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 2009  settembre 30 Mercoledì calendario

MALATTIE DA CAVERNICOLI


Come sia stata generata la prima molecola di Dna, circa 4 miliardi di anni fa, non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che la straordinaria varietà delle forme di vita origina dalle modificazioni di quel Dna primordiale. Il codice genetico dei primi ominidi risale a 6-7 milioni di anni fa. Questo ha generato circa 150 mila anni fa il Dna dell’Homo Sapiens. Il nostro, quindi, non è diverso da quello dei nostri antenati.
Perché questo patrimonio è quello che è e non un po’ diverso? La risposta - spiegherò il 4 ottobre al festival di BergamoScienza - è nella logica dell’evoluzione darwiniana. Il Dna codifica per le proteine, che determinano il funzionamento dell’organismo. Il codice genetico di una specie viene selezionato perché conferisce le caratteristiche adeguate per sopravvivere e riprodursi nel proprio ambiente.
L’habitat in cui viviamo, però, è diverso da quello dei nostri antenati. E allora i nostri geni sono adeguati al «nuovo» ambiente? La domanda si pone perché l’ecosistema, così come i comportamenti e gli stili di vita, sono modificati dall’evoluzione socio-culturale ed economica in tempi troppo rapidi per consentire modificazioni adattative del Dna. In effetti il nostro Dna non è adeguato a fronteggiare alcuni aspetti del «nuovo» ambiente e l’inadeguatezza diventa malattia. Un comportamento «nuovo» determinato dall’evoluzione socio-culturale è quello delle diete ipercaloriche e della mancanza d’esercizio. Mentre la dieta dei nostri antenati era 10 volte più ricca in fibre, con un consumo di grassi molto basso, oggi una percentuale rilevante della popolazione utilizza diete ipercaloriche in assenza di moto. Così, negli Usa il 71% dei maschi e il 56% delle donne sono obesi o sovrappeso. In Italia circa 2 milioni di ragazzi tra 6 e 17 anni sono obesi o sovrappeso. Ma il Dna non è stato selezionato per fronteggiare le conseguenze metaboliche di una dieta ipercalorica. Il risultato è l’epidemia di diabete, aterosclerosi e ipertensione che conosciamo.
Anche molte forme di cancro sono la conseguenza del conflitto tra evoluzione biologica ed evoluzione socio-culturale. L’esempio più clamoroso è quello dei tumori causati dalla sigaretta. Motivazioni sociali, culturali ed economiche hanno determinato, e incentivano, il fumo, che è responsabile di 2-4 milioni di morti ogni anno nel mondo.
La nostra biologia, quindi, è in difficoltà quando deve fronteggiare condizioni e stili di vita che non esistevano quando i nostri geni sono stati selezionati. La discordanza - il «mismatch» - tra il corpo (rimasto «antico») e le condizioni della società moderna fornisce una chiave di lettura unificante delle cause remote di malattie tra le più debilitanti e diffuse. Ma non solo. La medicina basata sull’evoluzione fornisce una nuova e più profonda definizione di malattia, mostrando che è prima di tutto il risultato di un’interazione discordante tra patrimonio genetico, ambiente e stili di vita. Forse molti medici non lo sanno, ma hanno un debito di riconoscenza per Darwin. E allora perché non si prevede lo studio della medicina basata sull’evoluzione?