Ettore Livini, la Repubblica 2/10/2009, 2 ottobre 2009
AL GRAN BAZAR DELLA FORTUNA
Il lavoro scarseggia. La pensione è un traguardo che si sposta tre anni più avanti ogni due che passano. Ma per fortuna (è il caso di dirlo) in Italia ci si può garantire un futuro sereno anche in un altro modo: comprandoselo per pochi euro in tabaccheria. La Sisal, in questo Belpaese diventato da qualche anno un gran bazar delle lotterie, te lo fa pagare un euro. Basta acquistare un coupon del Win for life - il gioco lanciato lunedì scorso dalla società (il 23% degli incassi va alla ricostruzione dell´Abruzzo) - e azzeccare dieci numeri estratti per garantirsi un assegno di 4mila euro al mese per vent´anni. Una sorta di welfare creativo gestito dalla dea bendata. Un surrogato di Inps cui si sono affidati in pochi giorni oltre 10 milioni di italiani (hanno vinto in otto) mandando esauriti i tagliandi manco fossero quelli per la finale di Champions League.
Il ventaglio dei concorsi è sempre più ampio, con formule innovative e vincite da record
Viaggio nella fabbrica della speranza. Muove il 3 per cento del Pil nazionale
Un successo imprevisto. In attesa che sui banconi dei bar nazionali, in quest´autunno caldissimo delle schedine tricolori, arrivi il nuovo asso nella manica della Lottomatica: un super Gratta & vinci formato "XXL" a tiratura e durata limitata, dicono le indiscrezioni. Un sogno appena più costoso del modello tradizionale - le riviste di settore parlano di una ventina di euro a giocata - ma che metterà in palio tra un cappuccino, una grattata al coupon e una brioche, premi super-milionari, pare fino a 4-5 milioni.
Nessuno, a dire il vero, si stupisce di questo boom. Il business della fortuna - dopo la liberalizzazione degli ultimi anni - è diventato in Italia un´industria vera e propria in grado di muovere da sola una cifra pari al 3% del Pil nazionale. Estrazioni a premi, scommesse, bingo e slot machine genereranno nel 2009 un giro d´affari di 52 miliardi, più del triplo di sei anni fa. In un mercato, guarda caso, che cresce in maniera inversamente proporzionale al prodotto interno lordo del paese.
Il meccanismo, spiegano gli psicologi, è elementare: in una fase congiunturale in cui le certezze garantite dall´economia reale sono ridotte al lumicino, è normale che la mente dell´uomo vada alla ricerca di qualche salvagente cui aggrapparsi per non andare a fondo. E malgrado le possibilità di azzeccare un 6 al Superenalotto o simili siano quasi nulle (una su 622 milioni, calcolano impietosamente i matematici) il gioco, viste le alternative, vale la candela.
Il risultato, in un periodo di vacche magre come questo, è chiaro: si gioca sempre più spesso (+13,1% le puntate degli italiani nei primi nove mesi del 2009), soprattutto nelle regioni meno ricche del paese (in Campania, Puglia e Sicilia si spende tra il 3,5% e il 4,4% del Pil regionale, più del doppio di Trentino e Veneto) e su un ventaglio sempre più variegato di concorsi. L´era in cui la sorte tricolore era affidata solo al Lotto e alla lotteria dell´Epifania e di Canzonissima fa parte dell´archeologia della dea bendata. Sul vecchio "tredici" del Totocalcio si puntano adesso al massimo un paio di milioni la settimana, contro i 7 al giorno che girano sul poker online. L´ultimo vincitore della Lotteria Italia, per dire, ha dimenticato di incassare il premio (5 milioni, mica noccioline) del suo biglietto.
