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 2009  ottobre 02 Venerdì calendario

La guerriglia afghana usa armi italiane importate ai tempi dell’occupazione sovietica. Secondo il direttore dell’intelligence nazionale statunitense (Odni) Dennis Blair, i taliban combattono contro le forze della Nato in Afghanistan grazie agli aiuti militari provenienti dall’Iran

La guerriglia afghana usa armi italiane importate ai tempi dell’occupazione sovietica. Secondo il direttore dell’intelligence nazionale statunitense (Odni) Dennis Blair, i taliban combattono contro le forze della Nato in Afghanistan grazie agli aiuti militari provenienti dall’Iran. Una dichiarazione che confermerebbe le accuse ufficiali lanciate dei vertici statunitensi contro Teheran. [...] Anche alcuni comandanti taliban hanno attribuito al sostegno iraniano il merito del successo ottenuto nelle loro operazioni contro le forze della coalizione”. [...] Tuttavia secondo la Jieddo (Joint improvised explosive device defeat organization), l’agenzia del Pentagono che studia le risposte agli attacchi con esplosivi sulle strade in Iraq e in Afghanistan, il pericolo maggiore per i veicoli della Nato non deriva dalle nuove tecnologie provenienti dall’Iran, ma da mine fabbricate in Italia che risalgono agli aiuti militari forniti dalla Cia al jihad antisovietico negli anni ottanta. La Jeddo sostiene che le mine anticarro Tc-6 di fabbricazione italiana sono ”molto diffuse” nelle zone del paese controllate dai taliban e sono state modiicate per rendere più micidiali gli attacchi sferrati con ordigni improvvisati. Le mine Tc-6 vengono ”collegate in gruppi di due o tre in modo che la carica esplosiva sia abbastanza potente da danneggiare i veicoli della coalizione. Sono una grave minaccia per le forze presenti in Afghanistan”. L’uso di due o tre mine anticarro per produrre un’unica bomba più potente spiegherebbe l’alto numero di morti provocati dagli attacchi taliban. Un’ulteriore prova del fatto che i taliban stanno attingendo a piene mani alle Tc-6 per colpire le forze Nato è l’immagine di un deposito di esplosivi dei taliban situato nella provincia di Helmand. La foto è stata diffusa da Al Jazeera il 1 maggio 2007. Nell’immagine, ripresa dal cameraman che accompagnava il corrispondente James Bays, si vedono due membri dell’insurrezione che costruiscono una bomba con una mina anticarro chiaramente identificabile come una Tc-6 italiana. Gli insorti hanno raccontato al cameraman che gli esplosivi conservati nel deposito sarebbero stati convertiti in ”bombe anticarro”. Le forze armate canadesi di stanza nella provincia di Kandahar sono state particolarmente colpite dalle mine anticarro dei taliban. Stando all’elenco delle vittime pubblicato sul sito dell’esercito, 57 degli 81 soldati canadesi morti in Afghanistan dall’inizio del 2007 sono stati uccisi da bombe collocate sul ciglio della strada e da mine anticarro. Secondo il capitano Dean Menard, portavoce delle truppe canadesi a Kandahar, alcuni ordigni usati dai taliban contro i carri armati canadesi ”sono decisamente riconducibili all’epoca dell’occupazione sovietica”, quando gli Stati Uniti fornivano mine alla resistenza attraverso il Pakistan. Secondo Menard gli insorti recuperano le bombe anticarro nei campi minati rimasti dopo l’occupazione sovietica o se le procurano su un ”vasto mercato nero”. Tra il 2007 e il 2008 le forze armate e la polizia afgana hanno scoperto nella provincia di Herat, al confine con l’Iran, due depositi di armi. Secondo alcuni ufficiali afgani, le mine contenute nei depositi provenivano dall’Iran. Ma in una foto pubblicata dall’Associazione rivoluzionaria delle donne dell’Afghanistan si vedono chiaramente nove Tc-6 italiane e qualcosa di simile al coperchio di una mina terrestre statunitense M-19, un tipo di ordigno diffuso in Afghanistan negli ultimi vent’anni. In un’altra immagine, pubblicata dall’Afp, si distinguono nel deposito di Herat alcune mine italiane del tipo C-6 e una serie di mine anticarro molto simili alle M-19 fabbricate negli Stati Uniti. Nell’immagine un poliziotto afgano indica un marchio impresso su una mina che rivelerebbe l’origine iraniana. Secondo Mines and mine clearance del 2005-2006, il rapporto del Jane’s information group sulle mine e gli esplosive esistenti nel mondo, l’Iran ha effettivamente prodotto una copia della mina M-19. Inoltre, uno studio del 2009 del Centre for analysis of strategies and technologies di Mosca dimostra che tra gli aiuti bellici arrivati dall’Iran alle forze dell’Alleanza del nord nel 1999 c’erano anche mine anticarro.