Sergio Luzzatto, Il Sole-24 Ore 30/9/2009;, 30 settembre 2009
DA POLANSKI A BATTISTI, LA PARIGI DI SINISTRA ASSOLVE IL MALE
Qualunque cosa si voglia pensare, in punta di diritto, dell’arresto in Svizzera di Roman Polanski, il regista franco-polacco che rischia ora l’estradizione verso gli Stati Uniti per uno stupro compiuto nel 1977, una cosa è certa: gridando allo scandalo esbraitando contro il complotto, l’intellighenzia francese offre uno spettacolo indecoroso di supponenza provinciale e di indifferenza morale.
L’ennesimo spettacolo, dopo quelli offerti a suo tempo- mutatis mutandis- intorno ai casi di Adriano Sofri o di Cesare Battisti, di Paolo Persichetti o di Marina Petrella, gli italiani che si voleva protetti dalla cosiddetta "dottrina Mitterrand".
Nel caso di Polanski, un conto è sostenere che trentadue anni sono troppi per non meritare che un reato entri in prescrizione (ammesso che possa meritare prescrizione il reato di stupro su una minorenne). Tutt’altro conto è parlare - lo ha fatto il ministro della Cultura francese in persona, Frédéric Mitterrand - di «una storia vecchia che non ha davvero senso». E giù botte di comunicati della Cinémathèque française, del Festival di Cannes, della Société des auteurs et compositeurs dramatiques: «Una roba spaventosa», «una grottesca farsa giuridica e uno scandalo culturale mostruoso »... Come negli anni in cui gli intellettuali della Rive Gauche trattavano la magistratura della Repubblica italiana alla stregua di una nuova Gestapo, così essi trattano adesso la magistratura della Svizzera e quella della California.
Con la medesima supponenza di chi sembra credere che solo nella sacrosanta République i diritti degli imputati vengano garantiti, mentre se ne fa strame di là dalle sue frontiere.
E con la medesima indifferenza per il merito dei capi di imputazione, siano questi un omicidio "politico" o uno stupro "privato". Senza un minimo di discernimento, e senza un minimo di vergogna.