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 2009  ottobre 02 Venerdì calendario

UNO STIPENDIO IN CAMBIO DI UN EURO


 il più variopinto e fosco circo che l’Italia potesse affollare mentre fatica a sopravvivere. Una raffica quotidiana di combinazioni di numeri in sorteggio da rinnovare ogni ora, se in quell’ora non hai vinto significa che hai perso e devi ricominciare, quasi come l’incalzante pressione delle cartelle del poco fortunato Bingo: brandelli di stipendio, porzioni di pensione in cambio del sogno di un’ora di un vitalizio di 4 mila euro al mese per vent’anni, magari da sfruttare finché c’è salute e da lasciare in eredità dopo l’alba sfortunata che prima o poi spegnerà tutto.
Ha alzato le tende a mezzogiorno di martedì il circo WinforLife! di Sisal. E ieri, terzo giorno di spettacolo, siamo andati di ricevitoria in ricevitoria come per i treni dei pendolari suonerebbe di stazione in stazione. Questo è il film di un’Italia d’ogni ceto e cultura, «trasversale» si usa dire, alla quale WindforLife! - «spensierati e sistemati» è lo slogan - offre l’opportunità di un futuro se non da nuovo ricco russo, da persona rasserenata e con le spalle coperte.
Pausa pranzo

Ore 13, centro di Torino, cento metri dalla elegante e seriosa piazza San Carlo. Di là dalla via la sezione dei Vigili Urbani, cambio turno, auto e moto e divise che si lasciano e iniziano il lavoro. Di qua dalla via due vetrine d’angolo e la fatica di entrare. E’ la pausa pranzo degli uffici, impiegati e funzionari, commesse e un gestore di boutique, giacche blu e pantaloni grigi, cravatte a tono. Non hanno mai avuto qui un affollamento simile, così concentrato, nemmeno quando il jackpot del Superenalotto era impazzito. Si passano monete da due euro e foglietti compilati con i numeri sopra la schiena di quelli nel mezzo. Si tarda perché siamo agli inizi e non tutto è chiaro, si chiedono spiegazioni, ci si volta e ci si fanno dare altri due euro. Compaiono due giubbe blu che erano alla ricevitoria all’altro angolo, ma lì avevano 10 e lotto e non la novità.
Questo è il mondo degli uffici. All’epoca della ricerca dell’oro in America, degli investimenti nel mondo, della corsa a ritirare nei paesi avanzati, sarebbe stata una «febbre», ora sembra una sindrome compulsiva. «Sorteggiano fra un’ora, ma si può giocare fino alle 20, che faccio?». Non si può lasciare l’ufficio ogni ora. «Abbonamento per ogni sorteggio: considerato che è l’una, sono sette euro fino a sera per ogni giocata minima, oppure quattordici se vuoi spalmare la scelta su un numero maggiore di possibilità». Si passano i soldi.
I gestori sono stupiti, contenti e pure stanchi. Adriano Bellero, bar e ricevitoria nella zona di Porta Susa, seconda stazione della città, tra viandanti, fermate di autobus, uffici, residenti, non lo considera un tornado o una tempesta: «E’ il vento forte della curiosità, ma pure di altri elementi psicologici». Per esempio? «Davvero lei saprebbe gestire d’improvviso, a parte la grande gioia, i 147 milioni di euro del Superenalotto? Pensi che tranquillità: spendo uno o due euro per volta, se va bene non mi rincorrono giornalisti, sequestratori, banditi, parenti serpenti. E tutti i mesi ho i miei quattromila euro. Questo gioca molto». Ma spendo due euro per la sorte che si decide in un’ora. Al tavolino del suo bar stanno compilando con minuzia e dicono: «Certo, se pensi che sia la svolta, non ti fermi più, e in nome del ”tanto è un euro” lasci giù tutto. Io ci provo come un gioco».
Le critiche

Gli stessi gestori prevedono che il gioco prenda la mano. Uno, lapidario, commenta: «Non mi faccia parlare contro me stesso e lo Stato. Questa è una tantum da pagare tredici volte al giorno, una per sorteggio, finché non vinci». E, promesso che il fotografo non scatta immagini: «L’Italia ormai è un casinò e io sono un croupier. Non mi pare che i casinò abbiano mai perso».
Cambiano giochi. Per ora chi fa le spese è il «gratta e vinci». Ma anche Superenalotto cede qualche fedele. Antonio Marotta, bar e ricevitoria nel viale che sfocia negli stabilimenti di Fiat Mirafiori la butta in psicologia figlia di esperienza: «Ricorda i 147 milioni di euro? Dopo vinti ho visto clienti abituali che non giocavano più. Non te ne frega niente di vincerne 40? Sa cosa rispondevano? Aspettiamo che sia più alto. Capisce? Di fronte a una vincita record il resto ”è poco”, non ci si spreca per 40 milioni di euro anche se non se ne è mai visto uno solo tutto intero. Questa è l’emotività, è questo il mondo del gioco. E adesso puoi tentare ogni ora, con un solo euro, di farti un vitalizio che, mal che vada, non va perso».
Ognuno per sé

Ed è sul vitalizio che arrancano le fasce più misere. Nell’area a mezzo tra i residenziale il commerciale che sta dove Torino finisce tra caserma dei Vigili del Fuoco, parco della Pellerina, direttrici per le autostrade verso la montagna o i monti delle passate Olimpiadi invernali, vedono i due filoni: i giocatori abituali e «ritmati» che spostano «un bilancio stabilito» e gli «affannati della speranza di tipo nuovo». Dicono che «è finito il gioco di gruppo: che te ne fai di una rendita di 100 euro ciascuno?
Sul tavolo vicino alla stazione è rimasta una borsa di plastica rosa trasparente con fogli stampati su carta intestata. In centro un personal computer nella custodia nera. C’è che esce e grida: « vostro?». Appoggiare, fare la puntata, uscire in tempo per l’ufficio. Febbre? Compulsività? Novità? La gentile signora che scorda sul tavolino accanto alla ricevitoria i cinque euro con cui voleva fare una ricarica al telefono, avvertita, torna indietro, rimane incerta, aspetta i risultati del sorteggio delle 17 e dei cinque euro quattro li rigioca per il sorteggio delle 18: «Sono spiccioli. Mai giocherei grandi cifre». Ne aveva già spesi otto. La colla ha attecchito.
Marotta ricorda un signore che vinse diecimila euro con il Gratta e Vinci: «Lo facemmo sedere, gli portammo acqua, chiamammo un medico». E’ storia del passato». Un ragazzo di ventitré anni, disoccupato dopo due anni da meccanico, dignitoso e pacato paga due euro: caffè e giocata. E china la testa di lato: «Repubblica fondata sul lavoro». La sposta dall’altra parte: «Casinò fondato sul gioco».