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 2009  ottobre 02 Venerdì calendario

L’UOMO CHE SUSSURRA AI SERPRENTI A SONAGLI


«L’ho immobilizzato con un gancio di ferro, poi l’ho preso con le mani»

L’ho immobilizzato con un gancio di metallo e poi l’ho preso con le mani». Sembra che stia raccontando di un gatto randagio sfamato a latte e biscotti, invece il protagonista della storia è un serpente a sonagli, quello che per un paio di giorni ha terrorizzato i frequentatori di un parco di Roma. Per Carlo, e per il suo inconfondibile accento milanese, è il racconto di una cattura normale. Perché Carlo Guidi, direttore dei rettilari di Perugia e Lisbona e consulente del ministero dell’Ambiente, da quarant’anni fa proprio questo di mestiere: il cacciatore di serpenti.
I rettili sono il suo anti-stress preferito. Così, quando si vuole rilassare davvero, gli basta farsi un giro tra le vasche, guardare le torsioni dei corpi, le danze sinuose nel silenzio. I serpenti, dice, gli hanno insegnato a mantenere la calma. Un’imperturbabilità che non lo ha abbandonato nemmeno quando, alla casa dei rettili dello Zoo di Lisbona, un alligatore di centocinquanta chili gli ha stretto una mano tra le fauci e per un quarto d’ora buono è rimasto così, immobile e indifferente. Lui, che di rettili e anfibi riconosce perfino l’indole, ha deciso in un attimo e con l’unica mano libera ha esercitato una pressione sui bulbi oculari per rallentare il battito cardiaco. Lo ha poi liberato un collega, che con un arnese ha disserrato le mascelle dell’alligatore.
«Sono stato fortunato», sorride. Ma non c’è dubbio che sia nato sotto una buona stella, Guidi, morso da un piccolo crotalo appena nato, che gli ha inoculato solo una piccola dose del suo veleno mortale. Se l’era cavata, allora, con un edema e una settimana d’ospedale. E’ andata bene anche quando un esemplare adulto di vipera della Palestina lo ha attaccato e il morso non è andato a segno che in parte, al punto che un solo dente è affondato nella carne. Un’altra settimana di ospedale e poi di nuovo al lavoro, tra i suoi amici di sempre, quelli che, nonostante tutto, a dispetto dei morsi e degli assalti, non tradiscono.
«Sono prevedibili, i serpenti», racconta. Della sua esperienza, parla con tranquillità. senza ostentazioni. «I serpenti attaccano o per predare o per difendersi», spiega. Poi aggiunge: « l’uomo l’animale più imprevedibile, il più sfuggente». Guidi condivide la sua passione con la moglie, che, come lui, non ha un briciolo di paura. I figli, no. Nessuno che voglia seguire le orme di questo papà speciale, di professione erpetologo, che a dirlo a scuola, il nome del suo mestiere, bisogna ripeterlo almeno un paio di volte.
Figlio di un ingegnere delle Ferrovie di Bologna, Guidi nel continente nero ci è arrivato negli anni Settanta, prima della convenzione di Washington sul commercio delle specie animali minacciate di estinzione. Cinque anni di caccia, fino al ”75, risalendo il cuore dell’Africa, tra le tribù dei berberi del Medio Atlante. Poi la decisione di cambiar vita, mollare tutto e trasferirsi in Brasile e lì, in quella terra straniera, metter su una piantagione di cacao. A convincerlo a rientrare in Italia è stato il padre, mentre è stata la sua buona sorte, ancora una volta, a volere che lungo la strada del ritorno attraversasse Lisbona, la città di Pessoa, dalla quale, oggi, va e viene al ritmo di un paio di volte al mese. Poi l’incarico di curatore, tra alligatori, sauri e serpenti, al rettilario della «Città della domenica», il grande parco tematico dell’Umbria. Qui, nei due piani adibiti a rettilario, mille metri quadrati di superficie, si sviluppa l’unico centro d’accoglienza italiano per rettili pericolosi. Che, in questa riproduzione in scala degli habitat naturali, dove non manca nemmeno la pioggia artificiale, possono accoppiarsi e riprodursi.
I risultati più sorprendenti, Guidi e il suo staff, li hanno raggiunti con le riproduzioni di un’iguana rarissima, la Cyclura cornuta, e del boa del Madagascar, un serpente che raggiunge quattro metri di lunghezza. Un piccolo capolavoro, il rettilario di Perugia, che tra sequestri e confische ospita circa duecento rettili, di cui quindici coccodrilli.
Da ieri, con il suo primo pasto a base di topi, pesci e uccelli, è entrato a far parte degli esemplari perugini anche il serpente a sonagli catturato a Roma. Un ospite inatteso che è andato ad aggravare una situazione di serio sovraffollamento. «Il rettilario sta scoppiando», avverte Guidi. Che però, nonostante i suoi sessantatré anni di età, al sogno di un secondo rettilario non rinuncia. Avrebbe già trovato il posto adatto, tra i boschi del monte Peglia, in un ex allevamento di selvaggina di proprietà della Forestale.
Si potrebbe fare con poco, il rettilario bis. Basterebbe, assicura, costruire delle vasche e riadattare gli spazi esistenti. Ché, lui ne è convinto, iguane, coccodrilli e serpenti, nelle foreste della terra etrusca, a un passo da Orvieto, starebbero una meraviglia.