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 2009  ottobre 02 Venerdì calendario

LE FOLLIE DELLE ARCHISTAR? QUESTIONE DI SESSO


Ma le donne sono tutte dementi? O è l’uomo di genio che le attira dementi? O ancora: non sono forse le totali dementi le migliori a letto? Una ballerina con manie esoteriche, una morfinomane fuori di testa, esempi di donne amate da Frank Lloyd Wright, il maestro dell’architettura ”organica”, la casa nella cascata, la casa nella natura, la casa-prateria, le mura come difesa dall’esterno. E una demente nel letto.

Wright: forse l’ultima archistar raccontata nel momento in cui l’architettura cambia per diventare quella di adesso. «Pochi incarichi, clienti pavidi e la profonda ignoranza dei suoi connazionali di fronte ai fauvisti, ai futuristi, ai dadaisti, e ai cubisti... Duchamp Braque e Picasso e peggio ancora il cosiddetto Stile Internazionale di Le Corbusier, Gropius, Meyer e Mies, movimenti nati per farlo sentire antiquato e accerchiato».

L’idea di T.C. Boyle, quella di raccontare la vita e l’opera di una archistar attraverso le sue donne (in Le Donne, Feltrinelli, pp. 448, euro 20, ora in libreria), ci apre all’interpretazione degli spazi e delle loro abitabilità, delle accoglienze, delle aperture, degli anfratti più o meno dilatati e pulsanti. Com’è a letto Gae Aulenti? Li preferisce giovani o vecchi? fedele oppure no? Domande più che legittime dopo la lettura di questo capolavoro.

Il libro è strepitoso: oltre alla scrittura magnifica di Boyle siamo di fronte a una narrazione che si eleva di miliardi di chilometri sopra il gossip, andando a scandagliare luoghi remoti della mente: lutti, tragedie, improvvisi odori primaverili, arabe fenicie, eros e morte, la vitalità di un ”costruttore”. Se (per alcuni giustamente, per altri meno) è adesso à la page giudicare le azioni di un uomo politico attraverso la vivisezione della sua intimità, dopo la lettura di Le donne ci si rende conto che più che legittimo sarebbe farlo nei confronti di chi progetta le città, i musei, i palazzi istituzionali, o persino il nostro garage.

Frank Ghery, ad esempio, progettò lo Stata Center, lo spazio entro cui si svolgono le ricerche più delicate del M.I.T., ignorando del tutto il fatto che lì dentro i ricercatori dovevano anche concentrarsi: una magnifica discoteca nella quale è impossibile isolarsi (probabilmente in nome di una intercorrelazione delle menti di stampo tecno-buddista che dimentica come le idee migliori, spesso, vengono quando si manda il resto del mondo a quel paese).

Probabilmente aveva una propensione per le orge: d’altronde Frank studia a Parigi e si trasferisce a Santa Monica nella California degli anni Sessanta, hippies e amore libero. Ci sono altissime possibilità che lo Stata Center sia ispirato a un’orgia a base di screwdriver e spinelloni. Per l’uso dell’ LSD basta guardare una qualsiasi di quelle facciate di palazzi e ditemi se non sembrano prese a calci dall’omino gigante della Michelin.

Che posizione preferisce Massimiliano Fuksas a letto? Secondo quanto riporta Franco La Cecla in Contro l’architettura (Bollati Boringhieri), egli non volle prevedere delle (eppure richieste) porte scorrevoli progettando il padiglione di Porta Palazzo a Torino. C’è un motivo sessuoso dietro questa idiosincrasia nei confronti delle porte scorrevoli?

E perché Jean Nouvel ha progettato la Torre Agbar a Barcellona facendola a forma di supposta (dicono alcuni, anche se per le dimensioni a me sembra un dildo, mai vista una supposta così gigante, mentre per i dildo immani conosco un paio di negozietti dove potete procurarveli). Ma soprattutto: Daniel Libeskind, c’è l’ha davvero così stortignaccolo come suggerirebbe la torre proposta per la Fiera di Milano? Sono domande da porci (secondo la lezione di Achille Campanile).

Kenzo Tange fu chiamato a progettare Librino, a Catania, non un grattacielo, non un museo, non una villetta, ma un’intera città satellite destinata ad accogliere 60 mila abitanti. I problemi sorsero quando, si legge su Wikipedia, «ci si accorse in ritardo del forte inquinamento acustico dovuto all’andirivieni degli aerei che atterravano e decollavano nel prospiciente aeroporto di Catania-Fontanarossa (...) e che l’altezza di alcune torri non era compatibile con il corridoio di discesa di sicurezza degli aereomobili». Cosa stava facendo Tange mentre gli passavano gli aerei sulla capoccia? Pratica qualche tecnica sessuosa giapponese che prevede l’uso delle orecchie?

Oggi il quartiere è famoso per il ”palazzo di cemento”, sempre secondo Wikipedia: «Vero e proprio covo della criminalità organizzata del quartiere, nonché centro dei principali atti criminosi (spaccio di droga, omicidi, traffico illegale di armi, ricettazione)». Anche se dare proprio tutta la colpa agli aerei, sembra un tantino ”siciliana” come scusa.

Procuratevi l’intervista-documentario a Ghery Creatore di sogni, di Sidney Pollack, nel momento in cui l’archistar entra nello studio, appallottola un foglio di carta, lo guarda con interesse come pensando a chissà quale incredibile struttura, lo butta su un tavolo e dice agli assistenti: «Voglio questo». E poi ditemi se non sembra che sia semplicemente restato senza carta igienica.