Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 01/09/09, 1 settembre 2009
«Io e il tumore alla prostata. Sono solidale con il Cavaliere» - «A un certo punto, l’urologo che mi stava facendo l’ecografia mi ha detto: ’Caro Di Pietro, in effetti qui c’è una massa, tra la vescica e la prostata
«Io e il tumore alla prostata. Sono solidale con il Cavaliere» - «A un certo punto, l’urologo che mi stava facendo l’ecografia mi ha detto: ’Caro Di Pietro, in effetti qui c’è una massa, tra la vescica e la prostata...’». Una massa? «Sì, un tumore. Benigno, come ha poi rivelato l’esame istologico. Due mesi fa sono stato operato alla prostata. Lo so che in Italia nessuno lo dice. Ma io non mi vergogno. Anche perché ho già fatto la prova del nove....». Cioè, scusi? «Ci siamo capiti benissimo». E com’è andata, la prova del nove? «E’ riuscita». Antonio Di Pietro lo racconta con un sorriso: «Per fortuna l’ho preso in tempo. Non avvertivo nessun disturbo; ma ogni anno faccio comunque un esame completo del sangue, nel laboratorio di analisi qui vicino a Montecitorio. Stavolta mi hanno trovato il Psa alterato. Ho fatto l’ecografia. ’Bisogna toglierlo subito’ mi ha detto l’urologo. Così, una settimana dopo, mi sono operato. All’ospedale di Viterbo, con un mio amico, una persona stupenda: ogni cosa si è svolta come da regola, con pagamento e tutto; non dico il suo nome perché non so se sarebbe d’accordo. Due giorni di ricovero postoperatorio. Dieci giorni di riposo; dopo due settimane già sgambettavo meglio di prima. E poi quaranta giorni di astinenza. Se tutto è a posto, devo dire grazie a mio padre». Perché? «Perché mi ha sempre detto: ’Ricordati Tonino, che quando ti sarai fatto vecchio dovrai sempre controllare la prostata’. E ormai mi sono fatto vecchio... Anche papà ha avuto lo stesso problema. Ma non se n’è andato per quello. E’ morto a 72 anni, nell’86, cadendo dal trattore». «La verità – racconta Di Pietro – è che la prostata è ancora tabù. Collegato alla virilità. Ma non è più come una volta: adesso, se ti operi per tempo, non c’è nulla di irrimediabile, te la cavi. Il punto è che noi maschi italiani non dobbiamo avere vergogna di affrontare la questione, di parlarne, di farci visitare. Il controllo della prostata è un salvavita: oggi di tumore alla prostata muore chi ci vuol morire. Ma in troppi non lo sanno. Per le donne è diverso: si è diffusa la cultura della prevenzione; il ”gentil sesso’ (Di Pietro dice proprio così) sa che deve farsi controllare seno, ovaie, utero. Noi siamo più indietro. Il 50-60% dei maschi con il tempo sviluppa una cosa come la mia: l’importante è intervenire al momento giusto. Ne parlo tranquillamente non per esibizionismo, ma perché mi piacerebbe dare l’esempio, fare un invito ad affidarsi alla diagnosi precoce». C’ha pensato, Di Pietro? Proprio lei, lo stesso male di Berlusconi. «Non credo sia esattamente la stessa cosa. Io non so cos’abbia avuto Berlusconi. C’è chi dice che abbia avuto un cancro alla prostata, c’è chi dice di no». Lui stesso ha raccontato la sua malattia. «Sì, e sulla malattia non si scherza.Se l’ha avuto, è stato bravo a uscirne fuori completamente. Mi congratulo con lui per la sua buona sorte, per i suoi medici, e per la sua tenuta. La cattiva sorte non si augura a nessuno, la salute si augura a tutti, anche agli avversari. Anche a Berlusconi». Ad Annozero ci sarà di nuovo la D’Addario: è opportuno o controproducente? «Voglio vedere il taglio della trasmissione. Non sono interessato a un’altra puntata del Grande Fratello. Una cosa è buttarla in puttanate; un’altra cosa è trarre la morale della favola. La differenza è enorme. Conoscendo la professionalità di Santoro e dei suoi, sono convinto che prenderanno spunto dalle puttanate per ricavare la morale della favola: capire se Berlusconi ha ancora il controllo di se stesso, se è all’altezza del suo ruolo istituzionale. Molti storceranno il naso per quella che potrà apparire ancora una trasmissione sui gossip; io mi sforzerò di guardare oltre i gossip».