Francesco Merlo, la Repubblica 2/10/2009, 2 ottobre 2009
ROMA, SE IL BULLO E’ IL CONSIGLIERE COMUNALE
Una sorta di carnevale postmoderno è andato in scena a Roma, una sgangherata parodia del vecchio caro voto di scambio di una volta, l´allegra degradazione del rimpianto «lei non sa chi sono io». la storia, apparentemente minore, di un cittadino, Marcello Mancini, che non riesce a far spostare il cassonetto che ingombra il marciapiedi davanti al suo negozio.
Un cittadino, Marcello Mancini, chiede aiuto a Patrizio Bianconi per far spostare un cassonetto davanti al suo negozio
I grandi maestri del voto di scambio, da Lauro a Gaspari a Gava, erano più accorti nel ricattare gli elettori. Oggi si sono persi i limiti
E per far spostare il cassonetto chiede aiuto al consigliere comunale Patrizio Bianconi che conosce da quando i due erano bambini. Insomma, sono amici di famiglia.
Ma Bianconi sa che Mancini non lo ha votato e non ha votato neppure per Berlusconi. E dunque, come in una commedia di Sordi, dimentica la familiarità e gli dà del lei per avvertirlo che solo un voto riparatore potrà restaurare la vecchia amicizia: «Ma le pare che io mi occupo di monnezza? Io faccio politica. Non sono mica il suo servetto!». Poi il consigliere ci ripensa, lo obbliga a fare una domanda scritta, a trasformare la richiesta in una complicata procedura, e infine gli propone di firmare, per sé e per la famiglia, l´impegno «a votare nel 2013 il sottoscritto on. Patrizio Bianconi al Comune di Roma e il dir. Andrea Zaerisi al Municipio XIX». E lo chiama «un patto di sangue» imitando il rito della «punciuta».
Ecco, dunque, una di quelle piccole vicende che racchiudono un´epoca. Qui ci sono dettagli - «sarebbe svilente se un On. si dovesse occupare di cassonetti», «lei ha manifestato antipatia nei confronti di Berlusconi!» - che stanno fuori campo ma permettono di risalire alla totalità del campo. A cominciare dall´arrogante sparata che la politica non è il governo della monnezza. C´è è vero lo scatto malandrino, il grugno di un mammalucco di periferia che si crede «er fusto der pretorio». Ma questa incredibile citrulleria rimanda anche al dramma italiano della monnezza che è un settore ambito della politica solo quando permette di collocare persone, di alimentare traffici oscuri, di prender tangenti, di accendere fuochi plebei. E viene invece considerata sporcizia da evitare, deiezione urbana e rifiuto del quale non occuparsi se non c´è da farci alcun tipo di cresta.
Cos´è dunque la politica per gli amministratori locali alla Bianconi? Fare le glosse a Machiavelli? Partecipare ai dibattiti internazionali sulla crisi dell´impero americano? Straparlare su democrazia e libertà? In realtà Bianconi sa bene di essere stato eletto per spostare i cassonetti, asfaltare le strade, derattizzare le scuole, controllare i colori dei semafori e l´acqua delle fontanelle... però convinto che ci siano cassonetti del Pdl e cassonetti del Pd. E non gli importa che tutti i romani producono monnezza, anche gli astensionisti, e che tutti hanno bisogno di stare vicini e al tempo stesso lontani dal cassonetto.
Adesso giustamente il sindaco Alemanno pretende che Bianconi chieda scusa. Ma secondo noi l´idea che il cassonetto debba impuzzare le case e i negozi degli avversari politici, l´idea che la monnezza debba essere attaccata dove vuole il padrone, è a metà tra la goliardia e la delinquenza. Insomma a far puzza qui non è il cassonetto, ma Bianconi: puzza di delitto.
Tanto più che gli studiosi di diritto penale considerano il voto di scambio come una pratica antidemocratica e mafiosa. Rispetto al passato, rispetto al «ti do una scarpa adesso e una scarpa dopo il voto», Bianconi aggiunge la spudoratezza dello scritto, la faccia tosta del documento, una sfrontatezza da impunito. I grandi maestri del voto di scambio, da Lauro a Gaspari a Gava, erano ben più accorti nel ricattare gli elettori. Bianconi non ha prudenza perché ci mette livore. Non gli basta premiare chi lo vota, vuole punire chi non lo vota. E crede di avere ragione, è accecato dalla collera. un bullo, certo. Ma è anche il protagonista di una piccola Italia sempre più scandalosamente sorprendente, da lasciare a bocca aperta - per l´invidia - persino i casalesi. Sembra letteratura. come se fosse uscito dal «Giorno della civetta». Insomma un personaggio di Saviano. Perché di una, cento, mille Gomorra è ormai fatta l´Italia politica.