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 2009  settembre 30 Mercoledì calendario

QUELLA SUPERPERIZIA E’ NULLA"


Di fronte alla perizia medico-legale depositata lunedì, che smonta il castello delle accuse contro Alberto Stasi, la parte civile non si arrende ed è pronta a dare battaglia. Il consulente Marzio Capra parla di una perizia «preconfezionata»: non hanno voluto ascoltarci, spiega, noi avevamo chiesto ulteriori incontri dopo quello del 23 luglio ma non sono stati concessi, «non c’era l’intenzione di sentire il parere della parte civile, di accettare suggerimenti prima di scrivere la relazione».
E l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, che assiste la famiglia Poggi, sottolinea che è mancata la collegialità richiesta dal giudice, lasciando intendere che alla ripresa del processo potrebbe eccepire la nullità della perizia firmata dai tre specialisti dell’università di Torino: «Noi non siamo per i formalismi ma per la sostanza tuttavia verificheremo il pieno rispetto di quanto richiesto dal giudice e, quando avremo in mano anche le altre perizie, valuteremo se farlo presente nelle sedi e nei modi dovuti».
I tre collegi peritali (quello medico legale, quello che indaga sulle scarpe e quello che si occupa delle camminate), sostiene la parte civile, «dovevano sentirsi e coordinarsi, e invece nella perizia del dottor Varetto non c’è traccia di collaborazione con il professor Balossino». E allora vien da chiedersi a che serva che quest’ultimo continui a lavorare, avendo ottenuto anche una proroga di due settimane, se i medici legali hanno già tirato le loro conclusioni sugli effetti del calpestamento di tracce ematiche secche o semi-secche, escludendo a priori «che Alberto abbia calpestato grosse pozze di sangue parzialmente fluido». Il dubbio riguarda soprattutto l’estesa macchia presente davanti alla porta delle scale. Alberto per aprirla (ha un meccanismo «a libro») deve aver sostato in quel punto. «Era secca pure quella?», si domanda la parte civile.
Intanto per oggi - ma l’arrivo del plico in Tribunale, con un corriere espresso, potrebbe slittare anche a domani - è atteso il deposito della seconda delle quattro perizie, quella chimico-sperimentale sulle scarpe, firmata dal professor Francesco Ciardelli dell’università di Pisa. Le conclusioni dovrebbero essere in linea con quelle dei medici legali per quanto riguarda la possibilità di trovare tracce di sangue sotto le suole: rimangono solo se si pesta sangue fresco, mentre se è secco aderiscono solo crosticine che potrebbero anche perdersi nel successivo utilizzo.
Una conclusione che si accompagna ad alcuni dubbi: come mai sotto le scarpe dei carabinieri e dei sanitari il sangue invece è rimasto? E come mai in tutta la casa non c’è una sola orma con il profilo «a spina di pesce» delle Lacoste di Alberto? E ancora: ammesso che le tracce trasferitesi sotto le suole dell’imputato si siano poi disperse nelle successive ore di utilizzo, perché non sono rimaste almeno sul tappetino e sui pedali della Golf con cui ha raggiunto la caserma dei carabinieri? La spiegazione potrebbe risiedere in una delle tante manchevolezze degli inquirenti: se le scarpe sono state sequestrate solo 19 ore dopo, per l’auto si è aspettato addirittura una settimana.