profitto ... La regione dunque, quale noi la concepiamo, potrà tornare accetta a coloro che veggono in essa una naturale varietà, destinata a conservarsi ed a cooperare con bell’armonia all’unità nazionale ... essa ha il vantaggio di fondarsi sopra uno stato di fatto ed abituale ...le due isole maggiori, la Sicilia e la Sardegna, come regioni fatte dalla natura: nell’Italia inferiore, segnate per monti e per corsi d’acqua, e si può aggiungere per propria storia, indicò quali regioni le Calabrie, le Puglie, la Campania e gli Abruzzi, se pur la parte adriatica di questi ultimi non si voglia unire alle Marche, e la parte aquilana serbare ad altri destini. Piemonte e Liguria formano già due regioni distinte, e l’ultima si può allungare sino a toccare Toscana. Questa per ragione geografica, storia, istituti ed abitudini è regione distinta, se pur non le si voglia unire Umbria. Le Romagne e Marche, ove a queste non si voglia unire parte di Abruzzi, formano già bella regione adriatica. Per la diversità d’istituti e di leggi, piú che di postura geografica, Lombardia è regione distinta. Il disegno del Minghetti non fu accolto dalla commissione parlamentare. I nove deputati che elessero la numerosa commissione esaminavano quattro disegni di legge, presentati insieme nella tornata del 13 marzo 1861: 1° ripartizione del regno ed autorità governative; 2° amministrazioni ed elezioni comunali e provinciali; 3° consorzii fra privati, comuni e province; 4° amministrazione regionale; ........e tutti e nove pronunciarono sentenza contraria alla regione come ente morale e corpo amministrativo. Sette la respinsero anche come uno scompartimento governativo, due appena la tolleravano con certe limitazioni; e dei diciotto commissari parlamentari votanti appena sei si accordarono sulla regione come scompartimento di governo; tutti poi unanimi condannarono la regione ente morale ed amministrativo. La condanna non poteva essere piú solenne; la regione si disse morta, ma molta gente diceva sottovoce: eppur si muove, e risorgerà.  evidente come al tempo c’erano menti illustri che notarono in anticipo le future difficoltà della patria, ma nello stesso tempo non si volle in nessun modo perseguire la strada del federalismo altrimenti il Nord sarebbe sempre di piú rimasto indietro, quindi la decisione solenne fu quella di far sviluppare il settentrione a totale discapito del Sud. Secondo me al giorno d’oggi basterebbe applicare queste illuminate teorie poiché in tal caso ci sarebbe stato uno sviluppo economico in tutto il paese pari al Giappone o agli stessi Usa (tale teoria fu enunciata dal Nobel per l’economia Franco Modigliani). La storia non si fa mai con i se, ma il piú grande storico di tutti i tempi, Max Weber, affermò nelle sue teorie inerenti la ricerca storica, che per capire realmente la storia bisogna chiedersi continuamente il SE (nel celebre esempio dello studio sulla Battaglia di Maratona). Allora chiediamocelo questo SE, forse in questo modo ci verrà la rabbia di reagire a questo stato di cose!