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 2009  ottobre 02 Venerdì calendario

Scudo, l’Italia schiva i rilievi dell’Ue - Lo scudo passa il vaglio del Quirinale ma finisce sotto la lente della Commissione Europea

Scudo, l’Italia schiva i rilievi dell’Ue - Lo scudo passa il vaglio del Quirinale ma finisce sotto la lente della Commissione Europea. Bruxelles ha infatti formalmente avviato contatti con il governo italiano per approfondire le norme sulla sanatoria fiscale così come sono state modificate dal Senato. Nel mirino degli uffici del commissario europeo al Mercato interno, Charlie McCreevy, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la parte dello scudo ter che riguarda la sanatoria fiscale sull’Iva. La direzione generale Tassazione e Mercato interno vuole capire in che modo il decreto che dovrebbe ricevere il sì definitivo della Camera questa mattina tiene conto del fatto che in materia di imposizione sul valore aggiunto esiste una precisa normativa comunitaria. Gli uffici della Camera, d’intesa con quelli del ministero dell’Economia, dopo aver rassicurato gli emissari di Bruxelles su materie quali lo scambio d’informazioni e il credito d’imposta, stanno preparando un dossier che chiarisce il senso della normativa e che mette al sicuro l’Italia da eventuali rimbrotti o peggio procedure d’infrazione per violazione del Trattato. «I dubbi della Commissione europea non ci preoccupano», riferisce un’autorevole fonte ministeriale «perché la Camera sta approvando un provvedimento che non è direttamente mirato al condono fiscale dell’Iva ma coinvolge questa tipologia di imposta nella più generale fattispecie dei reati societari che vengono sanati con lo scudo. Nessuna violazione delle norme potrà essere contestata da Bruxelles». Via libera di Napolitano, ancora bagarre alla Camera. Se il governo è tranquillo sul rispetto delle norme europee, tra oggi e domani dovrebbe arrivare anche il via libera del Colle al testo del provvedimento correttivo. Come raccontato proprio da questo giornale, gli uffici del Quirinale hanno monitorato con grande attenzione l’evolversi dei vari emendamenti al Senato che in una prima versione sospendevano di fatto, grazie allo scudo, anche i procedimenti fiscali e penali in corso: una misura che sarebbe andata contro le indicazioni del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che proprio per salvaguardare questo aspetto aveva nell’agosto scorso indotto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, a rivedere con un apposito decreto correttivo la prima versione della sanatoria. Superato questo aspetto, secondo alcuni osservatori, non dovrebbero esserci ulteriori problemi, nonostante parte dell’opposizione, in primo luogo l’Italia dei Valori, stia chiedendo a gran voce al Capo dello Stato di non promulgare la legge in quanto si tratterebbe di una malcelata amnistia. Meno duro ma altrettanto critico il giudizio del Partito Democratico. «Chi guadagna con lo scudo? I furbi e i molto ricchi, un certo numero di criminali, il sistema bancario che guadagnerà con commissioni e gestione dei fondi», ha detto ieri Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd. Per il premier Berlusconi, invece, dall’operazione di rientro dei capitali lo Stato ricaverà molti miliardi «sacrosanti, santi» che consentiranno di «dare una mano a chi ha bisogno» e «per tutte le spese a favore di università e sanità» finora bloccate per i vincoli di bilancio. Ma sulle nuove risorse sembrano aver messo gli occhi anche gli industriali che, attraverso la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, hanno chiesto al governo di rimettere in agenda la riduzione delle imposte per le imprese come fatto in Francia e in Germania. Secondo stime dell’Agenzia delle entrate il rimpatrio interessa un bacino potenziale di 300 miliardi di euro. Il vicepresidente della Camera ed esponente del Pdl Maurizio Lupi ha detto che il governo si aspetta di raccogliere fra i 4 e i 5 miliardi dal provvedimento. Ma il ministro dell’Economia Tremonti ha sempre smentito qualsiasi stima dicendo che a bilancio «è iscritto 1 euro di entrate». L’aliquota richiesta per la regolarizzazione è del 5% e il suo pagamento libera da eventuali responsabilità penali tributarie e societarie a patto che non ci siano procedimenti in corso.