Oggi si può scommettere online su quasi tutti gli sport, su chi vincerà le elezioni, sul sesso del nuovo figlio di Angelina Jolie e di Brad Pitt. La legalizzazione delle slot machine ha riportato nel giro dell´economia legale qualcosa come 24 miliardi di giocate l´anno (+15% tra gennaio e settembre). I jackpot da sogno come i 148 miliardi vinti a Bagnone hanno messo le ali al pur stagionato (ha dodici anni) Superenalotto (+82%) e un passatempo da pochi euro come il Gratta e vinci - la cui gestione verrà riappaltata con una gara che si preannuncia combattutissima nei prossimi mesi - garantisce ricavi per diversi miliardi l´anno. E persino il giovanissimo poker online, in poco più di un anno di vita, è arrivato a macinare già oltre 2 miliardi di ricavi ogni dodici mesi.
Il fenomeno è contagioso: il 55% degli italiani, ha calcolato uno studio Demetra-Nomisma, gioca almeno una volta all´anno, un numero in decisa crescita, e il 22% dei nostri concittadini lo fa più di due o tre volte al mese. Un fenomeno (virtuoso o no è questione soggettiva) inarrestabile che ha fatto solo due vittime: il Bingo, che nel nostro Paese non ha mai sfondato e che ha bruciato già seimila posti di lavoro negli ultimi tre anni e i casinò tradizionali, messi in ginocchio dall´azzardo online. Le quattro storiche case da gioco italiane hanno fatturato tra gennaio e agosto 2009 solo 313 milioni, il 7% in meno di un anno prima. Cifra che le slot machine tricolori, per dare un´idea, ingoiano in meno di cinque giorni.
Il business della dea bendata, qualsiasi sia il gioco in questione, ha comunque sempre un vincitore sicuro: il fisco italiano. Il finanziamento della ricostruzione post-terremoto dell´Abruzzo, affidato in buona parte ai soldi incassati dallo Stato con i giochi e le scommesse, è solo la punta dell´iceberg. Il boom di questo mercato ha consentito negli ultimi anni di tappare i buchi di più di una manovra finanziaria. Nel 2008 le entrate tributarie garantite dal settore sono state di 7,7 miliardi, ben più di quanto si spera di recuperare ora (una tantum) con un provvedimento discusso come lo scudo fiscale.
Una cifra più che raddoppiata dal 2003 e destinata a gonfiarsi ancora nei prossimi anni, malgrado le aliquote - soprattutto dal punto di vista di chi paga tasse da lavoro dipendente - siano a valori da saldo: gli incassi delle slot machine sono tassati al 12%, meno delle rendite di capitale, il Gratta e vinci al 19,7%. Il Tesoro preleva il 49,5% del montepremi del Supernalotto e il 4,46% di quello delle scommesse ippiche, oggi in forte crisi.
Incoraggiare scommesse e giochi per far cassa, naturalmente, ha i suoi lati negativi. Nomisma, ad esempio, ha appena presentato uno studio che mette in guardia dalla diffusione del fenomeno anche tra i giovani «più vulnerabili perché più propensi a cercare emozioni forti», come spiega Paolo Bono, l´autore della ricerca. «La nostra indagine ha dimostrato che la propensione a spendere per il gioco tra i 16-19enni è molto più alta (il 68%) rispetto a quella del resto della popolazione - dice -. Buona parte di loro, almeno per ora, ha un rapporto equilibrato con questo fenomeno, ma i dati suggeriscono di fare attenzione e di non abbassare la guardia».
Un altro lato oscuro è quello delle slot machine clandestine, diventate uno dei canali privilegiati per lavare i soldi sporchi della criminalità organizzata, come hanno dimostrato le inchieste giornalistiche di Marco Menduni e Ferruccio Sansa.
Che il business dei giochi faccia gola del resto, viste le cifre in ballo, non è un mistero. La Guardia di finanza di Roma ha sequestrato due giorni fa oltre 600 mila tagliandi di Gratta e vinci. Tutti falsi, pronti a essere messi sul mercato con un danno potenziale per l´erario di due milioni di euro. Un segno dei tempi. Una volta, nelle stamperie clandestine, Totò e i suoi colleghi falsari producevano solo banconote e denaro contante...