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 2009  settembre 14 Lunedì calendario

IL SUD TRAINA LE PENSIONI DI ANZIANITA’


La spesa delle pensioni targate Inps corre, e cambia residenza spostandosi verso Sud. Tra ’98 e 2008 le uscite per gli assegni di anzianità, vecchiaia e reversibilità sono cresciute del 65%, e volano oggi sopra i 132 miliardi all’anno; i motori dell’impennata si concentrano sotto Roma, dove negli ultimi anni sono arrivate al riposo le carriere nate dall’industrializzazione e dai tanti interventi per l’occupazione meridionale avviati negli anni 70. Molto più tranquille le dinamiche al Nord, dove si affacciano anche due province (Trieste e Vercelli) che in netta controtendenza con la demografia "normale" contano oggi meno pensionati rispetto a 10 anni fa.
La trazione meridionale spiega molti dei fenomeni che emergono spulciando le banche dati aggiornate dell’Inps. Negli ultimi 10 anni, per esempio, il numero degli assegni staccati ogni mese è aumentato del 13,6% (sono 12,8 milioni, che insieme agli 1,8 milioni di pensioni di invalidità e ai 2,6 di pensionati Indpap formano la platea dei 17,2 milioni di pensionati italiani), ma a tirare la volata sono solo le pensioni di anzianità. La loro corsa, certo, è stata veloce anche al Nord, dove tassi di crescita decennale tra il 60 e il 100% si spiegano con l’addio agli uffici da parte della generazione del baby boom e dell’industrializzazione massiccia. Ma in provincia di Catanzaro, per esempio, le anzianità sono oggi il 370% in più di 10 anni fa, a Vibo Valentia sono aumentate del 270% e da Cosenza ad Avellino, da Crotone a Caserta i ritmi da record sono una costante. Divisa in due anche l’Italia delle pensioni di vecchiaia, dove il pareggio registrato a livello nazionale (oggi ci sono 5,1 milioni di assegni, l’1,1% in più del 1998) è figlio di due evoluzioni opposte: con le province settentrionali che si affollano sotto il segno meno, mentre quelle del Sud registrano un aumento anche in questo ambito fino ai casi limite di Oristano (+54,5% rispetto al 1998) o Lecce (+46,8%).
Le strade opposte imboccate nell’evoluzione della previdenza si spiegano, prima di tutto, con il fatto che il mercato del lavoro in Lombardia o in Piemonte è sempre stato più maturo, e quindi non ha vissuto negli ultimi decenni scossoni eccessivi nella struttura degli occupati. Un po’ di emigrazione di ritorno, poi, ha senza dubbio portato a riscuotere al Sud pensioni maturate nell’ex triangolo industriale. Ma la fotografia dettagliata delle pensioni meridionali fa emergere anche altri fenomeni. Le pensioni agricole, per esempio, in Campania, Puglia e Calabria pesano anche il 30-40% in più rispetto a quel che si verifica nelle regioni settentrionali, e al loro interno ospitano il fenomeno diffuso della disoccupazione agricola coperta dalla sola contribuzione figurativa. Si tratta, nei fatti, di un intervento assistenziale che ha assicurato un reddito a centinaia di migliaia di disoccupati storici, ma crea più di un problema ai conti Inps perché ovviamente ogni assegno che non sia stato preceduto da contributi crea nuovo debito previdenziale. «In questo ambito – sottolinea Francesco Papa, direttore regionale Inps – si sono inseriti i rapporti di lavoro fittizi, creati solo sulla carta per ottenere la disoccupazione, che poi sfocia nella pensione; un fenomeno che ora stiamo contrastando»; come accaduto a Rossano Calabro (in provincia di Cosenza) dove, come raccontava il Corriere della Sera, la responsabile dell’agenzia Inps è stata costretta alla scorta dopo le pesanti minacce ricevute ad agosto proprio per aver portato alla luce una serie di falsi braccianti. Identica scoperta, negli stessi giorni, è stata fatta dalla Guardia di Finanza di Taranto, che per questa ragione ha denunciato 363 persone. Le pensioni accompagnate da contributi solo a singhiozzo tornano anche in tante storie di industrializzazione forzata del Sud, che con il loro fallimento hanno creato vuoti sanati con i versamenti figurativi che finiscono per appesantire i conti dell’Istituto.
A livello nazionale, comunque, l’aumento delle uscite per gli assegni non preoccupa per ora il governo, che dopo l’intervento di luglio sulle finestre "mobili" (che dal 2015 sposterà in avanti le uscite seguendo l’aumento delle aspettative di vita) non ha messo in cantiere altre misure. Anche la seconda variazione al preventivo 2009, appena approvata dall’Inps, ha fatto emergere un risultato netto per 5,9 miliardi, migliore delle previsioni che si basavano su tassi di pensionamento più alti di quelli reali. Nelle tabelle statistiche, poi, emergono anche altre buone notizie per i conti Inps, spesso trascurate dalle proiezioni sulla sostenibilità previdenziale. il caso del progressivo esaurirsi delle pensioni di invalidità (che non vanno confuse con gli assegni di invalidità civile), che oggi sono 1,8 milioni, la metà rispetto a dieci anni fa, costano 12 miliardi l’anno e che sono destinate a risultare sempre più marginali perché vengono riconosciute solo in casi di patologie molto gravi.